La mobilità degli abitanti delle realtà urbane d’Italia sta cambiando. La sempre crescente propensione a scegliere spostamenti “a emissioni zero” è confermata dal dato di 6 tra le principali città del nostro Paese.
A Milano, Napoli, Venezia, Bologna, Torino e Firenze più di un terzo degli spostamenti, con percentuali tra il 34 e il 58 per cento, avvengono con mezzi che producono nullo o bassissimo inquinamento: bici, treno, metropolitana, auto e monopattini elettrici (privati o in condivisione), fino agli spostamenti a piedi.
Lo sottolinea il “Rapporto cittàMEZ 2020” di Legambiente e Motus-E, giunto alla seconda edizione. Uno studio, attraverso una serie di indicatori originali che evidenziano i cambiamenti in atto nelle città capoluogo italiane sul fronte di una mobilità che sia sempre più sostenibile.
La classifica del rapporto
Sono 6 le città italiane che hanno adottato tutte le politiche prese in considerazione da Legambiente.
Ovvero stato di elaborazione e ambizione dei Piani urbani di mobilità sostenibile, aree a pedaggio, ridisegno spazio pubblico, zone a bassa emissione (LEZ), piani aria ed elettrificazione del trasporto pubblico locale, oltre ai “classici” zone a traffico limitato, piste ciclabili e pedonali.
Per ogni città è pubblicata una scheda in cui vengono censiti vari indicatori: da zone pedonali a percorsi ciclabili, da inquinamento a incidenti, dai numeri del trasporto pubblico locale, alle percentuali degli spostamenti nelle diverse modalità, ai veicoli privati immatricolati.
La graduatoria
Il primo posto è di Milano, che aggiunge anche un 53% di percentuale di spostamenti con mezzi pubblici, bici e sharing mobility (riuniti sotto l’etichetta di “Accessibilità”) e un 58% nella somma di spostamenti elettrici e ciclopedonali calcolata come quota dei mezzi pubblici e privati elettrici (definita “Mobilità emissioni zero”).
Seguono sul podio Ferrara (43% di accessibilità e 48% di mobilità emissioni zero) e Bologna (rispettivamente 27% e 43%). Padova (4 politiche, 42% di accessibilità e 40% di mobilità emissioni zero) è la prima città del Veneto in classifica, ottava assoluta, seguita da Treviso (24° posto, 2 politiche, 33% di accessibilità e 46% di mobilità emissioni zero) e Venezia (26^, con 2 politiche, 33% di accessibilità e 44% di mobilità emissioni zero).
Il quadro generale
La pandemia, premette Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E nell’introduzione al rapporto, offre l’opportunità di “riprogettare il nostro rapporto con lo sviluppo”, perché “i due mesi di stop assoluto stanno solo rallentando il trend”. L’Italia è “in ritardo di almeno 2 anni rispetto ai maggiori Paesi europei”.
Il nostro Paese è il primo nel continente per numero di veicoli privati alimentati con carburanti fossili: circa 6 auto ogni 10 abitanti, con un’età media di quasi 11 anni e un tasso di utilizzo del 5%. Anche nel 2019, ad esempio, Roma è la città europea più congestionata, con 18 km/h di velocità media nell’ultimo miglio, in peggioramento rispetto al 2018.
Il cambio di rotta
Se ci sono enormi margini di miglioramento, le politiche hanno però già iniziato a cambiare. Grandi città come Milano, Bologna o Torino, ma anche altre di medie dimensioni, puntano con decisione all’elettrificazione del parco di mezzi di trasporto pubblico locale entro il 2030. E poi l’attenzione alla ciclopedonalità e alla sharing mobility, la realizzazione di nuove linee metropolitane e la redazione dei Piani della Mobilità sostenibile (PUMS). Come sottolineano nel loro intervento Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, e Andrea Poggio, responsabile della mobilità dell’associazione, “la lenta ripresa post pandemia è possibile solo cambiando modello di mobilità e città”. Puntando in particolare sull’intermodalità.
I mezzi elettrici in Italia
La mutata sensibilità è testimoniata anche dall’analisi riservata dal rapporto al tema dei mezzi elettrici. Ne emerge come già nel 2019 sia quasi raddoppiato il numero di auto elettriche in circolazione, con un trend ancora in crescita nel 2020.
Attualmente, in Italia circola un veicolo completamente elettrico ogni cento a combustione. In crescita anche la vendita di ciclomotori elettrici (il 14% del totale nel 2019), con un vero e proprio boom di e-bike: negli ultimi 4 anni se ne sono venduti quasi 700 mila, di cui 200 mila nel 2019. E già ora sono disponibili più punti di ricarica, più che raddoppiati nel 2019, superando quota 8 mila, che veicoli circolanti. Vanno però potenziati, sottolinea il rapporto, nei bar e ristoranti, nei supermercati, nei parcheggi in struttura e soprattutto nelle autostrade.
Le buone pratiche
Il rapporto dedica infine una sezione alle cosiddette “Elettrostorie”. Si tratta di alcuni esempi di buone pratiche legate alla mobilità elettrica provenienti da varie parti d’Italia. A Roma e Genova, ad esempio, gli utenti di monoruota elettrici hanno contribuito attivamente alla distribuzione di beni e farmaci o alla formazione del personale sanitario durante il lockdown. A Bergamo, da febbraio 2018 è attiva una linea di bus completamente elettrica (esattamente come avviene nelle isole veneziane di Lido e Pellestrina) e si punta sulle metrotranvie. Moena cura il verde solo con veicoli elettrici e Firenze festeggia i 10 anni della nuova tranvia, con il raddoppio delle linee nel 2019. E poi le nuove iniziative di car sharing elettrico ed e-bike sharing, da Napoli a Milano, gli itinerari turistici in ebike delle Langhe o la conversione della produzione di un’azienda vicentina, che è passata dagli elettrodomestici alla mobilità sostenibile.
Alberto Minazzi