È una Laguna di Venezia diversa da prima, quella ridisegnata dalla realizzazione del sistema di paratoie del Mose. “Innegabilmente -ammettono gli esperti che hanno studiato per Corila l’habitat naturale e le comunità biologiche durante i primi dieci anni di cantieri – i lavori alle bocche di porto hanno mutato lo stato dei luoghi”.
Ma diverso non vuol dire peggiore. Non solo perché, lo hanno dimostrato i fatti fin dallo scorso autunno, le barriere mobili, pensate tra l’altro tenendo conto dell’innalzamento globale del livello dei mari e dunque in grado di essere efficaci anche qualora questo livello si innalzasse fino a 3 metri, sono effettivamente in grado di proteggere la città storica dalle acque alte eccezionali.
Chi popola oggi la laguna
Il complesso sistema lagunare, infatti, è stato riconosciuto “area prioritaria di interesse mondiale per la conservazione e la protezione dell’avifauna“.
Il Corila, il Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia, ha seguito passo passo la nascita del Mose monitorando in questi ultimi dieci anni l’impatto dei lavori alle bocche di porto e in laguna. Attraverso i suoi numerosi studi, per esempio, oggi possiamo dire di conoscere di più alcune comunità costiere e lagunari che la popolano.
Lo studio sulle comunità ornitiche
Nei 70.000 ettari della Laguna di Venezia vive un numero sempre più elevato di uccelli acquatici. Molti vi arrivano per svernare, “segno della disponibilità di siti di sosta, alimentazione e nidificazione che la Laguna – viene rilevato dallo studio condotto dagli ornitologi Francesca Coccon e Natale Emilio Baldaccini – può offrire agli uccelli stanziali e migratori”.
Le modificazioni intervenute alle bocche di porto non hanno infatti generato solo effetti negativi. Anzi, si è creata una nuova “disponibilità di siti di nidificazione o riposo prima inesistenti, ben presto e massivamente sfruttati dalle specie acquatiche”.
Il punto di equilibrio tra salvaguardia e grandi opere
Il rapporto si basa su rilevamenti condotti nel corso di tutto l’anno tra aprile 2005 e dicembre 2015 nell’intera area lagunare. E ha permesso di descrivere le variazioni qualitative e quantitative delle comunità di uccelli terrestri e acquatici, evidenziando i mutamenti intervenuti nei diversi siti e definendo le tendenze presentatesi nel corso del tempo.
I risultati ottenuti non hanno però una valenza esclusivamente statistica. L’attività di monitoraggio ha consentito infatti per la prima volta di avere una conoscenza quantitativa delle comunità ornitiche della Laguna. E, conoscendo incidenza numerica e trend di presenza delle specie, è possibile avere elementi fondamentali per la corretta gestione dei siti di interesse comunitario presenti nel comprensorio lagunare. Si tratta infatti di informazioni utili per trovare il punto di equilibrio tra necessità di salvaguardia ambientale e realizzazione di grandi opere.
I risultati generali
Il rapporto si addentra nello specifico dei siti presi in considerazione: Punta Sabbioni, San Nicolò, Alberoni, Santa Maria del Mare, Ca’ Roman, San Felice, Bacan di Sant’Erasmo e bacino lagunare aperto all’escursione di marea.
Per ognuno dei siti vengono analizzate le specifiche tendenze, visto che gli andamenti del processo evolutivo non sono univoci. Ma ci sono anche delle conclusioni generali. Ad esempio, si è riscontrato che nell’area vasta lagunare, nel periodo monitorato, le comunità ornitiche sono risultate in una condizione di espansione numerica generalizzata, salvo limitate eccezioni.
“Ciò depone a favore della capacità portante della Laguna, in grado di ospitare frazioni svernanti e nidificanti delle specie acquatiche del Paleartico occidentale, alcune delle quali di particolare importanza conservazionistica”, spiegano gli studiosi.
Siti costieri e rumore dei cantieri
Le comunità degli ambienti costieri prospicienti le bocche di porto sono dominate da passeriformi, hanno però fatto registrare modelli evolutivi differenti, in taluni casi negativi.
Le comunità ornitiche dei siti costieri, pur avendo evidenziato in alcuni casi uno stato di sofferenza, hanno del resto fatto seguire alle flessioni un diverso grado di recupero. “Durante il monitoraggio, non sono stati individuati fattori causali responsabili dei cambiamenti dello stato popolazionistico delle comunità di queste aree, se non quelli derivanti dalla contiguità con le aree di cantiere”, precisano gli studiosi. I rumori, insomma, hanno temporaneamente allontanato alcune specie, che poi sono tornate a vivere e nidificare nei luoghi monitorati.
I siti che sembrano aver subìto i maggiori effetti sulle loro comunità ornitiche, in particolare nel periodo tra il 2008 e il 2011, sono Alberoni e San Felice.
Le specie target
Per il Bacan di Sant’Erasmo, è stato effettuato anche un approfondimento relativo 3 specie target: fratino, pivieressa e piovanello pancianera.
Si tratta infatti di specie tipiche rilevate al Bacan sin dall’inizio del monitoraggio. Si presentano dunque particolarmente indicate per rilevare variazioni sul lungo periodo, anche nel confronto con l’intero bacino lagunare.
La presenza del piovanello pancianera è diminuita al Bacan, mentre si è registrato un forte incremento della popolazione in laguna aperta, con una ridislocazione delle presenze, in particolare verso la lunata realizzata alla bocca del Lido. Si è passati da 10.800 individui a gennaio 1993 a 37.587 nel 2015. E questo rende la Laguna di Venezia il più importante sito di sverno di tale specie a livello nazionale.
Anche il fratino, pur diminuendo sia al Bacan che in area vasta (anche come svernante), così come avvenuto comunque su tutto il territorio nazionale, ha sfruttato sempre più per alimentazione, nidificazione e sosta gli habitat artificiali presenti in Laguna, abbandonando via via i litorali.
Nel corso del monitoraggio, si è invece registrato un generale aumento di esemplari di pivieressa, con andamento prettamente stagionale e picchi di presenza nel periodo di migrazione post-riproduttiva e di svernamento. Con una media di 1.256 individui svernanti tra gennaio 2011 e gennaio 2015, la Laguna di Venezia rappresenta così il terzo sito italiano per entità del nucleo svernante di questa specie, dopo la laguna di Grado-Marano e Panzano e il parco del Delta del Po.
Alberto Minazzi