Non solo la quotidianità, ma anche l’attitudine a spesa e risparmio degli Italiani sono state stravolte dall’emergenza-coronavirus.
Sia le famiglie che le imprese, nel 2020, hanno tagliato radicalmente consumi e investimenti, con una crescita annua del 7,3% delle riserve. Un segnale di prudenza, certo. Ma anche l’innesco di un meccanismo di reazioni a catena, nel complessivo sistema economico, da cui deriva un ulteriore freno per l’economia.
Lo sottolinea un’elaborazione di Unimpresa sui dati di Banca d’Italia.
Risparmi vicini ai 2.000 miliardi
A dicembre dello scorso anno, illustra lo studio, i fondi accantonati dai risparmiatori nel nostro Paese hanno raggiunto quota 1.956,1 miliardi.
Un anno prima, le riserve ammontavano a “soli” 1.823,1 miliardi, per cui il saldo netto fa segnare 133,1 miliardi di incremento.
In particolare, le famiglie sono riuscite ad aumentare il risparmio di 66,1 miliardi: +6,33% su base annua, per un totale di 1.109,6 miliardi rispetto ai 1.043,6 di fine 2019.
E ammonta a 75,8 miliardi la quota totale accantonata dalle aziende familiari, che l’hanno aumentata di 11,7 miliardi (+18,27%).
Con lo stop agli investimenti, le imprese hanno invece aumentato la quota trattenuta del 23,8%, pari a ulteriori 73,9 miliardi, che portano le loro risorse accantonate a 384,5 miliardi (da 310,6).
Il risparmio si fa “liquido”
I timori legati all’incertezza economica si ripercuotono anche sulla struttura del risparmio. A essere privilegiate, così, sono le forme maggiormente liquide o facilmente liquidabili proposte dal mercato finanziario. La parte del leone la fanno sempre più i conti correnti, che hanno fatto registrare nel corso del 2020 un incremento di liquidità del 14,07%, portando il totale da 1.182,3 a 1.348,7 miliardi con una crescita di 166,3 miliardi. Salgono anche i depositi rimborsabili, da 305,7 a 313,2 miliardi: incremento del 2,47%, pari a 7,5 miliardi.
Le altre forme di risparmio
Fanno invece da contraltare i cali soprattutto dei “pronti contro termine” che scendono di ben 31,5 miliardi (-26,5%), raggiungendo quota 87,2 miliardi rispetto ai 118,8 di dicembre 2019. Ma vanno giù anche i depositi vincolati (-4,25%, pari a 9,1 miliardi) ora attestati a 206,9 miliardi (da 216,1).
Nello specifico, la flessione dei depositi con scadenza più ravvicinata, ovvero fino a 2 anni, è pari al 3,2%, quantificabile nella differenza di 1,4 miliardi tra i 46,7 precedenti e i 45,2 attuali.
Ancor più marcato il segno meno di quelli con scadenza oltre i due anni: in questo caso, la percentuale è del -4,54%, che porta il totale di risparmi impiegati in questa forma da 169,3 a 161,6 miliardi (-7,6).
I risparmi delle altre realtà
La tendenza mostrata da famiglie e imprese viene confermata anche da altre realtà economiche. Le onlus fanno segnare un incremento di 3,1 miliardi di risparmi, che fanno salire le loro riserve da 29,7 a 32,8 miliardi (+10,67%). Anche gli enti di previdenza accantonano più fondi, esattamente 1,7 miliardi aggiuntivi che portano il totale da 20,1 a 21,8 miliardi (+8,58%). Un segno positivo rilevante (+12,07%) arriva anche dalle assicurazioni, il cui risparmio è ora di 11,9 miliardi contro i 10,6 di un anno fa (+1,2 miliardi).
Per i fondi pensione, infine, l’incremento su base annua è del 6,52%: 461 milioni, con cui il totale risparmiato passa da 7,1 a 7,5 miliardi.