La crisi di Governo è entrata nella settimana decisiva per la sua soluzione. Nei prossimi giorni, forse già giovedì 11 febbraio, il premier incaricato Mario Draghi potrebbe sciogliere le riserve, accettare l’incarico, presentare la squadra di ministri da sottoporre poi all’approvazione di Senato e Camera e giurare.
Un Esecutivo, sostenuto praticamente da tutti i partiti (solo Fratelli d’Italia ha già annunciato che non voterà a favore), che potrebbe essere esclusivamente formato dai tecnici o anche misto ma, sembra, senza i leader dei diversi schieramenti, compreso l’ex premier Giuseppe Conte. Soprattutto, un Governo pensato per arrivare fino alla naturale scadenza della Legislatura di marzo 2023.
Non, quindi, un governo di scopo con termini anticipati, collegati alla fine dell’emergenza in atto, come avrebbero richiesto alcune forze politiche, mirando all’obiettivo di arrivare all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica nel 2022.
Le linee di un ESECUTIVO EUROPEISTA
Il secondo giro delle consultazioni è iniziato lunedì 8 febbraio. Il programma prevede per oggi (9 febbraio ndr) gli incontri con i rappresentanti dei partiti maggiori e per mercoledì 10 il confronto con parti sociali ed enti locali. Ai tavoli, Draghi sta presentando la piattaforma programmatica che intende seguire il suo Governo. Perché la fiducia delle forze politiche dovrà basarsi solo sul programma, senza possibilità di mediazioni o ulteriori trattative. E il premier incaricato ha già sottolineato che si tratterà di un Esecutivo dalla convinta matrice legata all’Europa e al Patto Atlantico.
Il punto di partenza, ovviamente, sono le misure da mettere in campo per uscire dalla crisi sanitaria, oltre che da quella economica che ne è derivata. Un pacchetto di misure improntate, Draghi non ne ha mai fatto mistero, a quell’idea di “coesione sociale” a cui ha fatto appello lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno e che è stata da poco rilanciata anche dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
Le prime misure legate alla CRISI SANITARIA
Oltre al cronoprogramma dell’iter di costituzione del Governo, in agenda sono già presenti una serie di importanti scadenze.
A fine settimana, il 15 febbraio, scade innanzitutto il decreto legge che blocca gli spostamenti tra regioni, anche se inserite in zona gialla (colore della fascia che, escluse poche eccezioni, attualmente riguarda l’intero Paese). L’ipotesi di una proroga sembra tutt’altro che campata in aria.
Determinante più che mai sarà il rapporto settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità di venerdì 12, per capire se i parametri della diffusione del contagio consentono di aprire ad alternative diverse rispetto allo stato attuale.
Il Dpcm attualmente in vigore, invece, scadrà il 5 marzo, consentendo dunque al Presidente del Consiglio un margine di manovra un po’ più elastico.
Nel frattempo, però, dovrà essere affrontato il tema del blocco ai licenziamenti, previsto per il 31 marzo.
Anche in questo caso, una delle strade che potrebbe scegliere di seguire il Governo è quella della proroga. Se così fosse, però, l’idea sembra quella di prevederla non per tutti i lavoratori, ma solo per le categorie più colpite, con una selezione delle situazioni legata anche alle dimensioni delle imprese.
Il rilancio dell’ ECONOMIA: ristori, apertura dei cantieri, nuovo Recovery Plan
Da economista esperto, l’ex presidente della Banca Centrale Europea ha del resto ben chiare le idee relativamente ai punti su cui basare la ripartenza dell’economia, pilastro non meno importante della salute per dare una prospettiva futura all’Italia.
Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte, il 26 gennaio, l’attività d’aula del Parlamento si è fermata, ma uno dei temi su cui hanno continuato a lavorare le commissioni è proprio l’organizzazione degli strumenti propedeutici all’utilizzo dei 222 miliardi di euro del Recovery Fund europeo destinati al nostro Paese.
Motivo per cui si sostanzia giorno per giorno l’idea che molto probabilmente Draghi andrà a modificare in modo netto l’impostazione del Recovery Plan scritto da Conte.
Ambiente e sviluppo compatibile sono due parole chiave, nell’impostazione di Draghi.
In più, sul delicato tema dei ristori, il premier incaricato preferisce puntare più su misure volte a favorire il rilancio dell’attività delle imprese, piuttosto che intervenire con finanziamenti a pioggia. Anche nel settore pubblico, le infrastrutture già programmate e finanziate vanno sostenute verso la pronta apertura dei cantieri per la concreta realizzazione delle opere.
Così come va aperto un ragionamento sul sistema bancario, visto che diversi istituti sono indebitati a causa del rallentamento dell’economia legato all’emergenza-coronavirus.
Sistema sanitario e SCUOLA: il prolungamento fino a luglio
Non meno delicati sono gli aspetti che il nuovo Governo dovrà affrontare per quanto riguarda i giovani, una delle categorie che hanno risentito maggiormente delle restrizioni legate al coronavirus, e in particolare rispetto al mondo della scuola. Draghi ha già ventilato, al riguardo, un prolungamento dell’anno scolastico fino a fine giugno per recuperare le giornate di didattica perse. Ma il premier incaricato guarda anche avanti in prospettiva, all’anno scolastico 2021/22. E, come ha detto nel corso delle consultazioni, è necessario lavorare fin da subito per un ritorno alla normalità anche relativamente ai temi dell’affollamento delle classi e dell’assegnazione delle cattedre.
I concorsi per il personale docente devono cioè essere chiusi prima di settembre, evitando così la necessità di ricorrere alle supplenze. Che, secondo Cisl scuola, rischiano di salire il prossimo anno scolastico a quota 220 mila.
Le RIFORME strutturali:
Tutto quanto si lega all’emergenza si sommerà infine a una serie di temi fondamentali e di riforme strutturali nell’agenda dell’attività “ordinaria” del Governo. C’è la questione aperta dell’immigrazione.
L’Italia attende la riforma del fisco e dell’Irpef e quella pensionistica, in primis la riorganizzazione dell’Inps. Così come vanno ripensate Pubblica Amministrazione e giustizia, partendo da quella civile, come chiede l’Europa, ma senza escludere una possibilità di intervenire anche sul penale.
Argomenti che, all’interno di una maggioranza variegata come quella che dovrebbe sostenere il nuovo Governo, vedono posizioni spesso agli antipodi.
Alberto Minazzi