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Gestione del traffico: il Governo punta sui "mobility manager"

Gestione del traffico: il Governo punta sui "mobility manager"

Il livello del benessere di chi vive nelle grandi città dipende da tanti fattori.
Ma, dalle analisi svolte a livello internazionale, emerge che, sia nei paesi più sviluppati che in quelli in via di sviluppo, il momento peggiore della giornata è quello del cosiddetto “commuting”. Quando si resta bloccati nel traffico, cioè, si sente maggiormente il peso del tempo buttato.
Partendo da queste premesse, il ministro dei Trasporti, Enrico Giovannini, ha spiegato nel corso di un forum organizzato dall’Agenzia Ansa, come sia fondamentale, per aumentare nei prossimi decenni il benessere degli abitanti delle metropoli, organizzare al meglio la mobilità.
Ed è per questo che, insieme al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, Giovannini ha firmato ieri il decreto che abbassa i limiti dimensionali di enti e imprese per far scattare l’obbligo di dotarsi di un “mobility manager”.

Il mobility manager

La figura professionale del responsabile della mobilità è stata introdotta dal decreto interministeriale “Mobilità sostenibile nelle aree urbane” del 1998.
I destinatari, fino ad oggi, sono stati gli enti pubblici con più di 300 dipendenti per unità locale e le imprese con complessivi 800 dipendenti. La novità introdotta ora col nuovo decreto è la previsione del mobility manager in imprese e istituzioni con oltre 100 addetti.
«Il provvedimento – ha spiegato Giovannini – consentirà ai Comuni con oltre 50 mila abitanti di interloquire con centinaia di mobility manager e non solo con qualche decina. E questo vuol dire avere l’opportunità di ripensare i tempi della città, del movimento, delle scuole e delle persone. Non dobbiamo solo inseguire i cambiamenti, ma anche gestire questo elemento, che incide moltissimo sulla qualità di vita delle persone».

Infrastrutture e transizione ecologica

All’interno del paradigma della transizione ecologica, sempre più al centro delle politiche europee e nazionali, quella legata alle infrastrutture sostenibili è una delle principali sfide che l’Italia dovrà affrontare nei prossimi mesi. Le risorse, anche cospicue, a livello comunitario non mancano, a partire dal programma Next Generation Eu e dal Recovery Fund. Ma anche il Governo ha deciso di stanziare altri 30 miliardi dedicati al fondo complementare e altri 10 miliardi per completare l’alta velocità sulla Salerno-Reggio Calabria o sulla Brescia-Padova e 15 miliardi per il fondo di sviluppo e coesione.

 

«Vedo un futuro molto duttile – ha affermato il ministro – per le nostre città. Avremo bisogno di politiche in grado di adattarsi al cambiamento delle preferenze degli individui e delle imprese, oltre che ai nuovi sistemi di mobilità. Duttilità, però, non vuol dire impossibilità di prevedere il futuro, e dunque di programmarlo, ma capacità di reagire rapidamente. Nel futuro, le nuove tecnologie ci consentiranno di fare cambiamenti importanti, rendendo le nostre città più vivibili, più rapide nei movimenti e meglio collegate con le aree circostanti».

Il ruolo dello smartworking

Proprio in questa ultima prospettiva, una figura come il mobility manager, che si occupa specificamente della mobilità del personale, viene ad assumere così un rilievo ancor più importante.
La flessibilità lavorativa introdotta dalla pandemia, con la diffusione capillare di forme come lo smartworking, sopravvivrà anche all’auspicata piena ripartenza di settembre.


L’utilizzo del lavoro “agile” potrà offrire, come ha ammesso lo stesso Giovannini, un’opportunità di miglior integrazione tra centri e hinterland. Occorre però una regolamentazione accuratamente ponderata, distribuendo sull’intero arco settimanale e in orari diversi, il lavoro in presenza e da remoto dei vari dipendenti. In tal modo, gli stessi momenti di punta del traffico risulteranno diluiti. Un obiettivo  cui sarà chiamata a dare il proprio fondamentale contributo la rete di interlocutori formata dai mobility manager.

Alberto Minazzi

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