Zaia: “Venerdì il Veneto potrebbe ritornare giallo”
Le aziende di trasporto pubblico locale del Veneto sono pronte per garantire da lunedì 1 febbraio i servizi per gli studenti delle scuole superiori che torneranno alle lezioni in presenza. Saranno ben 683 i mezzi aggiuntivi previsti dal piano elaborato dal tavolo prefettizio. La capienza a bordo, fino alla fine dell’anno scolastico, sarà infatti possibile solo al 50% di quella omologata.
Lezioni al 50%, mezzi al 75%
La didattica in presenza, per le prime settimane, è prevista solo per il 50% del totale dei 213 mila studenti delle secondarie di secondo grado del Veneto.
A questi vanno aggiunte altre 18 mila persone tra insegnanti e personale Ata.
Il questionario inviato a dicembre agli studenti delle superiori ha evidenziato come la percentuale di studenti che utilizzavano il trasporto pubblico locale prima del Covid è rimasta pressoché immutata. Si è cioè passati dal 72%, pari a 155 mila studenti, al 70% del campione di 134.660 studenti che hanno risposto all’indagine.
Le indicazioni del ministro De Micheli sono quelle di prevedere fin dalla riapertura delle scuole un servizio che sia in grado di trasportare il 75% degli studenti. Le tre prossime settimane serviranno infatti per testare l’impatto sul traffico dei nuovi autobus messi in campo, nella prospettiva di un ritorno alla didattica in presenza al 75%. Il costo stimato per integrare i trasporti è di circa 6,5 milioni di euro al mese.
Le realtà provinciali: corse e stewart
L’aumento delle corse è stato declinato su base provinciale.
Nel Veneziano, Avm e Atvo metteranno a disposizione circa 131 mezzi aggiuntivi, a Treviso 120, a Padova 166. Poi circa 143 a Vicenza, 85 a Verona, 20 a Rovigo e 18 a Belluno.
“Come hanno richiesto molti genitori – ha chiarito l’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti – abbiamo chiesto alle aziende di dare massima pubblicità alle corse aggiuntive. E stiamo parlando con l’Ufficio scolastico regionale per diffondere l’orario anche attraverso il registro elettronico”.
Gli stewart
Da lunedì entrerà in azione anche il personale ausiliario al trasporto pubblico locale, previsto dal piano di trasporti certificato dai prefetti. I cosiddetti stewart, che opereranno per evitare gli assembramenti a terra alle fermate, saranno 48 nel Veneziano, 40 nel Padovano, 20 nel Trevigiano, 70 nel Veronese, 48 nel Vicentino, 12 nel Rodigino e 6 nel Bellunese. “Siamo pronti – ha precisato l’assessore – a ricevere tutti i suggerimenti che ci vorranno dare studenti e genitori per migliorare il servizio. Le prossime settimane serviranno anche a questo”.
Doppie entrate per alcune scuole e ristori per le aziende
Per spezzare i serpentoni di autobus, con conseguenti disagi al traffico, i prefetti hanno anche valutato l’ipotesi di differenziare gli orari di ingresso a scuola. La doppia entrata, alle 8 e alle 9.30, è stata al momento adottata solo in alcune realtà del Veronese e, nel Veneziano, a Dolo e Mirano. “In questa realtà – ha spiegato De Berti – Actv ha faticato a trovare i privati per integrare il servizio”.
Il piano presentato dall’assessore ai Trasporti affronta anche il tema dei ristori per le aziende del tpl, ricordando che “il calo della domanda, tra marzo e maggio 2020, ha avuto punte del 95%”. Dei fondi previsti a tal fine dal Governo, al Veneto spettano circa 88 milioni, 20 dei quali sono ancora da liquidare. “Il buco stimato per mancati ricavi – conclude De Berti – è di 170 milioni. Abbiamo comunque ricevuto assicurazioni dal ministro che ci saranno ulteriori risorse”.
Il ricorso e il diritto alla dad
Sempre sul tema-scuola, il Tar del Veneto ha fissato al 24 marzo l‘udienza sul ricorso presentato da alcuni genitori contro l’ordinanza regionale che ha prorogato al 31 gennaio la didattica a distanza integrale per le superiori “Va riconosciuto ai ricorrenti il merito – ha commentato il presidente della Regione, Luca Zaia – di aver preso atto che il disegno di questa ordinanza non è basato su scelte tecniche, ma politiche”.
Riguardo alla riapertura del 1 febbraio, Zaia ha però tenuto a precisare: “Ho purtroppo riscontrato dichiarazioni irrispettose nei confronti di studenti che hanno parenti conviventi anziani, o con co-morbilità legate a patologie importanti, o addirittura affette da malattie che impediscono a loro di riprendere in sicurezza la didattica in presenza. Sono categorie che hanno il diritto di scegliere, in questo periodo, di continuare la didattica a distanza. E invito chi avesse queste esigenze a scrivere direttamente al proprio istituto”.
Venerdì di nuovo in “giallo”?
Il Veneto, intanto, è arrivato al 27° giorno di calo delle curve.
Il dato dei ricoverati, ad esempio, è ora attestato a 2.475, con 45 persone in meno in area non critica e 7 uscite dalla terapia intensiva nelle ultime 24 ore.
“I dati – ha commentato Zaia – sono buoni. E con un calcolo fatto in casa, ma rispettoso di quelli che farà l’Iss, i nostri tecnici di dicono che abbiamo un Rt di 0,62. Ho quindi ragionevoli speranze che, nella valutazione di venerdì prossimo, potremo tornare in zona gialla”.
Il presidente, comunque, riconosce l’andamento “veramente strano” delle curve. Rispetto alla graduale discesa di marzo, in questa seconda fase l’impennata è stata infatti molto più netta, così come il calo. “Potrebbe dipendere – ipotizza – dalle mutazioni. Del resto, in Veneto, a oggi ne abbiamo trovate 8. Ce ne sono 5 già riportate dalla banca dati nazionale, quella inglese e 2 tipicamente venete, sulle quali stiamo lavorando”.
Gli studi in arrivo
Per approfondire la conoscenza del Covid, il Veneto continua dunque la ricerca. Il professor Rigoli, ad esempio, ha avviato uno studio di sieroprevalenza sul sangue di 20 mila veneti, che “permetterà di vedere dove è passato il virus” ha spiegato Zaia dando l’annuncio. E si è chiuso nel frattempo il campionamento dello studio del professor Baldo, che ha sottoposto a tamponi una serie di soggetti non entrati a stretto contatto con infetti. “Presenteremo i risultati la prossima settimana – ha concluso il presidente – e avremo un quadro più preciso sullo stato di salute dei Veneti e sulla reale circolazione del contagio”.
Alberto Minazzi