Spesso abbandonate a terra o semplicemente non raccolte (con un pari grado di inciviltà) le mascherine sono diventate nell’ultimo anno di pandemia non solo un compagno quotidiano della vita di tutti noi, ma anche uno dei principali problemi di chi garantisce la pulizia delle nostre strade.
Ed è proprio dalla strada che potrebbe arrivare la soluzione di come smaltire queste ingenti quantità di rifiuti. Perché i materiali che compongono le mascherine possono tornare utili proprio per asfaltare le nostre vie.
Lo studio australiano
Lo dice uno studio, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, realizzato da un gruppo di studiosi dell’Università RMIT, in Australia. I risultati ottenuti dalla prima sperimentazione dimostrano infatti come per ogni mascherina usa e getta che ha completato il suo utilizzo è possibile una seconda vita. I materiali utilizzati sono infatti in grado aggiungere rigidità e resistenza agli strati di base di strade e marciapiedi.
Se sminuzzate e inserite nell’impasto del manto stradale, le mascherine possono cioè diventare parte dell’asfalto. I ricercatori continueranno ora ad approfondire l’argomento, visto che i risultati potrebbero aprire le porte a nuove ricerche sul riutilizzo di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale.
Il manto stradale
Le strade sono normalmente costituite da quattro strati: il fondo, la base, il legante e l’asfalto. Ciò che è imprescindibile è che questi devono essere sia resistenti che flessibili per sopportare il peso dei veicoli pesanti e prevenire fessurazioni. La produzione del materiale stradale prevede tra i suoi componenti anche i cosi detti ACR ovvero i rifiuti edilizi, precisamente gli aggregati di calcestruzzo riciclato.
L’idea del gruppo australiano prevede di aggiungere a quest’ultimo le mascherine usate sminuzzate, in diverse percentuali. Dopo numerosi tentativi, si è scoperto che il bilanciamento ideale prevede l’1% di rifiuti di mascherine con il 99% di ACR. Il risultato? Un prodotto conforme agli standard richiesti dall’ingegneria civile per le pavimentazioni con una duttilità e una flessibilità maggiore nell’impasto.
Da rifiuto a nuova vita
Facendo un po’ di calcoli, per creare la base e il fondo di un chilometro di strada a due corsie larga sette metri, impiegando l’1 per cento di dispositivi di protezione individuale riciclati servono circa 93,2 tonnellate di mascherine triturate. In questo modo se ne sottrarrebbero circa 3 milioni dalla discarica.
Secondo il rapporto della Commissione Ecomafie in Italia da maggio a dicembre 2020 sono finite nella spazzatura 300 mila tonnellate di guanti e mascherine usate. Considerazioni che hanno spinto gli studiosi a cercare idee sul loro riutilizzo. Anche perché le mascherine monouso non sono di facile riciclo. Sono infatti composte da materiali diversi e rappresentano un rifiuto potenzialmente pericoloso anche se vengono correttamente smaltite. Un procedimento che, in ogni caso, prevede un accumulo nelle discariche e un successivo incenerimento con potenziali effetti negativi sull’ambiente.
Valentina Rossi