La ristrettezza del numero di dosi di vaccino anti-Covid rispetto a quelle che effettivamente servirebbero pone una questione: meglio completare il ciclo vaccinale con le due dosi per un determinato numero di persone o meglio somministrare una dose al doppio della popolazione coinvolta nella campagna? Le Regioni hanno posto la questione al ministro della Salute, Roberto Speranza, nella riunione della conferenza di giovedì 25 febbraio. E qualcosa sembra già muoversi, all’interno del Governo.
Tra Aifa e Ecdc
Il ministro avrebbe infatti già chiesto ad Aifa la possibilità di somministrare una sola dose quantomeno a chi ha già contratto il coronavirus. L’Ecdc ha infatti già dichiarato che, in questi casi, un minimo di copertura anticorpale resta, nel soggetto che ha superato l’infezione. E, quindi, anche una sola dose di vaccino potrebbe dare risultati positivi.
Per arrivare alla circolare, a questo punto, serve solo il parere positivo dell’Agenzia italiana del farmaco. Già il fatto che si sia cominciato a ragionare in questa prospettiva, in ogni caso, viene visto come un successo, dal presidente del Veneto, Luca Zaia, che si era già da giorni schierato in tal senso. “In punta dei piedi – ha spiegato – ho chiesto al ministro di valutare questa opportunità, dal punto di vista scientifico e organizzativo, e mi ha risposto che i tecnici stavano lavorando a questa possibilità. Per noi, sarebbe un risultato importante, perché ci permetterebbe di risparmiare circa 330 mila dosi”.
I dati del Veneto alla vigilia delle nuove fasce
Il numero di positivi dall’inizio della pandemia in Veneto, infatti, ha superato questa quota. Nelle ultime 24 ore, sono stati 1.304 i nuovi casi riscontrati, su 47.356 tamponi effettuati. L’incidenza è dunque salita al 2,75%. “Sono sempre numeri piccoli – ha commentato Zaia – ma è anche vero che c’è stato un raddoppio. Così come l’Rt è passato da un dato sotto lo 0,6 a uno sopra lo 0,9. Piccoli campanelli d’allarme, comunque in una situazione buona rispetto a quello che si vede in giro”.
Il dato positivo è che, dopo l’eccezione di due giorni fa, i numeri sui pazienti ricoverati hanno ripreso la flessione iniziata da inizio anno. Adesso sono 1.351 i ricoverati, con un netto calo (-30) soprattutto in area medica, ora attestata a 1.217. “La nostra preoccupazione – ha concluso il presidente – è legata soprattutto al fatto che basta poco, con un Rt a questi livelli, per tornare sopra a 1 e vederci assegnare di nuovo la fascia arancione, che vuol dire restrizioni”. Il “verdetto” è atteso come sempre per la giornata di venerdì, anche se il nuovo Dpcm dovrebbe prevedere un anticipo delle valutazioni per consentire ai cittadini e alle attività commerciali di adeguarsi per tempo.
Le richieste al Governo: scuole e misure
Tra le richieste avanzate dal Veneto nella riunione di questa mattina, 25 febbraio, col Governo, c’è stata intanto quella di un rapido pronunciamento del Comitato tecnico scientifico sul tema dell’apertura delle scuole. “L’ho fatto – ha spiegato Zaia – non perché ce l’abbia con la scuola, anzi. Ma non vorrei che la situazione ci scappasse di mano dal punto di vista sanitario e ci trovassimo di nuovo a piangere tra un mese. Noi non siamo in grado di esprimere considerazioni. E dal punto di vista meramente epidemiologico il Cts deve dirci perché alcune forme di aggregazione sono state ritenute pericolose e altre, come la scuola, no. Sarà poi ogni regione a valutare questo parere”.
Sul fronte delle ulteriori misure restrittive che possono essere introdotte dalle Regioni, nel frattempo, è arrivata una sentenza della Corte costituzionale, che afferma che non possono essere decise a livello territoriale. “È per questo – conclude il governatore – che, con una richiesta condivisa dai colleghi presidenti di Regione, ho detto al Governo che sarebbe bene che Iss e Cts indichino loro le eventuali misure. Sarà quindia chiedere di adottarle, d’intesa comune, rispettando l’autorità territoriale ma avendo anche un fondamento giuridico”.