Arrivate le nuove scorte di vaccini Pfizer e Moderna
Cos’è cambiato, in Veneto, tra la seconda ondata della pandemia (quella di ottobre e novembre) e la terza (quella in corso)? Il dato più evidente riguarda i ricoveri in terapia intensiva. Perché, anche per l’avvio della vaccinazione, sono calati gli 80enni, mentre, per converso, è aumentata la percentuale di 60enni che hanno dovuto ricorrere ai reparti critici degli ospedali.
Il quadro delle terapie intensive
A fare il punto è stato il coordinatore dell’Unità di crisi del Veneto Paolo Rosi. Evidenziando che la percentuale di ricoveri di over 80 in rianimazione si è dimezzata, passando dal 5% al 2,5% del totale.
La fascia d’età tra i 60 e i 69 anni è invece salita al 37%, raggiungendo quella tra i 70 e i 79. Stabili, invece, le percentuali per le persone tra 50 e 59 anni (15%) e per gli under 50 (7%).
C’è anche una forte differenza, in questo caso rispetto all’ondata di un anno fa, per i ricoverati inizialmente in area non critica che si aggravano, ora tra l’11 e il 12%.
La quota di chi deve ricorrere alla rianimazione sul totale dei positivi è invece dello 0,58%.
Dimezzamento (dal 60% della seconda ondata all’attuale 30%) anche per chi viene direttamente ricoverato da casa in terapia intensiva. Quando avviene, questo passaggio si rende necessario nell’85% dei casi nella prima settimana dal ricovero, per il 40% nei primi tre giorni. “La mortalità di questi pazienti – ha aggiunto Rosi – resta elevata, ma comunque in discesa. Sempre più pazienti in terapia intensiva si salvano, sia per la riduzione dell’età media, sia per le terapie più efficaci rispetto alle complicanze”.
Le differenze tra seconda e terza fase
Rosi ha poi allargato il confronto spingendosi anche oltre il tema delle rianimazioni. “La principale differenza tra seconda e terza fase – ha sottolineato – è che adesso la curva è un po’ meno ripida. E, da un paio di giorni sembra poter far ipotizzare una flessione. Possiamo sintetizzare dicendo che la situazione è sì critica, ma almeno per ora tranquilla dal punto di vista operativo”. Basta pensare al numero dei nuovi ingressi giornalieri in ospedale, che è passato dai 5-9 di febbraio ai 20 nuovi pazienti, con punte di 26, che sono diventati un dato stabile da metà marzo in poi. Un numero che supera le uscite, con una curva dell‘occupazione dei posti che cresce in maniera lineare.
“Se la situazione non cambia – riprende Rosi – a fine mese arriveremo a 300-310 posti occupati in terapia intensiva, per cui abbiamo reso operativi più di 600 posti letto in area critica”. Alle 260 (+16 nelle 24 ore) terapie intensive-Covid occupate, si devono infatti aggiungere le 286 per altri motivi, con un margine di circa 90 posti liberi al giorno. “Questo – conclude il coordinatore – ci permette di non dover affrontare criticità o prevedere riduzioni drastiche delle attività ordinarie, né di dover spostare pazienti fuori provincia”.
Vaccini: arrivate 83.000 dosi di Pfizer
La notizia del giorno, riguardo alla campagna vaccinale, è invece la consegna, avvenuta alle 11 di martedì 23 marzo, delle attese nuove 83.000 dosi del siero Pfizer (un quantitativo identico è atteso anche per la prossima settimana, poi si passerà a 120 mila dalla successiva), che permetteranno da domani di continuare a vaccinare, partendo dai richiami e potendo fare anche nuove prime dosi, soprattutto per gli ultra 80enni. Nella giornata di lunedì 22 le somministrazioni sono state 17.224, di cui 12.308 di prime dosi, portando il totale a 640.456 dosi inoculate, con 203.789 persone che hanno completato il ciclo con la seconda dose. Numeri che, nonostante il Veneto, con 308 dosi ogni 100 mila abitanti, sia secondo in Italia solo al Lazio (a quota 310), spingono l’assessore Manuela Lanzarin ad ammettere che “l’immunità di gruppo è ancora lontana”.
Covid: vaccinare il più possibile
La strategia, confermata dal direttore della Sanità regionale, Luciano Flor, resta comunque quella di vaccinare il più possibile, puntando alla media di 25 mila somministrazioni al giorno, tenendo scorte minime in magazzino. “La giacenza attuale – ha illustrato Flor – ci permette di arrivare con i richiami fino a martedì prossimo, quando sono annunciate le nuove consegne, mentre le prime dosi potrebbero essere esaurite prima”. Nel frattempo, con un giorno di ritardo, sono arrivate anche le 30 mila nuove dosi di Moderna, mentre la prossima distribuzione di 100 mila dosi di AstraZeneca (55 mila dosi la scorta veneta, che copre fino a martedì) è fissata per la prossima settimana.