L’odissea di Patrick Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna, è cominciata il 7 febbraio 2020 nelle carceri del suo Paese e continua ancora oggi.
Senza nessun voto contrario, anche se con 33 astensioni (tra cui quelle dei 20 esponenti di Fratelli d’Italia), il Senato italiano ha ora approvato, nella seduta del 14 aprile 2021, la mozione con cui chiede al Governo di conferire al ragazzo la cittadinanza italiana.
Un atto simbolico, che però testimonia la decisa presa di posizione del nostro Parlamento, augurandosi che questo passaggio possa finalmente segnare una svolta nella vicenda.
Il “caso Zaki”
Zaki, ricercatore universitario e attivista per i diritti umani, ha 28 anni.
L’accusa che l’ha portato alla detenzione preventiva nel penitenziario di Tora, a sud del Cairo, è quella di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”.
Reati che potrebbero tradursi in una reclusione fino a 25 anni.
Per la sua liberazione Amnesty International aveva avviato una petizione, “Libertà per Patrick”, sottoscritta da oltre 200 mila italiani sostenendo che il giovane attivista fosse “un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media”.
A promuovere la mozione votata dal Senato sono stati Pd e Cinquestelle.
Nell’aula di Palazzo Madama, Francesco Verducci, il democratico tra i principali promotori dell’iniziativa, ha ricordato come “da quasi 15 mesi Patrick è imprigionato per la sola colpa delle sue idee. Ed è sottoposto ripetutamente, senza prove e senza processo, a quella che a tutti gli effetti è una detenzione arbitraria e una violazione dei diritti umani. Abbiamo il dovere di non lasciare nulla di intentato. E questa mozione può salvare la vita di Zaki”.
Il voto e le reazioni
La richiesta al Governo è stata votata da 208 parlamentari, compresa la senatrice a vita Liliana Segre, che ha voluto presenziare alla seduta nonostante i 90 anni di età. “Quando si parla di libertà – ha spiegato – sarò sempre presente. Ricordo cosa si prova da innocente in prigione”, con chiaro riferimento alla sua condizione di superstite dell’olocausto e testimone della shoah italiana.
Numerose le reazioni positive seguite al voto. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle hanno auspicato, adesso, l’intervento nella vicenda anche da parte dell’Unione Europea, invitando a seguire ogni strada per la liberazione di Zaki, compreso il ricorso all’Onu, attraverso un ricorso presso la Convenzione contro la tortura. “L’Egitto sappia che lo Stato italiano farà luce fino in fondo, come non smetterà di chiedere la liberazione di Patrick Zaki”, ha commentato su Facebook il presidente della Camera, Roberto Fico. “La cittadinanza può essere un passo decisivo per la liberazione” ha invece scritto su Twitter Graziano Delrio.
Le perplessità
Non è però mancato chi ha espresso dubbi. Anche tra chi ha votato la mozione, come Forza Italia o la Lega.
“Non vorremmo che quella cittadinanza italiana che non fu in grado di proteggere Regeni sia oggi un ulteriore fardello sulle spalle di Patrick Zaki”, hanno sottolineato gli esponenti del Carroccio. Chi si è astenuto, come Fratelli d’Italia, teme invece “effetti controproducenti”. “Le autorità egiziane potrebbero insospettirsi e irrigidirsi ulteriormente. Mi chiedo se conferire la cittadinanza a Patrick non sia un atto di provocazione, in questo momento in cui è ancora detenuto”, ha affermato Alberto Balboni, indicando la “via diplomatica in ogni sede opportuna” come quella invece da seguire.
Cittadinanza a Zaki: pro e contro
Una posizione su cui ha invitato a riflettere anche il sottosegretario agli Esteri, Marina Sereni. Nonostante la conferma che il Governo si impegnerà a “seguire il caso con la massima attenzione”, con una continua azione di sensibilizzazione sulle autorità egiziane per arrivare al rilascio di Zaki, Sereni ha ammesso in aula il rischio che “la concessione della cittadinanza potrebbe addirittura rivelarsi controproducente”. Tanto più in quanto quella richiesta al Governo è “una misura simbolica, priva di effetti pratici a tutela dell’interessato”.
Pur diventando cittadino italiano, Patrick resterebbe infatti anche cittadino egiziano, rendendo assai complicata la protezione consolare da parte del nostro Paese.
Alberto Minazzi