Il principale tassello del “Family Act” entra nella Legge di Bilancio:
sostegno alla genitorialità fino al 21° anno dei figli
Non l’1 gennaio, bensì l’ 1 luglio 2021. Ma si parte, adesso è ufficiale.
Il “Bonus figli”, o assegno unico per i figli a carico fino a 21 anni, è entrato nella Legge di Bilancio 2021, che ne ha fissato anche la data d’avvio.
È una delle misure principali previste dal complessivo disegno di legge “Family Act”, mirato a semplificare e aumentare il sostegno alla genitorialità.
Il meccanismo del bonus prevede l’attribuzione ai nuclei familiari, ogni mese, di un assegno o di un credito d’imposta (da utilizzare in compensazione) di importo variabile.
Due quote di calcolo
Si parte da una quota fissa per ciascun figlio, a seconda della sua età.
A questa si aggiunge una quota variabile che diminuisce progressivamente, per scaglioni, in base all’aumento del reddito ISEE.
Si stima che tra il 90% e il 95% delle famiglie italiane avranno diritto all’incremento del contributo su base reddituale, visto che la parte integrativa si azzera quando il reddito ISEE supera un tetto tra i 50 e i 60.000 euro.
Maggiorazioni sono previste anche dal terzo figlio in poi (del 20%) e per i disabili (tra il 30 e il 50% per l’intero arco della vita del figlio).
A chi va l’assegno unico
Possono usufruire dell’assegno unico tutti i cittadini italiani, comunitari o extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo, di lavoro o di ricerca.
In questo caso, è richiesto l’ulteriore requisito della residenza nel nostro Paese da almeno 2 anni, anche se non continuativi.
Il requisito comune è invece quello di avere figli a carico, a partire dal settimo mese di gravidanza.
Il bonus sarà corrisposto fino al compimento dei 21 anni da parte del figlio.
Dai 18 ai 21 anni, il contributo, in forma ridotta, potrà però essere erogato direttamente al figlio, qualora stiano seguendo un percorso di formazione o preparazione al lavoro. L’importo complessivo sarà riconosciuto a entrambi i genitori in parti uguali. Saranno ammessi al beneficio anche i genitori che lavorano con partita Iva e gli incapienti.
Potranno quindi beneficiarne anche coloro che hanno un reddito così basso da non presentare denuncia dei redditi o, pur presentandola, non hanno diritto a detrazioni.
Il bonus non concorrerà alla formazione del reddito complessivo. E neppure precluderà il riconoscimento delle prestazioni sociali a sostegno del reddito.
I fondi per il bonus figli
Si calcola che la misura costerà alle casse pubbliche circa 25 miliardi di euro.
Per il 2021 sono state stanziate risorse per 3 miliardi, ma parte del restante importo verrà recuperato attraverso l’abolizione di alcune tipologie di contributi attualmente in vigore per le famiglie. Ovvero gli assegni familiari e, per il nucleo familiare, le detrazioni per i figli a carico e quelle per le famiglie numerose, l’assegno per il terzo figlio e i prestiti agevolati garantiti per le famiglie con figli.
Restano il “bonus mamma domani” e il “bonus bebè”
Diversamente da quanto inizialmente ipotizzato, saranno invece prorogate due importanti misure.
Si tratta del premio alla nascita Inps, cosiddetto “bonus mamma domani”, che, fino all’entrata in vigore del nuovo assegno unico, potrà essere richiesto dalle future mamme che entrano nel settimo mese di gravidanza. E del bonus-bebè, valido per il primo anno di vita dei figli neonati ma anche per il primo anno dall’ingresso in famiglia dei figli adottati, che potrà addirittura essere richiesto anche da chi fruisce dell’assegno unico. L’importo dell’assegno universale in ogni caso non dovrà risultare inferiore al trattamento complessivo di cui beneficiava il nucleo familiare prima delle modifiche legislative. In tal caso, sarà prevista una integrazione.
Sarebbe una cosa molto giusta!!!