Tradotto oggi anche in un sito, è risultato vincitore della XVIII edizione del Premio Biennale Narrativa Italiana
Un romanzo storico ambientato nel paesaggio rustico e familiare racchiuso tra i fiumi Piave, Livenza e Lemene.
Da San Donà di Piave a Jesolo, dal Cavallino a Meolo, ‘Siamo l’acqua, siamo la terra’ di Chiara Polita, decretato vincitore della XVIII Edizione del Premio Biennale di Narrativa Italiana Inedita Aracangela Todaro-Faranda, elogia i due elementi naturali del territorio Veneto, terra e acqua, scoprendo i terreni di bonifica del Veneto in tutta la loro essenza.
‘La critica – afferma la Polita – ha colto il vero protagonista del romanzo: il paesaggio. L’acqua è l’elemento storico che identifica il territorio di bonifica attorno al Piave. Il filo conduttore del romanzo che coglie l’essenziale natura anfibia della zona.’
La Grande Guerra nei territori di bonifica
Gli eventi narrati si svolgono tra il 1917 (dopo Caporetto) alla fine della Grande Guerra, con un epilogo fino alla fine degli anni Venti.
Non si tratta della guerra in trincea descritta nei soliti libri di storia ma di un conflitto che trova la sua specificità proprio nel territorio di San Donà di Piave e dintorni.
Qui si è combattuto anche attraverso le ‘armi’ di allagamenti e bonifiche e la popolazione era in prima linea.
Il paesaggio e i personaggi al centro del romanzo
‘Nella guerra invisibile di uno scenario allagato – specifica l’autrice – acqua e terra si confondono di continuo attraverso una coralità di personaggi le cui storie si incontrano: un uomo della bonifica che resiste dalla sua idrovora con un gruppo di amici, la sua famiglia, una maestra e i bambini, tre bersaglieri sul Piave, il monsignore, aviatore e il drago, il medico del Piave, la giovane operaia dello jutificio.’
L’uomo della bonifica, personaggio di fantasia, incarna l’ambiente-protagonista della storia.
Proprio a San Donà di Piave si tenne il primo Convegno Nazionale sulle bonifiche, nel 1922, e proprio qui è iniziata la rinascita della popolazione dopo una guerra estenuante.
La guerra del ‘noi’ e i ricordi d’infanzia della scrittrice
La scelta del ‘noi’ come soggetto sottinteso del titolo ripercorre il filo del racconto: dalla genesi dell’idea nella mente dell’autrice agli eventi narrati.
“Ho scelto di raccontare dei civili – rileva Chiara Polita – perché gli uomini comuni, ma soprattutto le donne e i bambini, non sono stati invisibili durante la guerra. Anzi, l’idea del romanzo è proprio quella di narrare i fatti partendo dal basso. La storia è legata a un ricordo personale: quando da bambina ascoltavo le storie dei miei nonni, la dimensione narrativa era quella del racconto del ‘noi’.”
I personaggi che hanno fanno la storia: il sandonatese Ancillotto
Alcuni dei personaggi sono realmente esistiti e hanno dato un importante contributo alla storia delle città venete durante la Grande Guerra.
La figura dell’aviatore Medaglia d’Oro Giannino Ancillotto, ad esempio, è una giovane vita ricordata all’interno del romanzo.
Abilissimo nel suo mestiere, dopo la guerra l’aviatore sandonatese fu impegnato anche a Fiume con D’Annunzio. Per il suo impegno nel fronte del Piave, gli venne conferita la Medaglia d’Oro.
A San Donà di Piave il suo ricordo viene omaggiato nella via centrale che dal Duomo conduce a Piazza IV Novembre e nella tomba monumentale di famiglia presso il Cimitero Comunale e il Monumento in Piazza Indipendenza.
Silvio Trentin e i volti meno noti di chi ha combattuto per il Paese
Ma l’Ancillotto non è l’unico esponente impegnato sul fronte militare.
Insieme a lui, volti più o meno conosciuti si impegnano per creare un futuro nuovo e migliore per il Paese.
L’ombra della violenza, la pietà, il coraggio: in un paesaggio inquieto e altrettanto in guerra, ciò che salva è restare umani.
In particolare, si ricordano i nomi di figure poi note alla resistenza antifascista italiana, come Silvio Trentin. ‘Potrebbe esserci un seguito al romanzo – rivela la Polito – questi personaggi di opposizione al fascismo aprono una finestra sul dopo.’