1 milione 187.920 italiani sono pronti.
Fatta la prima dose del vaccino, sono in attesa di essere riconvocati per la seconda somministrazione di richiamo.
Dal “V-Day” di fine dicembre sono passate le tre settimane di intervallo tra le due dosi di richieste dal siero Pfizer-BioNTech. Ma i ritardi nelle consegne comunicati nelle ultime ore dalla multinazionale farmaceutica e soprattutto i tagli annunciati nella distribuzione, rischiano di creare situazioni di pericoloso stallo.
Parte così dal Veneto la proposta della creazione di una sorta di “magazzino nazionale” che custodisca e garantisca le seconde dosi di vaccino basandosi sulla “redistribuzione mutualistica tra regioni”.
L’incontro Stato-Regioni per fare il punto della situazione
La proposta veneta sarà formalizzata dal presidente Luca Zaia durante l’incontro già fissato per questa sera (19 gennaio ndr) tra le regioni e il governo.
“Riteniamo che il garantire a tutti la possibilità di ricevere la seconda dose sia un tema non solo sanitario, ma anche etico e giuridico – ha detto Zaia – Di fronte ai tagli non equi definiti da Pfizer e alla situazione della campagna vaccinale nei vari territori, fare questa proposta mi sembra un obbligo morale”.
La solidarietà nazionale
L’appello alla solidarietà nazionale si inserisce all’interno del solco tracciato dal commissario per l’emergenza Arcuri. Ovvero quella di garantire a ogni regione un magazzino minimo, in grado di garantire a ognuno il fabbisogno di dosi per un paio di settimane. Visto che non tutte le zone d’Italia stanno procedendo con gli stessi ritmi nella campagna vaccinale, il surplus rispetto a questa dotazione minima potrebbe poi essere redistribuito a chi ha vaccinato di più.
Veneto pronto ad acquisti autonomi
Il presidente della Regione ha comunque garantito che in Veneto le seconde dosi saranno erogate a tutti.
“Anche con gli accantonamenti – ha ricordato – noi ci siamo orientati su questo obiettivo. Certo, se i quantitativi previsti non saranno confermati, tanto più dopo l’annuncio di ieri sera che le forniture saranno ridotte anche la prossima settimana, non riusciremo più a portare avanti la campagna vaccinale con le somministrazioni a nuovi soggetti. E, visto che tutto si trascina, con un paio di settimane di ritardo anche la prima fase si chiuderà a metà febbraio e non a fine gennaio”.
AstraZeneca
La speranza resta dunque sempre il vaccino di AstraZeneca, per il quale sarebbero garantite milioni di dosi per l’Italia. Un siero che si sta già somministrando in Gran Bretagna e riguardo al quale l’Oms ha dato l’ok all’utilizzo in caso di necessità, anche se dovrebbe arrivare per il 29 gennaio, se non con qualche giorno d’anticipo, l’autorizzazione dell’Ema.
“Se ci fosse data la possibilità di effettuare acquisti autonomi, noi siamo qui” ha dichiarato Zaia. Che ha anche dato piena disponibilità del Veneto, anche attraverso la Finanziaria regionale, a dare una mano a Pfizer per la produzione di vaccini da destinare a tutta Italia anche sul proprio territorio.
Terapie intensive sotto il picco di marzo
Il trend dell’infezione in Veneto, intanto, comincia a far registrare numeri incoraggianti.
In particolare, le terapie intensive, ora attestate a 339 pazienti-Covid (-15 in 24 ore), compresi i negativizzati, sono scese sotto il picco di marzo. Ovvero i 356 posti letto occupati il 31 marzo.
Continuano a scendere anche i ricoveri ordinari (2.603, -58), anche se per scendere sotto il massimo del 1 aprile 2020 (2.068 pazienti Covid in area non critica) mancano ancora poco più di 500 unità.
I nuovi dimessi sono stati infatti 120, mentre l’incidenza di nuovi casi positivi sui tamponi effettuati nelle 24 ore (869 su 47.011) è scesa al 2,03%. Ancora alto, invece, il numero dei decessi: 162. Il totale, da inizio pandemia, è di 8.187 persone.
Scuola: tra ricorsi e confronto nazionale
Quanto al tema del ritorno alle lezioni in presenza degli studenti delle superiori, Zaia ha annunciato di aver firmato in mattinata il mandato agli avvocati per la presentazione, in queste ore, della memoria difensiva al Tar del Veneto. Come già avvenuto in Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, 17 genitori hanno infatti presentato ricorso contro l’ordinanza regionale che rinvia a febbraio il ritorno in aula per almeno il 50% degli studenti delle secondarie di secondo grado.
La Conferenza dei presidenti di Regione si è intanto riunita ieri sera proprio per parlare dei temi legati alla scuola. Al centro del confronto, il parere richiesto dal capo del gabinetto del Ministero della Salute al Comitato tecnico scientifico sul tema delle riaperture. “Il nostro interlocutore – ha commentato il presidente del Veneto – resta dunque il ministro, non il Cts. E riteniamo quindi fondamentale che sia lui a comunicarci le sue determinazioni su questo parere”.