Arte e Cultura +

Il mio giro del mondo. Diario di una viaggiatrice seriale

Il mio giro del mondo. Diario di una viaggiatrice seriale
Il mio giro del mondo Argentina, Iguazu 2011

Inizia il 31 gennaio l’appuntamento domenicale di Metropolitano.it con i viaggi: uno sguardo a 360° sul mondo

Mi chiamo Claudia Meschini, ho 55 anni, e sono una viaggiatrice seriale.
Anzi, ho rischiato di nascere in volo, quando mia madre, per raggiungere mio padre, salì sull’aereo che da Bari l’avrebbe portata in Inghilterra, a Londra.
Era all’ottavo mese di gravidanza e le hostess, che l’avevano fatta imbarcare con grande titubanza, rimasero con il fiato sospeso fino all’atterraggio.
Sono nata a Londra un paio di settimane dopo. Da allora, inizialmente con i miei genitori, poi con le amiche, il mio compagno o anche in solitaria, ho sempre viaggiato, e ora che sono forzatamente ferma, come tutti, (in realtà due viaggetti estivi, prima in Portogallo, poi in Sicilia sono riuscita a farli), ogni tanto do un’occhiata alla mia cartella voucher.
Sono sfumati il viaggio in Giappone, che avrei dovuto fare la scorsa primavera in pieno lockdown e quello estivo in Islanda, che conto di recuperare il prossimo luglio.

Il viaggio, una priorità assoluta

Viaggiare è sempre stata per me una priorità assoluta, e quando nel 2003 ho dovuto subire un’improvvisa operazione chirurgica, ho pensato che fosse arrivato il momento di dedicare un lungo momento della mia vita alla scoperta di Paesi lontani.
Per me il viaggio non è mai stato sinonimo di “vacanza”, anzi. Rappresenta piuttosto la scoperta, a volte faticosa e difficile, di luoghi, paesaggi, architetture, costumi e modi di vivere differenti dal nostro. Un’insieme di realtà che ci permettono di ritrovare una parte di noi stessi sepolta dalla routine quotidiana e dalle sicurezze acquisite. E così, seguendo il motto del poeta latino Catullo “carpe diem” (cogli l’attimo) e quello di Lorenzo De Medici “chi vuol essere lieto sia, di doman non c’è certezza“, sono partita.

Il mio giro del mondo Buthan, ponte sospeso 2019
Il mio giro del mondo Buthan, ponte sospeso 2019

Il mio giro del mondo

Nel mio lungo viaggio intorno al mondo, al quale negli anni successivi sono seguiti una quarantina di altri viaggi, mi ha accompagnata un mio caro amico fotografo, Gianmarco Maggiolini.
In un pomeriggio assolato di fine agosto stavamo passeggiando in spiaggia al Lido di Venezia. Marco era stranamente silenzioso, con lo sguardo perso nel vuoto. Gli ho chiesto se c’era qualcosa che non andasse e lui mi ha sorpreso con una risposta decisamente provocatoria: “voglio fare il giro del mondo !“.
In realtà, come mi spiegò poi, la sua voleva essere solo una battuta, una risposta di getto, senza alcun fondamento.
Ed ecco che invece, dopo neanche due mesi trascorsi in fervidi preparativi, ci siamo ritrovati sul volo per Katmandu, città di trasferimento per il Tibet, prima tappa del lungo viaggio che, nell’arco di sei mesi e mezzo, ci avrebbe portato da un capo all’altro del mondo, attraverso nove paesi, dal Tibet al Guatemala.
Sarei tornata altre tre volte sull’Himalaya negli anni successivi, per visitare il Ladakh prima ed il Buthan poi, ripassando per Katmandu, nel frattempo devastata dal terremoto del 2008, ma queste sono altre storie che racconterò in un’altra occasione.

Il mio giro del mondo Ladakh 2016
Il mio giro del mondo Ladakh 2016

“Mollo tutto e me ne vado”

A ottobre, ormai certi di partire per il nostro “giro del mondo”, siamo quindi andati a Parigi a seguire una serie di conferenze del Dalai Lama, guida spirituale del Tibet.
Avevamo letto diversi libri, le sue parole ci affascinavano, così come il suo Paese di origine, antico, misterioso, ricco di spiritualità e di magnifici paesaggi.
Ci era parso quindi naturale dare il via al nostro viaggio proprio dal Tibet, anche se la visita di questo paese si è rivelata poi l’unico vero problema organizzativo incontrato durante la preparazione del lungo itinerario.
A prescindere, infatti, dal “salasso” di tipo economico (avevamo preventivato di spendere circa 15mila euro a testa), trasformare in progetto concreto un’idea, apparentemente balzana, come il “giro del mondo”, non è poi stato così complesso come si potrebbe credere. Io, giornalista pubblicista free lance e addetta stampa, ho “semplicemente” chiesto una sorta di aspettativa preoccupandomi di trovare chi potesse sostituirmi nel periodo di assenza, mentre Gianmarco, fotografo e dipendente di un albergo di Venezia, ha ritenuto che licenziarsi fosse la via più facile, considerando di riprendere, poi, in un altro hotel, l’attività interrotta.
Il nostro vero problema è stato, invece, poter includere il Tibet nell’itinerario, senza dover spendere una cifra da capogiro.

