di Ivan Bruno Zabeo
Clic: un campo interminabile con file di lavanda viola sotto un cielo estivo verso fine giornata.
In fondo, si intravedono alcuni turisti che girovagano cercando di scattare la miglior foto ricordo.
Clic 2: Una sera delle festività natalizie a Plaza del Sol di Madrid, con un albero conico addobbato con led di nuvolette viola, azzurre e bianche.
Clic 3: un uomo davanti a un’edicola guarda una signora lungo il viale avvicinarsi con le buste della spesa. Resa in bianco in nero è uno spettacolo.
Tre scatti che presentano il mondo di Carlotta Gambato, trentenne di Dolo, che da 6 anni vive a Madrid e che lavora come fotografa freelance.
Specializzata in fotografia d’interni, nel 2018 è stata invitata a partecipare come espositrice al festival d’arte ArtBanchel di Madrid e, tra un’esposizione e l’altra, lavora anche per feste e matrimoni.
“Volevo nuove opportunità”
Vive in Spagna da sei anni e ha grande rispetto per il paese che l’ha adottata.
Carlotta è una donna orgogliosa delle sue origini italiane ma a Madrid si sente ormai a casa.
Per quanto ci siano degli aspetti che fa fatica a concepire («strano vivere in un paese dove ci sia un re nel XXI secolo»), è felice della sua scelta. Nonostante il drammatico periodo che stiamo vivendo con il Covid, si sente soprattutto realizzata.
All’inizio, non aveva troppe aspettative. «Sono partita dall’Italia a 21 anni e ciò che mi ha spinta è stata la voglia di cercare altre opportunità – racconta –. Mi trovavo in una situazione stagnante: svolgevo due lavori, uno da cameriera e uno da commessa in pasticceria, ma mi hanno lasciata a casa. Avevo bisogno di una svolta e decisi d’istinto di frequentare un corso di lingue a Londra. Avvisai i miei genitori della decisione solo dopo aver prenotato l’aereo. Mi sono buttata e non ci ho pensato troppo».
La prima tappa a Londra
Nella capitale britannica, meta di passaggio per moltissimi connazionali, Carlotta è entrata in contatto con la comunità iberica. «A Londra ho conosciuto molti spagnoli con cui ho stretto forti legami d’amicizia. Integrarmi è stato facile: a volte mi inventavo parole che traducevo dall’italiano un po’ a caso, magari mettendoci una esse alla fine. Ma è così per scherzo che ho iniziato a imparare lo spagnolo. Londra è frenetica ed è davvero difficile viverci. Molte mie conoscenze sono tornate a casa. Ero quasi, di nuovo, punto a capo. Così, nel corso di un viaggio in Sud America, ho preso la decisione di dare un’opportunità alla Spagna. Destinazione? Madrid. La città di Javi, poi divenuto il suo fidanzato».
“I madrileni mi scambiano per una loro concittadina, i turisti si complimentano per il mio italiano”
Com’è il mondo spagnolo? Spesso è dannatamente complicato come quello italiano. «C’è spesso un cortocircuito burocratico. Per prima cosa si deve ottenere un lavoro e allo stesso tempo fare un documento d’identità. Una volta trovato l’uno e fatto l’altro, si va ad aprire un conto corrente bancario. Una fatica, perché per lavorare in regola e per aprirti un conto ti chiedono di avere il documento d’identità, ma per averlo ti richiedono un contratto di lavoro o la prova di essere uno studente in Spagna. Dopo che abbiamo risolto questa incombenza, mi sono iscritta a un corso di lingua e grammatica spagnola. Ho fatto il passo in più e ora mi sento spagnola a tutti gli effetti: i madrileni mi scambiano per una loro concittadina, mentre i turisti italiani si complimentano per il mio italiano. Ok, vengo smascherata quando gesticolo con le mani oppure quando mi sfugge qualche espressione “colorita”in italiano, ma per il resto…»scherza Carlotta.
Tra movida e relax
La Spagna è una terra affascinante che mischia storia, tradizione, divertimento e la sua movida. Madrid unisce il sacro e il profano.
Carlotta vive a Lavapiés, uno quartieri più tradizionali e nel contempo più giovani della capitale.
«Vivo in una cosiddetta corrala, una tipologia di edificio antico caratteristico di Madrid, formato da appartamenti distribuiti su ogni piano a cui si accede dallo stesso corridoio, tutti disposti attorno ad un cortile interno». E in quartiere popolare e giovane la parola più bella è “Fiesta”- dice -Lavapiés è una zona molto giovane e molto viva con taberne, eventi, mostre, concerti...nel 2018 la rivista inglese Time Out l’ha considerato il “quartiere più cool del mondo”. In estate ci sono settimane di festa ininterrotta in onore del santo patrono. Nonostante il caos dovuto alle feste e al turismo, lo stile di vita è decisamente rilassante. La vita è diversa da quella italiana: qui i negozi aprono alle 10 della mattina e di norma il pranzo e la cena sono in media di un’ora dopo rispetto all’Italia.
Stile di vita mediterraneo a costi inferiori
Ecco, rispetto al nostro paese c’è una vera e propria cultura dei bar. Come dare torto all’istituto nazionale di statistica spagnolo che indica la Spagna come il primo paese al mondo per bar e ristoranti in proporzione al numero di abitanti?Una cosa che mi ha affascinata è l’idea della condivisione: qui è prassi condividere con gli amici un piatto, come se fossero degli assaggi per tutti (il concetto di tapas)».
Ovviamente Madrid e la Spagna hanno da offrire molto sul punto di vista culturale e artistico. È un mondo più accessibile, il costo della vita è più basso dell’Italia pur garantendo lo stesso stile di vita mediterraneo.
Il rischio bolla immobiliare e la pandemia
Tutto rose e fiori? «Magari! Negli ultimi anni è aumentato molto il prezzo degli affitti di Madrid. Il rischio è che si manifesti di nuovo lo spettro della bolla immobiliare del 2008 – spiega Carlotta – Se il centro della capitale diventa sempre più un lusso che solo pochi possono permettersi, questo porterà sempre più persone a spostarsi in periferia».
L’altro problema scottante, come per tutti, resta la pandemia. La Spagna è arrivata alla terza grave ondata.
«Durante le feste di Natale non sono state attuate grandi restrizioni per non danneggiare ulteriormente l’economia. In Italia, in alcune situazioni, sono state applicate limitazioni “drastiche”. Qui invece ci è permesso di vivere una vita pressoché normale. Le mascherine sono obbligatorie, si rispetta il numero massimo di persone nei luoghi chiusi e c’è il coprifuoco alle 22 (dal 25 gennaio sono in corso nuove restrizioni, ndr).La Spagna ha osservato il lockdown tra marzo e aprile e l’Italia è stata presa come esempio perché colpita prima di altre: «Ricordo la grande paura che c’era: era impensabile una cosa del genere, lontana dalla realtà. Poi la pandemia è arrivata. Si è guardato all’Italia con ammirazione per il modo in cui è riuscita a tener sotto controllo il virus e il modo in cui le persone hanno collaborato tutte assieme in questa battaglia».