L’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, con il contributo della Fondazione di Venezia, è impegnato nella pubblicazione dei registri del Senato veneziano.
Un progetto che prevede di giungere fino alle deliberazioni del tempo della guerra di Chioggia (1381), per complessivi venti volumi.
Obiettivo: rendere disponibile un materiale documentario di straordinario rilievo per la ricerca storica.
Il Consiglio dei Rogati o dei Pregadi (Consilium Rogatorum), noto come Senato, fu, dalle origini nel secolo XIII l’organo deliberativo più importante per la definizione della politica dello Stato veneziano.
In esso si discussero e regolarono non soltanto i temi dell’ordine pubblico e del commercio, ma anche le scelte nel campo delle relazioni internazionali, fino alle deliberazioni riguardanti la guerra e la pace.
Nel corso degli anni il Consiglio dei Rogati divenne il più importante dei Consigli veneziani, vero motore e anima della Repubblica, al centro dell’ordinamento istituzionale.
Le Duc: da trent’anni studioso della Serenissima
A curare una parte di questi preziosi volumi, la cui pubblicazione è patrocinata dal Senato della Repubblica, è lo studioso francese Francois Xavier Le Duc, oggi novantenne, ma tuttora impegnato in ricerche storiche sulla Serenissima e sulle sue istituzioni.
Da oltre 30 anni le copertine dei volumi redatti da Francois Xavier Le Duc sono rilegati ex novo o restaurati da Gianni Pitacco, uno degli ultimi rilegatori e restauratori di libri di Venezia con negozio in Ruga Giuffa, una bottega-laboratorio aperta nel 1972.
“Ho conosciuto Le Duc 30 anni fa quando lavoravo all’Archivio di Stato e, nel corso del tempo, per lui o per conto dell’Archivio, ho restaurato o rilegato oltre un migliaio di libri, alcuni dei quali utilizzando materiali unici e preziosi come la pelle di cavallina per il dorso e il legno di noce per la copertina“, racconta Pitacco, 75 anni portati con energia e nessuna voglia di andare in pensione.
La legatoria e la passione per un mestiere secolare
La sua è una passione che dura da oltre mezzo secolo da quando, uscito dalla scuola di legatoria di San Giorgio, ha aperto bottega in Ruga Giuffa, dopo un periodo di apprendistato gratuito all’Archivio di Stato. Nella piccola bottega, rimasta uguale nel tempo, capeggiano due grandi macchine, una “taglia cartoni” a mano risalente ai primi del Novecento, acquistata da un suo collega che voleva disfarsene per sostituirla con un macchinario moderno e una trancia elettrica dei primi anni’70, utilizzata per rifilare i libri.
“La secolare “taglia cartoni” funziona ancora benissimo – puntualizza Pitacco – e serve anche per tagliare la pelle e la tela”.
Sull’ampio banco di lavoro, tele e stoffe preziose adoperate per rivestire le copertine dei libri e pregiati fogli di garza in cotone di diverso spessore, la cosiddetta carta giapponese utilizzata per restaurare le pagine rotte.
“Rivesto con un velo di questa speciale carta le pagine deteriorate dal tempo e dall’usura ripristinando le parti mancanti, un lavoro certosino ma che da grandi soddisfazioni perché consente di salvare libri altrimenti perduti”, spiega Pitacco.
Sugli scaffali agende, bloc notes, quaderni che vengono creati seguendo tecniche rimaste invariate da secoli. Alle pareti, appesi come asciugamani, fogli di carta marmorizzata.
“Io sono nato come rilegatore e restauratore di libri, la carta marmorizzata non sapevo farla, me l’ha insegnata una ragazza, Isabella La Torre, che qualche anno fa ha aperto un laboratorio in Barbaria de le Tole, Arzanart. In realtà si è trattato di uno “scambio di competenze” tra artigiani, io le ho insegnato a rilegare libri e da lei, che potrebbe essere mia figlia, ho imparato l’arte della carta marmorizzata, giunta a Venezia verso il 1600″, racconta Pitacco. Isabella non è stata l’unica allieva di Pitacco: “ho insegnato l’arte della legatoria anche ai due giovani titolari di Fabricharte, il laboratorio che c’era in Barbaria prima dell’apertura di Arzanart e che poi, nel 2016, si è trasferito tra i monti del Trentino a Baselga di Pinè”.
I registri veneziani
Il nuovo impegno di uno degli ultimi rilegatori di Venezia, sono ora gli antichi registri del Senato veneziano.
Documenti che consentono il recupero di un patrimonio culturale importante, favorendo ulteriori opportunità di ricerca e di trarre informazione non solo sulla storia veneziana dalla prima metà del Duecento in poi ma anche della storia dell’Italia tardomedievale.
Come si legge sul frontespizio di una delle pubblicazioni, date, nomi e luoghi geografici riportati nelle deliberazioni, infatti, “ben raffigurano la proiezione mediterranea, italiana ed europea della Serenissima del XIV secolo”.
Davvero interessante!
Bravissimo, è una gioia sapere che certe competenze nonsono completamente perdute.