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Venezia. Il nuovo inceneritore in linea con le direttive europee

Venezia. Il nuovo inceneritore in linea con le direttive europee

E’ stata la Commissione Europea, come si dice, a “tagliare la testa al toro” sulla questione dell’inceneritore di Fusina.
Promosso da molti, che sostengono rappresenti un ottimo esempio di economia circolare e osteggiato da altri, che vi vedono un pericolo per la salute pubblica, il nuovo inceneritore è finito al Tar, dove hanno presentato ricorso alcuni comitati e associazioni ambientaliste.
In relazione a questa decisione, si è espressa qualche giorno fa anche Italia Nostra che, in un comunicato stampa, rilevava come “la scelta di investire sull’incenerimento sia sbagliata e contraria alla direzione di marcia indicata dalla Comunità Europea in tema di economia circolare e di politiche di contrasto ai cambiamenti climatici”.
A smentire che sia così è stata proprio la Commissione Europea certificando in un documento non solo che l’impianto di Veritas agisce con le migliori tecnologie ma anche che interpreta i principi dell’economia circolare senza alcuna violazione delle direttive UE sulla gestione dei rifiuti.
 

L’inceneritore di Fusina

La soluzione per produrre energia

Il progetto dell’impianto di Fusina che tanto fa discutere prevede la sostituzione della biomassa legnosa utilizzata (legno non riciclabile e ramaglie) con il Css, il combustibile solido prodotto dal trattamento del rifiuto secco residuo, cioè quello che non può essere riciclato.
Si tratta di circa 60.000 tonnellate di Css proveniente dai territori della Città metropolitana di Venezia e del Comune di Mogliano Veneto che attualmente, essendo l’impianto in fase di riconversione, vengono inviati per lo smaltimento in altri siti sia in Italia che all’estero.
L’utilizzo di questo materiale non riciclabile, pari al 15% del totale dei rifiuti raccolti nell’area di competenza,  secondo il progetto di Veritas, potrebbe ridurre anziché aumentare l’inquinamento in quanto si eviterebbe la fase del trasporto su gomma, si produrrebbe energia per l’autofunzionamento dell’impianto e, nel contempo, si conterrebbero i costi di smaltimento, con conseguenti riduzioni sulle bollette dei cittadini.

 

Il piano prevede anche l’uso del calore prodotto dall’impianto per essiccare i fanghi da depurazione civile, ridurli e usarli come biomassa per recuperare energia.
Anche questo, rileva Veritas, a tutto vantaggio dell’ambiente, in quanto “i fanghi non finiranno più in discarica, come succede adesso con aggravio economico, né in agricoltura”.

 

 

 

 

 

 

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