Tutti i nati di gennaio alle ore 8, tutti i nati di febbraio alle ore 9 e via dicendo, ogni ora un mese fino alle 19.
Domenica, nei quattro centri vaccinali del Trevigiano (Oderzo, Villorba, Godega di Sant’Urbano e Riese Pio X), con le persone della classe 1936 il Veneto sperimenterà un progetto basato sull’accesso diretto rapido alle vaccinazioni anti-Covid. Una formula che, se dimostrerà di poter funzionare, verrà poi replicata, cercando di estenderla quanto prima a tutto il territorio regionale.
L’accesso diretto alle vaccinazioni
Sono circa 4.800 le persone coinvolte in questa sperimentazione.
“Ai centri vaccinali – ha spiegato il presidente della Regione, Luca Zaia – vengono consegnate le liste con tutti i numeri dei nati mese per mese. E tutti gli appartenenti alla classe d’età che si presenteranno saranno vaccinati entro la fine della giornata”. In questi casi, dunque, verrà meno la necessità della prenotazione. Anche perché, se si deciderà di applicare il metodo successivamente per tutto il territorio regionale, si procederà sulla base di una chiamata per anno di nascita attraverso avviso pubblico.
Il nuovo portale di prenotazione
La sperimentazione dell’accesso diretto, visto anche come una possibile alternativa in caso di blackout digitale, non esclude però l’organizzazione del nuovo portale di prenotazione, su cui si sta procedendo con le ultime messe a punto. Il sistema è stato pensato per far sì che i terzi possano prenotare per altre persone, con anche i sindaci che si sono messi a disposizione. E si è cercato di semplificarlo al massimo, evitando la richiesta dell’inserimento dei dati anagrafici. Sarà il portale stesso, distinto dal Cup, a funzionare da interfaccia con l’anagrafe vaccinale. Tornerà quindi utile anche per le Ulss, come quella di Venezia, che già effettuano le prenotazioni online. “Stiamo lavorando anche – ha rivelato Zaia – per affiancare un call center con numero verde per dare informazioni e una presa in carico diretta di chi non riesce a prenotarsi”.
La campagna vaccinale
L’intenzione del Veneto è dunque quella di diventare sempre più performante nelle vaccinazioni.
Anche ieri (23 marzo ndr) sono state effettuate quasi 22 mila somministrazioni.
Ma l’obiettivo, sempre sperando che arrivino i vaccini, resta quello di arrivare a 50 mila al giorno. Già nei prossimi giorni, così, si incrementeranno le vaccinazioni, puntando soprattutto su AstraZeneca, la cui disponibilità attuale di 191 mila dosi permette di arrivare fino alla prossima fornitura. Tra il prossimo weekend e la settimana successiva dovrebbero inoltre iniziare a essere coinvolti nella campagna anche gli specializzandi universitari. E la Regione ha chiesto ai direttori delle Ulss di programmare sessioni vaccinali fino a tarda sera, sabato e domenica compresi.
Veneto verso l’arancione?
Si avvicina, nel frattempo, la “sentenza” del venerdì, con la nuova assegnazione delle regioni alle fasce colorate.
“Se saremo arancioni – ha commentato al momento Zaia – vuol dire che ci sarà stato un colpo di lima che ci ha permesso di scendere sotto l’Rt a 1,25. Non è improbabile, ma significa che dovremo stare molto attenti, a legge vigente, perché basterebbe nulla per tornare in rosso. Se però dovesse accadere, fermo restando il criterio dell’incidenza dei 250 positivi ogni 100 mila abitanti per distretto, spero proprio di riuscire ad aprire velocemente le scuole. Di certo, nel caso, non farò un’ordinanza per chiudere le scuole sia pure per i tre giorni, da lunedì prossimo, che precederanno le vacanze di Pasqua”.
Il bollettino e le conseguenze
Tra i dati del bollettino, intanto, l’incidenza nelle 24 ore sui tamponi effettuati è al 4,3%, i morti sono aumentati di altre 28 unità, toccando quota 10.442, e continua anche il preoccupante lento ma inesorabile aumento dei ricoveri.
In ospedale per il Covid sono attualmente in 2.059 (+46), con un saldo di +7 in terapia intensiva (totale: 267, più 287 non Covid) e di +39 in area non critica. “Dal fine settimana – ha annunciato così il presidente – inizierà ad applicarsi il piano di sanità pubblica con le prime restrizioni dell’attività ordinaria. Sarà una cosa graduale, perché lo scenario è diverso da quello della prima ondata, pur con numeri simili. Soprattutto per il totale dei ricoveri, che sono ora a sole 9 unità dal picco del 31 marzo 2020”.