Si può raccontare in dieci minuti un viaggio interiore per vincere la sofferenza di una perdita?
Ci ha provato la regista veneta Alessia Buiatti con un cortometraggio dal titolo “Neve. Il viaggio che sei per me”.
Girato nel bellunese a bordo di una Volvo anni 80 con una vecchia videocamera v8, il cortometraggio interpretato da Giusy Buscemi (tra le attrici protagoniste della serie tv “Un passo dal cielo“) ed Emma Frison (“Il tempo e i giorni”) parteciperà, quest’estate, a festival italiani e stranieri e sarà presentato anche nelle scuole.
“Neve. Il viaggio che sei per me” è il frutto di una esperienza molto autobiografica che rimanda però a perdite e sofferenze che ognuno di noi nella vita ha vissuto, soprattutto in questo triste anno di pandemia.
Da un amore finito a un sogno infranto, fino alla drammatica scomparsa di una persona cara, per la quale elaborare un lutto richiede del tempo, che la protagonista del corto di Alessia Buiatti prende compiendo un viaggio.
Tra la neve del Comelico e la maestosità delle montagne venete, madre e figlia viaggiano verso una meta ignota lasciandosi alle spalle, chilometro dopo chilometro la città, le strade, la presenza umana.
Alessia Buiatti non è nuova a queste introspezioni brevi ma intense, apparentemente tenere e in realtà molto dure. Così come non è nuova, per la regista, la scelta di ambientare i suoi corti in piccoli territori veneti avvolti nella magia: quella di Lio Piccolo nel recente cortometraggio “Il tempo e i giorni” prima; quella del territorio bellunese ora.
Dalle periferie venete a Hollywood
“Il tempo e i giorni”, però, è finito a Hollywood, dove si è aggiudicato il primo e il secondo posto all’Indie Short festival di Los Angeles.
Ha vinto poi al New York International Film Award e si è aggiudicato il premio per la migliore regia e i migliori attori al Varese International Film Festival.
La voce del silenzio
“ Questo cortometraggio – racconta la regista -è alla fine un viaggio dell’anima. Dura poco, tra i 10 e i 15 minuti ed è interamente muto. A parlare, infatti, saranno le espressioni delle due attrici, madre e figlia”.
Quest’ultima, interpretata dalla dodicenne Emma Frison, è di fatto la videomaker del viaggio.
Per tutta la durata tiene in mano una telecamera e riprende tutto quello che succede, permettendo così allo spettatore di carpire ogni emozione sul volto della madre protagonista.
Nella sospensione del tempo e dello spazio, sbalzati tra sentimenti di rabbia e di angoscia, fino a quello della gioia di vivere, solo al termine del viaggio, davanti a un’antica chiesetta di montagna, si scoprirà il motivo di quell’intenso viaggio.