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L’ordinanza del Veneto con le ulteriori misure restrittive rispetto al DPCM contro il contagio da coronavirus è scaduta alla mezzanotte di domenica 22. Quella nuova, però, arriverà e sarà presentata solo domani, martedì 24 novembre. «Cambia poco – ha spiegato il presidente della Regione, Luca Zaia, dando l’annuncio – perché le misure riguardano soprattutto i fine settimana. Sulle misure relative alla scuola che avevamo proposto, infatti, non è mai arrivata l’espressione di assenso che avevamo richiesto dal Cts».
Verso la nuova ordinanza
Riguardo al nuovo provvedimento, Zaia ha per ora dato poche anticipazioni. «Sicuramente – ha detto – la ripresenteremo, cercando alcuni aggiustamenti, rispettosi al tempo stesso sia della salute pubblica che di chi lavora». La scelta di rinviare di un giorno la nuova ordinanza nasce anche da un’altra considerazione.
«Domani scade anche l’ordinanza relativa alla fase di test dei tamponi con i medici di base – ha ricordato il presidente – Stiamo quindi cercando di mettere in fila in un unico provvedimento tutti i diversi aspetti. E stiamo pensando a misure compatibili con la vita e le attività lavorative, ma che scoraggino il più possibile gli assembramenti».
Le linee guida per lo sci
Nella riunione con gli altri presidenti di Regione, sono state intanto approvate le linee guida per consentire l’apertura delle piste da sci. «È una decisione che abbiamo preso in via preventiva: casomai Roma decidesse di aprire, sarebbe assurdo non essere pronti», ha spiegato Zaia, sottolineando che «è comunque necessaria un’analisi seria con il Governo, partendo dalla salute dei cittadini. Perché è auspicabile che ogni misura tenga conto della salute pubblica. Ma anche dell’economia montana, messa a dura prova senza la stagione invernale. Ed è un’economia che ci permette di mantenere la vita in montagna».
Non basta, però, per il presidente, una condivisione semplicemente nazionale. «Sulle creste montane – ha aggiunto – ci sono i confini. Per questo, vorremmo un coordinamento europeo transfrontaliero, perché siamo nello stesso bacino epidemiologico, con le stesse curve, sia pure con leggeri ritardi o anticipi da zona a zona».
Ristori: ribadita la richiesta a Roma
Alla Conferenza delle Regioni il Veneto ha chiesto anche di esprimersi, richiedendo a gran voce il riconoscimento dei ristori per le realtà economiche di quelle che hanno previsto restrizioni autonome, come previsto dal DPCM. «Non è solo il Veneto a essere coinvolto in questa partita – ha sottolineato il presidente -. Basti pensare che la stessa Emilia Romagna non ha revocato l’ordinanza identica alla nostra, per cui chiude nel fine settimana i negozi medio-grandi, di cui il Decreto si era dimenticato. E non scordiamo che si tratta di tutte ordinanze negoziate d’intesa con il Ministero della Salute. Non vorrei che oggi fosse diventato un limite essere in zona gialla. O, peggio, che aver adottato restrizioni che ci hanno permesso di restare in zona gialla significasse non aver diritto ai ristori».
I dati
Tra le cifre delle ultime 24 ore, infine, Zaia si è soffermato sul dato di ricoveri ordinari (2.395, +67) e in terapia intensiva (306, +9).
«Abbiamo superato i livelli della prima fase – ha rimarcato -. Anche se adesso c’è più padronanza clinica del Covid, l’infezione è comunque importante e dire quindi che la battaglia è finita è sbagliato. Questa fase ci ha graziato sull’impennata delle terapie intensive, ma ci sono luoghi in cui i malati Covid hanno colonizzato i posti a disposizione. Pur ricordando che, a oggi, ci sono 217 malati non Covid nelle terapie intensive del Veneto».
La Regione ha quindi presentato uno studio sulla mortalità dal 21 febbraio al 17 novembre.
Sul totale di 3.056, i deceduti in area critica sono stati 434 (14,2%), quelli in area non critica 1.719 (56%, compresi gli anziani provenienti dalle RSA) e 698 quelli in casa di riposo (quasi 23%). A domicilio, invece, si sono registrati 465 decessi, anche se «di persone spesso malate terminali, gravemente compromessi da altre malattie, che si sono positivizzate».