La prima fase della vaccinazione contro il Covid-19 entra nel vivo.
È partita infatti in queste ore la distribuzione delle 469.950 dosi del siero “Cominarty” di Pfizer-BioNTech spettanti all’Italia per la prima settimana sulla base del contratto stipulato dall’Unione Europea con il colosso farmaceutico.
Le quote italiane
Secondo la ripartizione stabilita a livello europeo, al nostro Paese spetta una quota di circa il 13,5% di ogni fornitura. Come ha precisato il Ministero della Salute, si tratta dunque di un totale di 26,92 milioni di dosi di siero, 8,749 milioni delle quali nel primo trimestre 2021.
Il totale, però, potrà facilmente salire a 32 milioni se sarà confermato che da ogni fiala è possibile ottenere, in caso di attenta diluizione del siero, 6 dosi invece delle 5 previste.
Delle primissime 9.750 dosi del vaccino Cominarty arrivate dal Belgio in Italia per il “V-Day”, al Veneto ne sono state consegnate 875.
I diversi vaccini
Il siero della Pfizer non è l’unico nel novero delle prossime vaccinazioni.
I vaccini in fase clinica che hanno completato la prima fase di sperimentazione sono infatti ben 65 e, tra questi, uno è italiano.
Il primo che dovrebbe ottenere il via dall’Ema, l’autorità europea del farmaco, è il vaccino statunitense Moderna. La riunione per l’approvazione è stata infatti fissata al 6 gennaio.
L’Italia ha opzionato all’Europa in totale oltre 2 milioni e mezzo di dosi tra i vari vaccini che proseguono il loro percorso di autorizzazione.
Le quantità maggiori riguardano i contratti con Sanofi e AstraZeneca, che fissano a 40,38 milioni le dosi italiane.
26,92 milioni di dosi sono state invece opzionate per il vaccino di Johnson&Johnson, 10,768 milioni per quello di Moderna (con un primo lotto da 1,346 milioni di pezzi) e 30,285 milioni per il siero di CureVac.
Perché l’Italia punta su AstraZeneca
Il vaccino sviluppato da AstraZeneca insieme all’Università di Oxford, con la collaborazione anche di un’azienda italiana, secondo una notizia lanciata nei giorni scorsi dal Sunday Times potrebbe essere approvato già entro fine anno.
Con il via libera inglese, la distribuzione del siero potrebbe avvenire così già dal 4 gennaio, riducendo i tempi per l’ok anche da parte dell’Ema.
Si tratta, assicurano i responsabili del gruppo farmaceutico inglese, di un vaccino che, pur essendo più economico, ha un’efficacia pari a quella dei sieri di Pfizer e Moderna, attestata cioè attorno al 94-95%.
Rispetto al siero utilizzato in queste ore, ha però il vantaggio di poter essere conservato in congelatori normali, non richiedendo una temperatura di -70°. In più, ha affermato ai giornalisti inglesi l’ad Pascal Soriot, sarebbe in grado di prevenire al 100% le patologie più gravi causate dal Covid-19, per le quali è necessario il ricovero.
La campagna vaccinale
L’obiettivo, anche in Italia, è quello di riuscire ad effettuare una vaccinazione di massa, coprendo almeno l’80% della popolazione e puntando a raggiungere l’immunità di gregge dopo l’estate.
Non è escluso che, grazie ai progressi della ricerca, i tempi possano essere ridotti. Per ora, comunque, la prima fase durerà fino a marzo e sarà dedicata alle categorie prioritarie.
Ci saranno circa 10 milioni di dosi, tra Pfizer e Moderna, a disposizione degli oltre 1,4 milioni di operatori sanitari e socio-sanitari, dei quasi 600 mila soggetti tra personale e ospiti delle Rsa, tra i quasi 4,5 milioni di over 80.
Completata la prima fase, si procederà per un altro trimestre puntano in particolare ai quasi 13,5 milioni di italiani tra i 60 e i 79 anni e i 7,4 milioni di persone che presentano almeno una malattia cronica. Nell’ordine di priorità vengono poi insegnanti, personale scolastico e lavoratori dei servizi essenziali.
Solo nell’ultimo trimestre, la vaccinazione sarà estesa gratuitamente a tutti coloro che ne faranno richiesta. Perché, al momento, il vaccino resta assolutamente volontario, anche se il Governo sta valutando, in prospettiva, l’ipotesi di introdurre forme di obbligatorietà.