Le vacanze natalizie sono ormai andate, ma c’è ancora tempo per salvare la stagione dello sci amatoriale. L’approvazione da parte del Comitato tecnico scientifico al protocollo di sicurezza anti-Covid elaborato dalle Regioni apre infatti alla riapertura degli impianti potenzialmente già dal prossimo 15 febbraio, quando scadranno anche i divieti di spostamento tra regioni diverse.
Il protocollo e l’ok del Cts
Il documento realizzato dalla Conferenza delle Regioni il 28 gennaio, contenente le linee guida per il contenimento del contagio, ha ricevuto un ok pressoché integrale dal Cts.
L’unica richiesta che aveva suscitato perplessità fin dall’inizio, e non è stata accolta, è quella di consentire la riapertura degli impianti anche nelle regioni in fascia arancione.
Non basterà cioè l’adozione di misure specifiche come l’uso di mascherine Ffp2 e la capienza dimezzata in cabine, funivie e seggiovie per autorizzare la pratica sciistica nelle zone a rischio più elevato. Il via libera da lunedì 15 sarà possibile solo nei territori ricadenti in fascia gialla.
Le misure del protocollo
La versione del testo approvata dal Cts non è ancora stata ufficialmente comunicata agli operatori del settore. A quanto risulta, comunque, il protocollo dovrebbe prevedere un limite al numero di skipass giornalieri, calcolato anche sulla base degli abbonamenti stagionali e settimanali rilasciati, per contenere il numero di presenze sulle piste.
Sempre per evitare assembramenti, si cerca di favorire il più possibile la vendita di biglietti online, con comunque il rispetto del distanziamento interpersonale non solo nelle code, ma anche alle biglietterie fisiche, che saranno comunque aperte.
Una boccata d’ossigeno per la montagna
L’approvazione del Cts era requisito imprescindibile per riavviare i discorsi relativi alla gravissima crisi vissuta dalla montagna.
La riapertura degli impianti potrebbe infatti generare, secondo una stima di Coldiretti, un indotto di circa un miliardo di euro. È chiaro, però, che è solo una prima boccata d’ossigeno, visto che la decisione andrà adesso sostenuta dalle scelte del nuovo Governo. E che tutto dipenderà dall’andamento delle curve epidemiologiche.
Nella provincia di Bolzano, ad esempio, si è deciso di entrare nuovamente in lockdown, le cui misure saranno attive da lunedì 8 febbraio.
Veneto tra Mondiali e sci amatoriale
La notizia dell’ok del Comitato tecnico scientifico è arrivata proprio alla vigilia del Mondiali di sci.
La kermesse iridata che prenderà il via a Cortina d’Ampezzo da domenica 7 febbraio sarà così una sorta di preludio al possibile ritorno sulle piste di tutti gli appassionati.
«È un bel segnale – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia – un segnale doppio. Da un lato ci regala una grande tranquillità, perché il via libera arriva direttamente dal mondo scientifico. Dall’altra parte, fornisce l’occasione per un rilancio della montagna».
Anef: 10 giorni per essere pronti
Anche i gestori degli impianti sciistici, ovviamente, hanno salutato con soddisfazione la novità, pur sottolineando gli aspetti ancora da definire.
«Sicuramente – commenta Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari Anef – è un passo avanti, perché questa approvazione delle linee guida era un requisito necessario. Ma ancora non è sufficiente. Ci vuole infatti l’approvazione del Governo, altrimenti non potremo chiudere le casse integrazione o assumere stagionali. Così come è fondamentale la circolazione tra regioni, altrimenti la gestione economica sarà difficilmente sostenibile per le realtà più piccole, come Trentino e Valle d’Aosta».
Per essere pronti, in ogni caso, Ghezzi spiega che «ci vorranno tra i 7 e i 10 giorni, non solo per le misure legate al Covid, ma anche per le piste. Per quanto siamo abbastanza a buon punto su entrambi i fronti, avendo tra l’altro già messo in campo misure simili in estate».
Il commento dei gestori alle misure
Se il testo approvato sarà effettivamente quello scritto dalle Regioni, la presidente di Anef non vede comunque particolari criticità.
«Il tema delle chiusure nelle zone arancioni non mi spaventa più di tanto, perché sono le stesse regole generali che escludono la possibilità di fare turismo, anche qualora i visitatori non temessero l’alto rischio di contagio. Né temo il contingentamento dei flussi sulle piste, perché non avremo la clientela straniera, mentre su quello dei territori stiamo lavorando con le Regioni». Il riempimento delle cabine, poi, sarà gestito con tornelli e le stesse casse, pur avendo tutti attivato la biglietteria online, funzioneranno solo in parte.
E poi, visto che di neve ne è venuta tanta, richiedendo solo di spalarla e gestirla, quel che veramente manca, secondo Valeria Ghezzi, sono gli aspetti legati all’ospitalità.
«Gli alberghi non possono riaprire dalla mattina alla sera e il Governo deve dire se si può riavviare il flusso di prenotazioni, altrimenti c’è il rischio di concentramenti il sabato e la domenica».
Federfuni: riapertura primo ristoro
«La riapertura degli impianti – è la riflessione di Andrea Formento, presidente di Federfuni Italia – è il primo ristoro per le aziende del settore, che avrà immediate ricadute su tutta l’economia, principalmente in termini di liquidità e riassunzione delle persone». I gestori avevano infatti già avviato sul tema dei ristori un’interlocuzione con il Governo e con forze bypartisan del Parlamento. «A questo punto – conclude Formento – credo che non ci siano più motivi per tenere chiusi gli impianti nelle zone gialle, anche perché le misure delle linee guida le abbiamo già predisposte o quantomeno abbiamo già avviato i percorsi per realizzarle. E, del resto, i numeri dei contagi in alta montagna già nella prima ondata non sono stati particolarmente alti. Adesso spetterà a tutti, operatori e utenti, mettere in pratica le misure per garantire rispettivamente lavoro e attività sportiva».