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Jacopo Monticelli è “Veneziano dell’anno” 2020

Jacopo Monticelli è “Veneziano dell’anno” 2020
Jacopo-Monticelli

Il giovane infettivologo di Mestre diagnosticò il primo contagio di Covid-19 in Veneto all’ospedale di Schiavonia, nel padovano

E’ trascorso quasi un anno da quando tutto ebbe inizio nell’ospedale di Schiavonia, nel padovano. Lì lavorava allora Jacopo Monticelli come medico infettivologo.
Fu proprio lui, lo scorso febbraio, che intuì che dietro la morte del pensionato di Vo’ Adriano Trevisan, la prima vittima europea di Covid, deceduto il 21, vi fosse qualcosa di diverso rispetto alla diagnosi di “sospetta polmonite influenzale”.

In quest’anno particolare segnato duramente dalla pandemia, il premio “Veneziano dell’anno” non avrebbe potuto che essere assegnato a un medico.
L’Associazione Settemari ha deciso di assegnarlo a Monticelli. Il riconoscimento gli sarà consegnato in gennaio, pandemia permettendo, nelle Sale Apollinee del Gran Teatro La Fenice a Venezia.

«La pandemia ha cambiato la mia vita»

«Sono molto orgoglioso di questo riconoscimento – afferma Jacopo Monticelli -, non me lo aspettavo. E’ un periodo difficile ma la passione per il mio lavoro mi aiuta ad affrontare anche i momenti maggiormente critici e di stanchezza. Dallo scorso febbraio è decisamente cambiata la mia vita. E’ stato un periodo intenso, carico di emozioni vissute a stretto contatto con i colleghi e i pazienti, molti dei quali, purtroppo, non ce l’hanno fatta a superare a sconfiggere il virus. Ricordo il giorno in cui si scoprì che Adriano Trevisan era positivo come fosse ieri. Ero a un convegno quando mi  hanno comunicato la notizia. Sono immediatamente rientrato all’ospedale di Schiavonia e, appena varcata la porta d’ingresso, i colleghi mi hanno accolto con un applauso. Conservo un ottimo rapporto con tutti loro, anche se ora lavoro a Trieste».

 

Jacopo Monticelli al lavoro

Dall’intuizione alla certezza

Jacopo Monticelli lo scorso febbraio era  consulente al nosocomio di Schiavonia nel padovano.
Per il giovane medico i sintomi accusati da Trevisan quali nausea, vomito, diarrea erano da studiare. Facendo delle verifiche sui contatti del pensionato, si scoprì che un suo amico era ricoverato con gli stessi sintomi e altri compagni che giocavano con lui a carte si erano ammalati.
In quel periodo già si stavano verificando i primi casi a Codogno, in Lombardia, e Monticelli li mise in relazione con quelli della cittadina euganea. Pensò subito che, quella che stava vedendo nel paziente, era qualcosa di più di una semplice polmonite.

L’intuizione del giovane medico non era purtroppo sbagliata. Nonostante la somministrazione di antibiotici e antivirali, la condizione di Trevisan peggiorò fino alla necessità di trasferirlo in terapia intensiva. Per questo Monticelli decise di sottoporre quel paziente al test del tampone.
Fu così che, il 21 febbraio, l’Italia scoprì che il Coronavirus era arrivato nel nostro Paese e aveva raggiunto anche un piccolo comune del padovano. In pochi giorni l’ospedale di Schiavonia fu evacuato per essere sanificato e riaprire l’8 marzo come “Covid center”.

Jacopo Monticelli con alcune colleghe all’ospedale di Schiavonia

«Ero l’unico infettivologo dell’ospedale – racconta Monticelli – e mi sono trovato di fronte qualcosa molto più grande di me. I sintomi che accusava il paziente lasciavano intendere che si trattasse di polmonite, ma nessun test riusciva a rilevare il virus nel corpo di Adriano Trevisan fino a che non è stato fatto quello per il Coronavirus. Non ho mai avuto paura per me personalmente, piuttosto per le persone con le quali potevo entrare in contatto. Quando l’ospedale di Schiavonia è stato chiuso  e successivamente è diventato Centro Covid, si è instaurata una straordinaria complicità all’interno dell’ospedale, siamo diventati quasi una “grande famiglia“».

Il “Veneziano dell’anno

Ora, Jacopo Monticelli riceverà il premio “per aver intuito per primo la diffusione in Europa dell’infezione da Covid-19” – si legge nella motivazione – intendendo questo riconoscimento esteso agli operatori della sanità tutti, prodigatisi in prima linea, spesso fino al martirio, per il soccorso ai malati e il contenimento dell’epidemia”.

Monticelli, 34 anni, originario di Mestre, da ottobre è diventato medico ospedaliero nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Maggiore di Trieste.
Il riconoscimento “Veneziano dell’anno”, la pergamena miniata conferita dall’Associazione Settemari dal 1978, lo accompagnerà nelle prossime tappe della sua professione.
Ovunque sia, Jacopo Monticelli resterà infatti per i suoi concittadini una persona “che con la sua attività, impegno o testimonianza ha contribuito al miglioramento sociale e culturale della città o a diffondere il nome e il prestigio di Venezia nelmondo”.

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