Basta anche una sola dose di vaccino a rna messaggero per proteggersi efficacemente anche dal semplice contagio asintomatico da Sars-CoV-2, comprese le temute varianti.
La protezione derivante da questi sieri, in altri termini, va oltre la sola riduzione delle possibilità di sviluppare la malattia in forma sintomatica.
Non solo: chi è vaccinato trasmette assai raramente il contagio ad altre persone.
A sostenerlo, sono 2 studi, uno statunitense e uno israeliano, i cui risultati sono stati appena pubblicati.
Lo studio della CDC americana
L’agenzia di controllo della sanità americana, la CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha presentato i risultati del suo primo studio effettuato “sul campo”, andando cioè oltre le semplici sperimentazioni di laboratorio, che sono state comunque confermate.
Il campione testato tra il 14 dicembre e il 13 marzo ha riguardato 3.950 persone (il 62,1% donne, il 71,9% tra 18 e 49 anni) tra personale sanitario, primi soccorritori e altri lavoratori essenziali in prima linea di 8 diverse località statunitensi.
La protezione dei vaccinati
Tra queste, il 62,8% aveva ricevuto entrambe le dosi di siero anti-Covid e il 12,1% si era sottoposto alla sola prima somministrazione. Nel 62,7% dei casi si trattava di vaccini Pfizer-BioNTech e nel 29,6% di Moderna.
Ogni partecipante allo studio si è quindi sottoposto una volta a settimana al test tramite tampone nasale fai da te, indipendentemente dalla comparsa di sintomi legati al Covid-19.
Per sviluppare gli anticorpi protettivi, spiegano gli esperti dei Centers for Disease Control and prevention, devono passare circa 2 settimane dalla somministrazione di ogni dose.
La protezione, dunque, parte 14 giorni dopo la prima iniezione. Già allora, però, il rischio di infezione in chi è stato vaccinato si riduce dell’80%. E sale al 90% dopo il completamento del ciclo vaccinale, con l’effettuazione del richiamo dopo 2 settimane.
Le percentuali derivano dal numero di infezioni registrate giornalmente nel corso dello studio.
Proiettate su 1.000 persone sono state cioè mediamente 0,04 tra chi aveva ricevuto le due dosi e 0,19 tra coloro a cui ne era stata somministrata una sola.
Un dato che assume ancor più valore se si considera che l’incidenza tra i non vaccinati oggetto dello studio è stata pari all’1,38 ogni mille persone testate.
I benefici della prevenzione
“Con il progredire dello studio – spiega il rapporto – i virus saranno caratterizzati geneticamente per esaminare le caratteristiche virali delle infezioni. Dato che vi è incertezza relativa al numero di giorni necessari per sviluppare l’immunità dopo la vaccinazione (che va da un intervallo compreso tra 3 e 5 giorni e una settimana), è giustificata la ricerca futura che esamini l’efficacia del vaccino a diversi intervalli”.
Pur trattandosi ancora di risultati provvisori, si tratta comunque della dimostrazione che “gli attuali sforzi di vaccinazione si traducono in sostanziali benefici preventivi tra i lavoratori adulti di età”.
CDC ha dunque rafforzato la raccomandazione di un’ immunizzazione completa a 2 dosi con vaccini a rna messaggero. “La vaccinazione COVID-19 è consigliata a tutte le persone idonee”, conclude il report.
Lo studio israeliano
I risultati evidenziati negli Stati Uniti confermano quelli raggiunti dallo studio pubblicato nelle scorse settimane sul New England Journal of Medicine, che ha sottolineato un’efficacia del 92% del vaccino di Pfizer-BioNTech per evitare l’infezione.
Che un positivo asintomatico vaccinato sia meno in grado di trasmettere il virus ad altre persone lo dice adesso anche lo studio dell’Israel Institute of Technology di Haifa i cui risultati sono stati pubblicati da “Nature Medicine”.
I vaccinati non trasmettono il virus
Il risultato che è emerso è che, anche in caso di infezione, bastano 12 giorni dalla somministrazione della prima dose per abbattere la carica virale nei vaccinati, riducendone così notevolmente la capacità di trasmissione del virus ad altre persone.
Lo studio si è incentrato nello specifico sugli effetti del vaccino di Pfizer-BioNTech, analizzando i risultati dei test effettuati in laboratorio, tra il 21 dicembre e l’11 febbraio, relativi a un campione di 4.938 pazienti.
Pur precisando che si tratta di uno studio osservazionale, non uno studio controllato randomizzato, i ricercatori arrivano alla conclusione che “le infezioni che si sono verificate 12 giorni o più dopo la vaccinazione hanno ridotto significativamente la carica virale al momento del test, influenzando potenzialmente la diffusione virale e la contagiosità, nonché la gravità della malattia”.
Alberto Minazzi
Se fosse vero che chi è vaccinato trasmette assai raramente il contagio ad altre persone avremo già l’immunità di gregge che non c’è !!