Nelle terre dolomitiche sono successe cose straordinarie. La loro è una storia cominciata centinaia di milioni di anni fa e magari farete fatica a crederci ma proprio lì, dove oggi cattedrali di pietra si innalzano al cielo, c’erano vulcani, mari e lagune. Come sono nate allora le montagne più belle del mondo?
Il video animato
A raccontarcelo è la Fondazione Dolomiti Unesco con un “viaggio animato” che dura appena 273 secondi e in cui è stata magistralmente condensata la storia geologica di queste montagne, iniziata oltre 280 milioni di anni fa. Alle immagini fotografiche si alternano animazioni che spiegano con un linguaggio chiaro e accessibile a tutti, anche ai bambini, l’immenso valore del patrimonio geologico e paesaggistico del territorio dolomitico. Il video è stato realizzato grazie a Elena Anna Manfrè e Cerruti comunicazione Treviso con la consulenza scientifica del geologo Piero Gianolla dell’Università degli Studi di Ferrara.
Una volta qui c’era il mare
Se con una macchina del tempo potessimo tornare indietro di quasi 300 milioni di anni ci troveremo in un ambiente inospitale, nel bel mezzo di devastanti eruzioni vulcaniche. I cinque continenti sarebbero ancora riuniti nella Pangea, unica terra emersa, e l’area dove oggi sorgono le Dolomiti si presenterebbe come una vasta pianura sabbiosa, ciclicamente sommersa da un mare tropicale. Magari facciamo fatica a crederlo ma qui c’erano spiagge, atolli, barriere coralline mentre per vedere passeggiare i primi dinosauri avremmo dovuto aspettare ancora un poco. Le montagne cominciarono a innalzarsi soltanto a partire da 20 milioni di anni fa in seguito alle sconvolgenti collisioni delle placche tettoniche e se venite al cospetto di questi giganti rocciosi riuscirete facilmente a leggere le tracce fossilizzate di questa antichissima storia che racconta l’evoluzione del nostro pianeta. Perché le pareti verticali delle Dolomiti sono un libro aperto e ancora oggi studiato dagli scienziati di tutto il mondo.
Il Patrimonio dell’Umanità
Il 26 giugno 2009 l’UNESCO dichiarava le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità per l’immenso valore geologico e paesaggistico. Questo straordinario patrimonio si compone di 9 Sistemi montuosi che coprono 142mila ettari suddivisi in tre regioni (Veneto, Trentino-AltoAdige e Friuli Venezia Giulia) e cinque province (Belluno, Bolzano, Trento, Pordenone e Udine). Tra di essi ci sono massicci dai profili inconfondibili come le Tre Cime di Lavaredo, il Pelmo, le Odle, il Campanile di Val Montanaia, il Latemar, la Marmolada: le montagne più amate e desiderate al mondo sono italiane.
Non solo geologia ed importanza estetica
Se l’UNESCO ha riconosciuto a queste montagne un’importanza mondiale per le Scienze della Terra, la straordinaria bellezza naturale e la rilevanza estetica, non dobbiamo dimenticare però che le Dolomiti sono fatte anche di uomini, tradizioni e identità culturali differenti. Ad esempio, sapete che in quest’area si parlano quattro lingue ufficialmente riconosciute? Sono l’Italiano, il Tedesco, il Ladino e il Friulano. Poi ci sono gli aspetti legati alla ricchezza della flora e della fauna e infatti la quasi totalità della superficie riconosciuta dall’UNESCO è protetta da 10 tra Parchi Nazionali, regionali e provinciali. Nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, una delle aree più selvagge, non è raro vedere le aquile reali volteggiare in cielo. Le Dolomiti Bellunesi, invece, erano state visitate già nel XV secolo dai maggiori botanici inglesi. Lo testimonia il prezioso Codex Bellunensis, erbario illustrato del 1400 conservato alla British Library di Londra, che descrive le piante presenti nell’area attualmente compresa nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
Dolomiti, il nome che cambiò la storia
Pareti strapiombanti, guglie, pinnacoli, torri, cattedrali gotiche di roccia che l’architetto francese Le Corbusier definì “le plus belles construction du monde”. Tutto comincia sul finire del XVIII secolo quando il geologo Déodat de Dolomieu si avventura tra le Alpi italiane e scopre rocce molto particolari, le studia e invia dei campioni al chimico Théodore-Nicolas De Saussure per una più accurata analisi.
Quest’ultimo le battezza “dolomia”, in omaggio allo scopritore francese. Ma il nome Dolomiti appare per la prima volta soltanto nel 1864, quando gli inglesi Josiah Gilbert e George Cheetham Churchill pubblicano il libro “The Dolomite Mountains”. Non furono i primi ad averle scoperte o esplorate ma fu certo grazie a loro che vennero consacrate.
Il ritmo lento delle Dolomiti
Lentamente: è senz’altro questo il modo per vivere e innamorarsi di questi ambienti straordinari. Ci sono migliaia di chilometri di sentieri per il trekking, oppure per la mountain bike, attività per sportivi e per famiglie con bambini. Il tutto rispettando l’ambiente che ci circonda.
Nel vostro viaggio di scoperta potrà capitarvi di incontrare cervi e stambecchi, aquile e galli cedroni o le tracce di antichissimi dinosauri. Come quelle rinvenute nelle rocce della gola del Bletterbach, un profondo canyon dolomitico a est di Bolzano oppure quelle sul Pelmetto, in provincia di Belluno.
Dolomiti per tutti
Tutti possono scoprire e vivere questo immenso patrimonio naturalistico, anche i diversamente abili. Il progetto “Dolomiti Accessibili” ha individuato tra i 9 sistemi montuosi UNESCO ben 36 percorsi di diversa difficoltà e 13 punti panoramici accessibili.
Luisa Quinto
Nella foto in evidenza: Lago-di-Carezza @ Pixcube