Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha presentato oggi al Parlamento il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Un piano che dovrebbe avere “effetti significativi sulle principali variabili economiche” portando, secondo le stime, nel 2026, a 3,6 punti percentuali superiori il Pil e a una risalita del 3,2% dell’occupazione.
“Ma sarebbe sbagliato pensare al Pnrr solo in termini di numeri – ha detto il premier Draghi – Metteteci dentro la vita degli italiani, la vita di chi ha sofferto le conseguenze della pandemia, le giuste rivendicazioni di chi un lavoro non ce l’ha o l’ha perso, le preoccupazioni di chi ha dovuto chiudere le proprie attività. Nell’insieme dei programmi – ha continuato – c’è il destino di tutto il Paese, la sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione Europea”.
Così come la Costituzione per i Padri della Repubblica, il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta quindi per il nuovo Governo, ha ricordato Draghi citando Alcide De Gasperi, “l’onere e l’onore di preparare l’Italia del domani“.
“Uno sforzo corale per il bene comune”
Il premier ha poi rilevato che “la buona riuscita del Pnrr richiede uno sforzo corale e un dialogo costruttivo” fra le varie forze politiche, il “disinteresse” del particolare rispetto al bene collettivo, perché se il primo obiettivo del Piano consiste nella ripresa dai danni economici e sociali dovuti alla crisi pandemica (120 mila morti, un Pil caduto dell8,9%, l’occupazione scesa del 2.8% e un tasso di povertà assoluta cresciuto nell’ultimo anno del 10%), il piano servirà anche a “superare alcune debolezze del nostro Paese” (divari territoriali, disparità di genere, basso investimento in capitale umano) attuando importanti e fondamentali riforme.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza
“Gli obiettivi quantitativi e i traguardi intermedi riguardano sei missioni – ha spiegato il premier – Le stime ipotizzano una elevata efficienza degli investimenti, ma non quantificano ulteriori impulsi che potranno derivare dal Piano. L’accelerazione della crescita, quindi – ha rilevato Draghi – potrà essere superiore se riusciamo a realizzare le riforme previste”.
Le donne
Il Pnrr guarda motlo alle donne, ai giovani e al sud Italia.
“Interviene su molteplici dimensioni del divario di genere – ha detto Draghi –4,6 mld saranno investiti per nuovi asili nido, scuole materne e servizi per prima infanzia. Quasi un miliardo per il tempo pieno nelle scuole, per consentire alle madri di meglio coniugare lavoro e famiglia. L‘assegno unico diventerà strumento centrale in sostituzione delle misure fino a oggi frammentarie per il sostegno delle famiglie. Si vuole sostenere la natalità – ha sottolineato – Questo Piano guarda alle prossime generazioni a partire dalla nostra realtà demografica: 1,3 figli per donna contro 1,6 della media europea”.
I giovani
Per permettere ai giovani di formare una famiglia servono un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro. In un prossimo decreto sono previste risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo, a comprare una casa e a ridurre l’anticipo che bisogna pagare sul mutuo, grazie a una garanzia statale“.
Sul piano occupazionale, oltre a incentivi per la formazione di nuove imprese legate al turismo per gli under 35, sarà garantita una formazione più in linea con il mercato del lavoro, che vada incontro alle esigenze delle imprese.
Il piano riconosce poi la “centralità dello sport nel percorso formativo dei giovani (un miliardo per rafforzare il ruolo dello sport come strumento di inclusione sociale) e pone una specifica attenzione alle persone con disabilità“.
Il mezzogiorno
Il premier ha poi ricordato l’importanza di favorire la crescita del mezzogiorno, il cui potenziale, in termini di sviluppo e occupazione, risulta molto ampio. “Se cresce il sud, cresce l’Italia – ha detto Draghi – Per questo più del 50% del totale degli investimenti sulle infrastrutture riguardano il sud, dove l’incremento del Pil, secondo le stime, potrà essere pari a una volta e mezzo l’aumento del Pil nazionale”.
Consuelo Terrin