Il costante monitoraggio e il confronto dei dati mette ogni settimana le regioni italiane al bivio.
Venerdì, ancora una volta, il Cts (Comitato Tecnico Scientifico) nazionale riconsidererà le fasce, e le relative diverse misure correlate, in cui ricadono le diverse regioni.
Sarà ancora giallo per il Veneto? O si rischia il passaggio all’arancione?
Pur senza certezze, il presidente della Regione, Luca Zaia, guarda avanti con fiducia al mantenimento del Veneto in fascia gialla.
“Penso che non abbiamo demeriti per passare a quella arancione – ha detto durante il quotidiano incontro con la stampa – Certo, siamo appesi all’RT, che stiamo calcolando però con le nostre formule, ben sapendo che quelle nazionali sono molto complesse. Possiamo quindi solo stare a vedere, perché l’algoritmo è inquietante: un frullatore dal quale non sappiamo alla fine cosa esce”.
Lo studio dei parametri, la configurazione dei dati
I tecnici della Regione stanno finendo in queste ore il caricamento dei dati relativi ai 21 parametri presi in considerazione dal CTS.
“I nostri dati – ha spiegato il presidente – sono assolutamente buoni. Non abbiamo innanzitutto una pressione ospedaliera tale da costringerci a tenere pazienti nei corridoi. Letti ne abbiamo, il piano tiene e fino a 6.000 ricoveri ci siamo. Siamo pronti e organizzati anche qualora si presentasse il peggio. Possiamo quindi affermare con tranquillità che, riguardo alla gente che gestisce i malati, la situazione è sotto controllo”.
Zaia ha sottolineato anche che “stiamo raccogliendo tanto plasma: gli appelli sono andati a buon fine”. E che “le restrizioni dell’ordinanza stanno funzionando per evitare gli assembramenti”. “Mi auguro dunque – ha concluso il governatore – che si valutino fino in fondo i nostri dati. E che, nel caso si ritenga che ci siano dei problemi, si dia tempo ai nostri tecnici per trovare le soluzioni. Continuo ad auspicare il massimo confronto e, nel caso, domani è la giornata da dedicare a questi temi, se qualcuno ha dei dubbi. Di certo, però, noi non ne abbiamo”.
Da 950 a 4500 camici al giorno. Le dotazioni ci sono
Il Veneto è anche sicuro per quanto riguarda le scorte di dispositivi di protezione individuale.
A fare il punto è stato il direttore della struttura di progetto potenziamento straordinario della rete ospedaliera e grandi strutture di cura Paolo Fattori, tecnico dell’Azienda Zero.
Attualmente, in magazzino ci sono oltre 11,6 milioni di mascherine FFP2 (che garantiscono un’autonomia per 22 mesi) e 14,8 milioni di mascherine chirurgiche (4 mesi), per un’autonomia complessiva di 6 mesi, e più di 1,7 milioni di mascherine FFP3 (26 mesi). Ancora, quasi 3,9 milioni di calzari (per 17 mesi), oltre 4,6 milioni di camici (18 mesi), 9,3 milioni di cuffie (12 mesi) e più di 6,7 milioni di guanti (2 mesi). Infine, 640 mila occhiali protettivi (12 mesi), 1,261 milioni di tute (30 mesi) e più di un milione di visiere (14 mesi). “Come Azienda Zero – ha precisato Fattori – abbiamo avviato anche le gare per ripristinare i consumi”. “È un sistema millimetrico – ha sottolineato Zaia – basato su una programmazione che parte dalle esigenze della quotidianità. Basti pensare che, prima del Covid, l’Azienda ospedaliera di Padova consumava 950 camici al mese e ora 4.500 al giorno”.
La realtà di Azienda Zero: dietro le quinte
È dal 26 febbraio che Azienda Zero si è attivata, a seguito dell’emergenza, per supportare le realtà socio-sanitarie.
I dispositivi vengono infatti distribuiti a strutture sanitarie, operatori (anche extraospedalieri), medici di base, pediatri di libera scelta, strutture di continuità assistenziale, case di riposo e altre strutture socio-sanitarie. Sono complessivamente circa 100 mila gli addetti ai quali viene fornito il materiale. Ai responsabili di ogni struttura viene consegnata una tabella in cui indicare il fabbisogno giornaliero. I dati così raccolti vengono caricati in un portale, aggiornato costantemente, anche in considerazione delle diverse emergenze a seconda delle zone, per ottimizzare acquisti, distribuzione e programmazione.
In questi quasi 9 mesi sono stati così già consegnati e distribuiti quasi 2 milioni di calzari, 2,3 milioni di cuffie, quasi 26 milioni di guanti, oltre 163 mila occhiali, 244 mila tute e 659 mila visiere. I camici hanno superato i 5,6 milioni (con un fabbisogno giornaliero medio nell’intero periodo, nonostante il calo estivo, di oltre 21 mila pezzi), le mascherine chirurgiche 31,6 milioni (la media è di più di 120 mila al giorno), le FFP2 hanno varcato la soglia di 9,1 milioni di pezzi (quasi 35 mila al giorno) e le FFP3 consegnate sono state oltre 416 mila.