E’ il fiume più grande d’Italia e il più importante.
Largamente navigabile, è una rete idroviaria lunga circa 700 km.
Il suo bacino tocca ben 7 regioni, dal Piemonte (il Po nasce dal Monvisio) alla Valle d’Aosta, dalla Liguria alla Lombardia e al Veneto fino all’Emilia Romagna e alla Toscana.
Interessa anche la Provincia Autonoma di Trento e 3210 comuni, nei quali vive il 27% degli italiani.
Rappresenta un’area di grande rilevanza economica, perché tutto attorno vi sono nate nel tempo aziende agricole, industrie e piccole e medie imprese dalle quali deriva il 40% del PIL nazionale.
E’ un patrimonio inestimabile di biodiversità, che però, nell’ultimo secolo, è stato trascurato e va rinaturato.
Il Po entra così nel Pnrr, il Piano nazionale di rilancio e resilienza che il Governo ha approvato e che si appresta a presentare alla Commissione Europea.
Il Po e la tutela del Pnrr
Per la sua tutela sono stati stanziati 360 milioni di euro.
Come previsto dal progetto di WWF Italia e ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei Affini di Confindustria) abbracciato dal Ministero della Transizione Ecologica, serviranno a ripristinare e riattivare i rami laterali e le lanche, ridurre i pennelli di navigazione, riforestare con specie autoctone la fascia fluviale, contenere ed eradicare specie vegetali alloctone invasive, quelle cioè che, a causa dell’azione dell’uomo, si trovano a colonizzare un territorio diverso dal proprio.
Il Progetto di rinaturalizzazione
Il progetto si sviluppa su una fascia fluviale che si estende lungo più di 80 comuni e 8 province – da Pavia a Rovigo, per oltre 32 mila ettari – nella quale sono state individuate 37 aree da rinaturalizzare più altre 7 aree localizzate nel delta del fiume.
Gli interventi previsti rispondono alle indicazioni della “Strategia Europea per la biodiversità”, che richiede ai Paesi Membri di intervenire sui fiumi europei che si estendono per 25 mila chilometri per ripristinare le pianure alluvionali e le zone umide tutelando e riqualificando le proprie risorse naturali.
Il progetto va inoltre a integrare Il Programma dell’Unesco “L’uomo e la biosfera”, Man and the Biosphere (MAB), avviato nel 1971 per promuovere l’equilibrio tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello Sviluppo Sostenibile.
Gli obiettivi
Obiettivi del progetto, spiega il Wwf in una nota, sono “riequilibrare i processi morfologici attivi, attraverso la riduzione dei pennelli per la navigazione diventati troppo alti per essere sormontati dalle portate ordinarie del Po ma che vengono adeguati in modo da garantire un’azione di ripristino delle zone umide intorno ai corsi d’acqua, consentendo la navigabilità”. E ancora migliorare le condizioni di sicurezza idraulica, “diminuendo le sollecitazioni idrodinamiche in corrispondenza delle arginature e aumentando la capacità d’invaso e il recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume e dalla fascia naturale intorno al fiume”.
Un’area, quest’ultima, ricca di ambienti importanti da tutelare,(isole, sabbioni, boschi, bodri) .
E’ prevista anche la riforestazione con specie autoctone della fascia fluviale e il contenimento e l’eradicazione di tutte quelle specie vegetali non autoctone.
Ci vuole la bacinizzasio del Po…quello che prponete è uun modo sbagliato per scavare sabbia dal Po