La pratica sui tamponi rapidi fai da te è arrivata a Roma. La sperimentazione, che ha fatto capo al coordinamento delle microbiologie del Veneto e ha coinvolto anche alcune realtà confinanti (dal Friuli Venezia Giulia all’Emilia Romagna, dal Trentino all’Alto Adige), è infatti conclusa.
Si attende adesso quindi solo il via libera dalle autorità sanitarie nazionali a uno strumento che potrebbe risultare importantissimo nello screening della popolazione per verificare la diffusione del contagio.
Un tampone che funziona
Il dato più importante è che, come ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia, dando l’annuncio, la sperimentazione ha dato risultati positivi.
“Il professor Rigoli – ha spiegato il governatore – mi ha confermato che il tampone fai da te funziona. La sua efficacia inizia infatti a calare sopra le 33 amplificazioni. Ma la letteratura scientifica è ormai concorde nel riconoscere che, sopra un elevato numero di amplificazioni, non si trova più un virus con un grado infettivo di virulenza sufficiente alla trasmissione, trattandosi spesso di frammenti di dna o rna del Covid”.
I dati e le conseguenze
Tra i dati del bollettino quotidiano, spicca quello dei ricoveri, che, a quota 2.069, sono ormai a un solo paziente dal massimo toccato a marzo. Il Veneto si avvia così con serenità alla valutazione di venerdì, dove si attende con sufficiente certezza la conferma della zona gialla.
“L’Rt – ha sottolineato al riguardo il presidente – non sembra indicare un possibile cambio di fascia. Oggi il virus circola meno e questo ci permetterà, venerdì 5 febbraio, di presentare un nuovo piano di sanità pubblica relativo alle scuole”.
La campagna vaccinale
La seconda fase della campagna vaccinale prenderà intanto ufficialmente il via il 15 febbraio, con la coorte dei nati nel 1941. Da oggi e fino al termine della settimana, stanno partendo gli invii delle lettere di invito ai soggetti coinvolti. L’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha confermato anche che, diversamente a quanto inizialmente indicato, la vaccinazione dei 75 enni partirà solo una volta completato il vaccino degli over 80 e non in parallelo.
Vaccini e fasce d’età
Il presidente Zaia ha quindi sottolineato come, “a differenza di altre zone d’Italia, che portano la media nazionale al 14%, i soggetti ai quali è stato somministrato il vaccino senza rientrare nelle fasce d’età della prima fase in Veneto sono solo l’8-9%. E si tratta per la quasi totalità dei casi di dipendenti della sanità o di cooperative coinvolte nell’assistenza sanitaria”.
In Veneto, in ogni caso, si è riservata una maggiore attenzione alle fasce più fragili, visto che il 15,7% di vaccini sono stati somministrati a over 80 (in Italia il dato medio è di poco superiore all’11%) e il 17% agli ospiti delle Rsa territoriali (il dato nazionale è di poco sotto il 10%).
I vaccini di Pfizer e Moderna
A scattare la fotografia della disponibilità di vaccini è intervenuto poi Michele Mongillo, responsabile dell’unità organizzativa di prevenzione e sanità pubblica del Veneto.
Alle ore 12 del 3 febbraio, le dosi di Pfizer e Moderna somministrate sono in tutto 190.163 e 76.015 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale con la ricezione della seconda dose. Il piano di consegne prevede, di qui a fine febbraio, l’arrivo in Veneto di circa 52.000 dosi dei due sieri l’8 febbraio, 50.300 il 15, 91.380 il 22. Delle 402.360 dosi di Pfizer previste per la regione fino al 28 febbraio ne sono state consegnate finora 258.450 e delle 63.900 di Moderna, ne sono arrivate fin qui 13.200.
Il vaccino di AstraZeneca
Il piano relativo ad AstraZeneca prevede invece, sui 3,4 milioni destinati all’Italia, 3 consegne, il 15 febbraio e l’1 e il 15 marzo, per complessive 260 mila dosi. “E pare – ha rivelato Mongillo – che il calendario di somministrazioni di questo vaccino sia più elastico, prevedendo la somministrazione della seconda dose in un periodo compreso tra un mese e tre mesi dalla prima. Un dato che verrà ora verificato, in tal senso, è che l’efficacia sia addirittura maggiore in proporzione alla maggiore distanza tra le due somministrazioni. Se questo sarà confermato, potrebbe cambiare radicalmente le scelte organizzative”.
Alberto Minazzi