Interpretare la nautica come grande opportunità di sviluppo di Venezia.
Carlo Nuvolari, uno dei maggiori progettisti italiani di yacht di grandi dimensioni, non ha dubbi.
Mentre è in fase di organizzazione la serie di convegni e approfondimenti a cura del suo studio ospitati dal Salone Nautico Internazionale di Venezia, Nuvolari pone l’accento sul legame della nautica con le molte altre attività diffuse sul territorio e sulla necessità di saper intercettare una domanda variegata, fatta di turismo, sport, servizi, progettazione, idee, ricerca e studio. E di coniugare, al tempo stesso, diverse esigenze. Comprese quelle che arrivano dai Paesi dell’Europa dell’Est, i cui possessori di yacht attualmente tengono le imbarcazioni di lusso in Costa Azzurra, ma potrebbero essere attratti anche dalla maggior vicinanza geografica.
«Venezia – spiega – ha una grande opportunità. Perché la nautica è presente in città, ma per svilupparla bisogna analizzare bene cos’è».
L’analisi di Nuvolari
«Rispetto alle altre città che hanno sviluppato in maniera convenzionale il settore nautico – sottolinea Nuvolari – Venezia è unica, perché vive in acqua e si confronta continuamente con essa. Pensare a un’enorme banchina sul waterfront è una follia non ipotizzabile, perché distruggerebbe la città. Ma contemporaneamente sarebbe lo stesso mondo della nautica a non accettarlo. Perché il diportista è fondamentalmente in vacanza, con necessità e abitudini diverse».
La conformazione di Venezia è tale da rendere tecnicamente possibile realizzare in pratica ovunque una struttura per accogliere le imbarcazioni. In alcuni punti, però, si rischierebbe di venire a mettere insieme momenti non compatibili, con persone in costume da bagno a fianco di altre in giacca e cravatta. È per questo che altre città, basti pensare a Genova, hanno adibito a marina aree in cui l’interazione è minima. «Bisogna identificare – riprende il progettista – situazioni adatte. Altrimenti, sarebbe un po’ come trasformare un parcheggio cittadino in area camper: non ci verrebbe nessuno».
Un masterplan per la nautica
Proprio per la grande disponibilità di alternative, le aree per ospitare un marina a Venezia non mancano.
«Però la scelta richiede un minimo di masterplan, un coinvolgimento generale del pensiero, che non escluda a priori dal disegno la stessa terraferma, dove già sono presenti diversi cantieri – spiega Nuvolari -. Sono aspetti da studiare a fondo, non sull’onda dell’entusiasmo. Evitare uno sviluppo casuale, altrimenti, viste le dimensioni della città, i risultati sarebbero modesti».
Il primo passo da compiere, allora, è capire quale sia la nautica che interessa a Venezia. «Ci sono – ricorda il progettista – grandi differenze, necessità diverse legate alle dimensioni. C’è una piccola nautica, quella del fine settimana, che esiste già ed è già strutturata, la media, che può essere espansa, e quella dei mega yacht. Quest’ultima potrebbe contribuire a rivitalizzare diverse strutture, come quelle di rimessaggio elevato, con un artigianato di alto livello. Si potrebbe ad esempio pensare a destinare a tal fine i vecchi bacini dell’Arsenale».
Nautica: è tempo di infrastrutture
Se lo spazio c’è, ancora manca la giusta infrastrutturazione. E’ per questo che, secondo Nuvolari, sarebbe importante riuscire ad attrarre investimenti di qualcuno che creda nel progetto e faccia i passi necessari.
«Per ottenere risultati – ritiene Nuvolari – ci vuole un periodo di tempo medio, partendo però al più presto. Le stesse aree vanno studiate, perché Venezia è delicatissima“, sottolinea.
Con le giuste infrastrutture, però, si potrebbe contare sull’arrivo di mega yacht che non si limitino a un “mordi e fuggi” di tre o quattro giorni in Riva Sette Martiri, ma che scelgano di diventare “residenti”, generando in un circolo virtuoso una serie di servizi, con conseguenti opportunità di lavoro. “Si può pensare a una Marghera con aree di cantiere che eroghino servizi oggi disponibili solo nel Mediterraneo occidentale e, in Adriatico, solo in parte ad Ancona -continua – Si possono anche rilanciare progetti, come quello di qualche anno fa di riconversione dell’idroscalo di Sant’Andrea, come spazio ideale per le grandi barche: vicino al mare, vicino a Venezia e in grado di garantire la privacy richiesta dai diportisti.
Progettazione e sostenibilità
Oltre al ruolo della nautica per il futuro di Venezia, un altro tema importante al centro delle conferenze del Salone Nautico di Venezia è quello generale della sostenibilità della nautica. “Dove siamo con la progettazione rispetto alla sostenibilità?” è la domanda al centro della riflessione, con vari interventi sullo stato dell’arte in vari campi. «La consapevolezza che lo yachting deve essere sostenibile e minimamente impattante – ammette Nuvolari – è sempre più diffusa. E non solo rispetto a consumi energetici, formazioni ondose, rumori e fumi. C’è ad esempio un nuovo concetto di vela, con avanzamenti tecnici che stanno diffondendo sempre più sistemi di propulsione ibrida».
«La sostenibilità – conclude il progettista – viene fatta vedere anche formalmente. Ad esempio, se vedo una Ferrari percepisco subito come sia poco “sostenibile”. Anche lo stile, dunque, deve riuscire a rispondere al desiderio di far vedere all’esterno la sostenibilità».
Alberto Minazzi