Mentre prosegue la campagna di vaccinazione, per ora la linea da adottare è quella della prudenza
Partiamo da una premessa importante.
Il vaccino non può eliminare il Coronavirus, ma trasformarlo in una malattia non mortale.
Nei Paesi in cui la campagna di immunizzazione ha raggiunto un numero considerevole della popolazione, i buoni risultati sono evidenti. L’esempio è Israele. Lì, a fronte di una popolazione di 9 milioni di abitanti, un israeliano su tre ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino. E già si registra una significativa diminuzione sia dei positivi che dei ricoveri.
Con il vaccino restano le regole di cautela
Questo non significa però che il vaccino consentirà un ritorno alla totale normalità.
Mascherina, distanziamento sociale e lavaggio frequente delle mani dovranno restare infatti delle buone abitudini cui attenersi. Non solo.
Il Ministero della salute ha stabilito che, in caso di contatti con un positivo, nemmeno chi ha già ricevuto entrambe le dosi di vaccino può evitare la quarantena.
Quindi dieci giorni di isolamento, poi un tampone molecolare di controllo. E, in caso di positività, ancora quarantena fino al test negativo. Nessun allarmismo ma una linea di cautela che già si sta mettendo in atto nel Lazio dove, in un ospedale fuori Roma, tre medici immunizzati, a sorpresa sono risultati positivi al tampone dopo un focolaio scoppiato in corsia.
L’importanza della vaccinazione massiccia
«Alla luce degli studi sul virus, sempre in costante aggiornamento, abbiamo modo di pensare che il vaccino, una volta esteso a una larga fascia di popolazione, sia efficace anche per abbatterne la circolazione. E possiamo contare sulla sua capacità protettiva – spiega l’infettivologo Stefano Vella, docente di Salute globale all’Università Cattolica di Roma e già presidente di Aifa oltre che direttore dell’Istituto Superiore della Sanità – Una persona che abbia fatto il vaccino, con la seconda dose ritengo non corra più il rischio di ammalarsi e di infettare gli altri.
Tuttavia al momento ci vuole ancora cautela. Bisogna infatti tener conto del fatto che il virus, più circola, più muta e le varianti sono più difficili da controllare. Per questo è necessario accelerare le vaccinazioni. Infatti – precisa Vella – più tempo ha a disposizione il virus per circolare, maggiori sono le possibilità che possa sviluppare mutazioni potenzialmente in grado di neutralizzare gli effetti del vaccino. Va comunque detto che nel nostro Paese le varianti sono poche e che il vaccino va ripetuto, come per capirci con quello dell’influenza, nel caso il virus sia mutato».
La corsa contro il tempo
Mutazioni permettendo, l’importante, quindi, è arrivare al più presto a immunizzare il maggior numero di persone.
“In Italia si avrebbero subito risposte in questo senso – conclude Vella – arrivando in tempi brevi a vaccinare 5/6 milioni di persone che appartengono alla categoria fragile».
I numeri dei vaccinati in Italia
In Italia, secondo dati aggiornati alle 6:30 del 10 febbraio 2021, risultano vaccinate 2.699.495 persone.
Di queste, 1.214.139 (pari al 2,01% della popolazione) hanno ricevuto anche la seconda dose, mentre 1.485.356 (pari al 2,46% della popolazione) la prima.
Per ogni persona occorrono due dosi a distanza di 21 giorni per Pfizer, 28 per Moderna.
Chi è stato vaccinato, per proteggere chi non si è ancora potuto immunizzare, dovrà continuare a comportarsi mantenendo tutte le precauzioni note.