L’ufficialità ancora deve arrivare. Ma il presidente della regione Luca Zaia ne è praticamente certo: il Veneto torna giallo.
Così come è certo che delle visibili incongruenze, rispetto al decreto legge che ci accompagnerà fino al 31 luglio, ufficialmente già firmato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ci siano.
«Per me è fondamentale che prima o poi arrivi un decreto correttivo – ha detto, ricordando che tali incongrueze erano state segnalate ma che nessuna delle modifiche auspicate dalle regioni è stata accolta – Non significa che debba esserci alcuna ammissione di colpa, ma semplicemente la volontà ragionevole di vedere se la situazione epidemiologica è cambiata, pensando che con maggio si possa aprire un nuovo scenario, e aggiustare il tiro di conseguenza».
Perché il Veneto chiede un decreto correttivo
A differenza del precedente decreto, in quello appena approvato manca l’espressa previsione della possibilità di fare un “tagliando”. « Aggiustare il tiro si può sempre fare – ha rilevato Zaia -.Vorrei considerare questo decreto una fase di assestamento non ancora avvenuto. E considero il presidente Draghi una persona per bene e di buon senso, che saprà quindi affrontare questa fase».
Tra le conseguenze della conferma dell’abbandono dello strumento giuridico del Dpcm per il decreto legge, c’è il venir meno della possibilità di impugnativa. Così come non è possibile intervenire a livello regionale per alleviare le misure. Ed è per questo che il presidente del Veneto invoca l’intervento da parte del Governo. Tanto più che, al momento, non è ancora fissato nessun incontro.
Le incongruenze
Se Zaia insomma apprezza la decisione di «gettare il cuore oltre l’ostacolo, perché il 26 aprile per le riaperture è una data precoce», al tempo stesso ritiene che si possa fare anche di più. Anche perché, ad esempio, il presidente sottolinea che «ormai abbiamo preso atto che la conferma del coprifuoco non è un problema sanitario ma una questione politica. E dobbiamo quindi pensare a una diversa comunicazione ai turisti, perché nessuno va in villeggiatura dove deve rientrare in albergo alle 10 di sera».
Zaia ha inoltre puntato il dito sull’incongruenza dell’orario di apertura (dalle 5 alle 18) previsto per i ristoranti: «È un nonsenso sanitario: il pericolo del virus al chiuso c’è a qualunque ora». Così come, per il presidente, non ha nessun senso il via agli sport amatoriali prima delle palestre. E ha ricordato anche che, al tavolo con le Regioni, il Governo aveva proposto una scuola in presenza al 60%, inserendo poi nel decreto una percentuale al 70%. Il Veneto ha richiesto inoltre di allegare al decreto le linee guida preparate dalla Conferenza delle Regioni.
La tabella delle vaccinazioni
Il direttore dell’Unità operativa, Paolo Fattori, ha intanto stilato e presentato la tabella teorica e prudenziale dell’avvio delle vaccinazioni per le varie fasce d’età. La proiezione è basata sulla stima degli arrivi dei vaccini, su cui la Regione ha dallo Stato una garanzia limitata a 3 settimane. E, sottolinea Fattori, non bisogna dimenticare che se Pfizer è utilizzabile per i fragili e per le persone dai 16 anni in su (Moderna a partire dai 18 anni), AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno l’autorizzazione solo per gli over 60.
La popolazione-target da vaccinare, in Veneto, è formata da 4 milioni e 292 mila persone. E se gli over 80 possono essere considerati conclusi, per gli over 70 si pensa di concludere la somministrazione nella settimana 3-9 maggio, quando partirà anche la vaccinazione della fascia 60-69 (con chiusura prevista al 6 giugno). E poi, via via, di decennio in decennio, fino alla fascia 16-19 anni, le cui prime dosi dovrebbero essere somministrate dal 27 settembre. Le prenotazioni saranno però aperte solo progressivamente.
I vaccini: i più affidabili nelle forniture
Il piano nazionale di previsione delle forniture è al momento quello del 3 marzo. La percentuale spettante al Veneto, sul totale nazionale, è dell’8,14%. Quanto ai singoli vaccini, la differenza tra consegnato e previsto è passata dal -10,62% dei primo trimestre al -51% al 30 aprile, per quanto questo sia un dato ipotetico, visto che il calcolo è scorporato dal totale di fornitura trimestrale previsto.
E se Pfizer fa segnare solo un -7%, la percentuale di Moderna è -31%, quella di AstraZeneca -44%, di Johnson & Johnson sono arrivate solo 14.650 dosi sulle 198 mila previste. E c’è poi il tedesco Curevac, che, pur inserito nella tabella, è a zero perché ancora in attesa dell’autorizzazione, che dovrebbe arrivare a giugno. «Il nostro piano previsionale – conclude Fattori – sarà continuamente aggiornato, per calibrare al meglio gli slot di apertura. E ci auguriamo di poter accorciare i tempi, sempre in base alle forniture».