Sapevate che nei fondali marini ci sono delle foreste?
Chilometri di flora acquatica che contribuisce a mantenere stabile l’ecosistema marino.
Tra queste, una specie è di fondamentale importanza ed è quella delle fanerogame, piante che riforniscono di cibo molti animali e che, grazie alla fotosintesi, assorbono l’anidride carbonica.
Queste piante sono quasi tutte fotofile, ovvero vivono alla diretta luce solare e colonizzano prevalentemente il piano infralitorale, dove quindi ci sia luce a sufficienza.
Solitamente vivono in zone dove vi sia almeno il 10 – 20 % della luce incidente superficiale , anche se alcune specie, se le acque sono particolarmente trasparenti, crescono su fondali sino a 50 metri di profondità.
Uno studio pubblicato di recente dagli scienziati dell’Università di Davis ha permesso di scoprire che questi organismi possono riequilibrare i livelli di pH dell’acqua, permettendo di ridurre la sua acidità fino al 30% per lungo tempo.
Le fanerogame, quindi, sono fondamentali per fronteggiare uno degli effetti del cambiamento climatico più drammatici: l’acidificazione degli oceani.
Il pH del mare si abbassa
Il mare non ha un vero e proprio pH standard. Un valore però ritenuto ideale dagli esperti è di 7,9-8,0.
A causa delle emissioni di anidride carbonica nel mondo, questo ora si sta abbassando di circa 0.1 unità per decennio.
Lo studio americano, durato sei anni, su sette diversi lotti di fanerogame marine del genere Zostera (le piante maggiormente diffuse nell’emisfero boreale) lungo 1000 km della costa ad ovest degli Stati Uniti (da Bodega Harbour fino a Mission Bay) evidenzia come la funzione regolatrice delle foreste marine di fanerogame risulti importantissima per la sopravvivenza della flora, della fauna marina e dell’intero ecosistema.
La best practice di Venezia
Lo sanno bene anche i fautori del progetto europeo Life Seresto nato a Venezia nel 2002 con l’obiettivo di valorizzare e favorire il recupero ambientale della Laguna settentrionale tramite il ripristino delle praterie di fanerogame marine.
Un’idea nata da un cultore della laguna, Davide Prevedello, che con la sua associazione formata da pescatori, cacciatori e ambientalisti ha avviato una best practice a tutti gli effetti.
Praterie di fanerogame
“Le praterie di fanerogame erano scomparse, soprattutto nella laguna nord e con loro erano via via venute meno le popolazioni di uccelli svernanti, così come si era ridotta la presenza dei pesci – ricorda Prevedello- . Così, abbiamo prelevato alcune zolle di fondale dalla laguna e le abbiamo trapiantate laddove mancavano. Dieci zolle hanno prodotto circa 200 mq di prateria di fanerogame. In collaborazione con l’università e con il Consorzio Venezia Nuova abbiamo così iniziato a portare avanti un progetto, SeResto, finanziato dall’Unione Europea che, grazie all’irradiamento, ha visto rinascere le praterie di fanerogame. Un miglioramento ambientale – conclude – c’è stato e si sono ristabiliti habitat favorevoli alla nidificazione”.
A seguito di questo intervento nella laguna di Venezia, secondo i dati forniti da Prevedello, nell’ultimo censimento effettuato, la specie di uccelli fischioni (uccelli simili all’anatra che emettono un caratteristico fischio) sono passati da 12.000 a 60.000.
Il ritorno delle fanerogame ha favorito anche la fauna marina, in modo particolare, tra i pesci, il “go”, versione veneziana di “ghiozzo“, una specie notevolmente aumentata grazie all’intervento di ricolonizzazione.
Tra le fanerogame, il go ha iniziato a costruire infatti le proprie tane stabili per difendersi dai predatori.
Valentina Rossi