Tutto iniziò dal Tibet

Il Tibet, oggi come allora, è controllato dal governo cinese e anche i turisti devono sottostare a regole precise. Per accedervi, occorre partire con un gruppo o proporre, almeno per i primi giorni, un itinerario individuale a una guida. I prezzi dei tour acquistabili da agenzie italiane, che facciano da tramite con tour operator nepalesi o cinesi, ci erano parsi piuttosto esosi. Abbiamo optato, quindi, per “il fai da te”, contattando via internet una serie di agenzie di Katmandu in grado di fornirci visto e guida in jeep. Innumerevoli scambi di e-mail (ogni volta con richieste di dati personali aggiuntivi), ci hanno portato sull’orlo di una crisi di nervi (e di panico), ma alla fine siamo riusciti, per un pelo, (i tempi nepalesi non sono propriamente quelli occidentali), ad acquistare i nostri 14 giorni tibetani a un prezzo ragionevole e secondo l’itinerario prescelto. Il resto del viaggio, che si è snodato tra altri otto paesi, Nepal, Birmania, Thailandia, Cambogia, Australia, Polinesia, Messico e Guatemala, l’abbiamo organizzato seguendo il nostro gusto e le nostre personali curiosità, acquistando on line solo il pacchetto dei voli, inclusivo dei visti per Birmania e Australia e un pass voli interni per la Polinesia.

L’avventura polinesiana

Le difficoltà di spostamenti in territorio birmano (strade dissestate e una situazione socio politica a rischio), ci hanno indotto a prenotare già dall’Italia una guida locale che ci accompagnasse lungo il nostro tour che sarebbe durato 28 giorni (tempo massimo del visto birmano).
In Polinesia, dove avevamo programmato una permanenza di circa un mese per visitare sette isole in tre diversi arcipelaghi, abbiamo selezionato una lista di guesthouse gestite dai polinesiani per evitare così i dispendiosi resort turistici.

Bora Bora @Gianmarco Maggiolini
Bora Bora @Gianmarco Maggiolini

Un piccolo ma non indifferente “dramma” organizzativo si è rivelato, infine, la selezione del bagaglio necessario per oltre sei mesi di viaggio a diverse temperature.
Gianmarco se l’è cavata meglio di me, mentre io, solitamente abituata a contenere colli, ingombri e pesi, in quel caso mi sono lasciata andare a qualche eccesso come lo zainetto colmo (6 kg! ) di cosmetici e medicine (ci eravamo vaccinati solo contro epatite A, tetano e tifo, tralasciando l’antimalarica per la profilassi troppo lunga e a rischio di effetti collaterali). Non ho saputo rinunciare neanche a una borsa piena di cibo, tra cui una soppressa da quasi 1 Kg, cioccolata e poi, dulcis in fundo, una bilancia pesa persone mignon, concessione a un mio atavico rituale mattutino, oggetto anomalo che già al primo aeroporto, dopo il controllo ai raggi x, ha rischiato di finire nella spazzatura.
Carichi di borse e borsette e con un equipaggiamento fotografico di tutto rispetto (avevamo acquistato anche i sacchetti piombati, utili in caso di ripetuti passaggi dei rullini sotto ai raggi x), siamo partiti, pronti ad affrontare la nostra avventura, sicuri che ci avrebbe resi economicamente più poveri ma senza dubbio più ricchi in ogni altro senso.

Il nostro appuntamento ogni domenica

Ora che viaggiare non si può, ho deciso di ripercorrere le tappe delle mie avventure nel mondo con Metropolitano.it, raccontandovi di volta in volta un Paese diverso, i suoi usi, i suoi costumi, offrendo anche numerose chicche utili per chi tra voi, appena si potrà, deciderà di prendere il volo.
Io lo farò senz’altro. Nell’attesa, lascio liberi i miei pensieri, portandovi virtualmente con me in un lungo viaggio la cui prima tappa sarà ovviamente il Tibet.
Ma poi seguiranno il Nepal, la Birmania, la Thailandia, la Cambogia, l’Australia, la Polinesia, il Messico e il Guatemala.
Solo per iniziare. Quindi, organizzatevi per ricavarvi un piccolo spazio la domenica da dedicare ai viaggi. Non mancheranno le sorprese.

3 commenti su “Il mio giro del mondo. Diario di una viaggiatrice seriale

  1. Che emozione…non vedo l’ora di scoprire questo giro del mondo in 180 giorni!


  2. Qualcuno ha detto che partire è un po’ come morire per me, invece, è come se tu fossi rinata dopo ogni confine


  3. Bellissimo questo “sommario” di viaggio, aspettiamo tutte le varie puntate per viaggiare restando a casa!!!! Grandiosa la soppressa in valigia!


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  viaggi