Entro domani (29 gennaio 2021 ndr), l’Ema dovrebbe dare il via libera alla commercializzazione in Europa di AstraZeneca, il terzo vaccino anti Covid-19 dopo Pfizer-BioNTech e Moderna. Il conto alla rovescia è iniziato, ma non riguarda solo il vaccino realizzato in collaborazione con l’Università di Oxford.
In queste ore infatti Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, sta procedendo con le pratiche anche per altri vaccini per il coronavirus, come quelli cinese e russo. Oltre che, sul fronte delle cure per il Covid, verso l’autorizzazione degli anticorpi monoclonali.
Il vaccino di AstraZeneca
Quello previsto per queste ore è un passaggio molto atteso. Perché, nonostante qualche ritardo iniziale nelle forniture già annunciato dalla casa farmaceutica, il vaccino di AstraZeneca è numericamente uno dei principali pilastri della campagna vaccinale del nostro Paese.
Già in uso da fine dicembre in Gran Bretagna, può essere conservato più facilmente rispetto a quelli già utilizzati ed è più economico.
Il responsabile vaccini dell’Ema, l’italiano Marco Cavaleri, ha intanto anticipato alcuni risultati della valutazione dell’agenzia. Innanzitutto, l’efficacia del vaccino di AstraZeneca, dopo la seconda dose, è attorno al 60%. Meno di Pfizer e Moderna, comunque superiore al 50%, il minimo richiesto per l’approvazione. E comunque, anche tra chi ha contratto il virus nonostante la vaccinazione, questo non ha provocato sintomi gravi, tali da richiedere il ricovero.
Come funziona AstraZeneca
I dati preliminari sembrano invece mostrare una limitata capacità del vaccino di bloccare la possibilità di trasmissione del virus ad altri soggetti.
Non ci sono infine dati sufficienti riguardo all’efficacia sulle varianti del Covid-19, in particolare su quelle brasiliana e sudafricana. Cavaleri ipotizza comunque che l’immunità cellulare garantita possa essere sufficiente. Così come, pur avendo poche informazioni in merito, sembra che il rapporto rischi-benefici sia tale da autorizzarne l’uso anche per gli over-55.
In ogni caso, la decisione in merito sarà demandata alle autorità sanitarie dei singoli Paesi.
La versione del vaccino inglese su cui si è concentrata l’Ema è quella che prevede una somministrazione di dose intera sia in prima battuta che per il richiamo. Pur mostrando un’efficacia inferiore rispetto a quella, sperimentata per errore, in cui la prima dose è stata somministrata in quantità dimezzata, la formula “classica” è l’unica su cui ci sono dati sufficienti per la valutazione. La stessa AstraZeneca ha infatti abbandonato la sperimentazione con dose ridotta.
Gli altri vaccini
Insieme a quello di AstraZeneca, un altro vaccino fondamentale nella strategia italiana è quello di Johnson&Johnson.
L’iter verso l’approvazione dell’Ema ha cominciato la terza fase a metà novembre e procede di buon passo.
L’ipotesi è così quella di poter ottenere il via libera dall’Agenzia europea entro un mese o poco più, cioè tra fine febbraio e inizio marzo.
Ema ha nel frattempo iniziato l’interlocuzione anche con la Russia e la Cina per i vaccini Sputnik e Sinovac, che sono stati sviluppati nei due Paesi. Non vi è infatti alcuna preclusione, se sarà evidenziata la compatibilità con gli standard di sicurezza europei, all’utilizzo dei due prodotti anche nel continente.
I contatti sono ancora in fase preliminare, con le aziende che hanno chiesto un parere scientifico preventivo sulla base dei primi dati inviati. Ema si sta concentrando sull’analisi di come sono stati effettuati gli studi e come è stato prodotto il vaccino. Solo successivamente, ma non prima di due mesi, si potrà passare alla vera e propria verifica dei dati in corso di sperimentazione.
Anticorpi monoclonali prima dell’estate
Con tempi leggermente più lunghi, ma comunque prima dell’estate, tra maggio e giugno, potrebbero poi essere commercializzati in Europa anche i medicinali a base di anticorpi monoclonali.
A fianco dei più noti Lilly e Regeneron, che sono in una fase più avanzata di sviluppo, sono diversi i prodotti di questo tipo su cui si sta lavorando in varie parti del mondo.
Ad anticipare i possibili tempi per l’immissione in commercio, sia pur condizionata, è stato sempre Cavaleri. Precisando che servono molti più dati rispetto a quelli attualmente disponibili per dimostrare con un sufficiente grado di certezza l’effettività del beneficio. Dai primi dati clinici, in ogni caso, sembra confermata la potenzialità di questi farmaci di evitare preventivamente che la malattia possa deteriorare, in particolare nei soggetti maggiormente a rischio di contrarre l’infezione in forma grave.
Alberto Minazzi