“Oltre ai punti di forza ben visibili come il turismo, la cultura e il buon cibo, il Veneto ha dei punti di forza nascosti: è una delle regioni più dinamiche d’Europa. Il suo tessuto economico non solo produce, ma forma, progetta e sviluppa. È una questione di appeal”.
Bernd Faas, esperto di orientamento professionale e mobilità internazionale, co-fondatore de l’associazione vicentina Eurocultura, non ha dubbi.
Nella nostra regione ci vive e lavora da trent’anni. Così, quando alla conferenza online che ha tenuto nell’ambito del ciclo d’incontri Explore the world… Veneto in movimento!, organizzata dal servizio Europe Direct-Eurodesk del Comune di Venezia, gli è stata rivolta la fatidica domanda, “il Veneto, davvero è in movimento?” non ha avuto tentennamenti.
L’indiscutibile difficoltà del momento
L’incontro formativo era dedicato al Lavoro qualificato nel mondo anglosassone e dedicato soprattutto a studenti e neo-laureati in Veneto che vogliono esplorare le attuali possibilità di chi si appresta a entrare nel mondo del lavoro tramite le porte europee e internazionali grazie alla conoscenza della lingua inglese.
Il momento, com’è comprensibile, non è dei migliori perché “il Coronavirus – ha ricordato Faas – impedisce totalmente la mobilità, ostacolandola fin dal processo di candidatura”.
Inoltre “la Brexit – ha detto – porterà l’accesso al Regno Unito a una difficoltà non ancora quantificabile, mentre lo slogan America first ha in qualche modo attecchito nel territorio statunitense e non solo. Ci sarà poi da valutare anche l’impatto economico della crisi sanitaria quando questa sarà finita”.
Mancano, quindi, in questo periodo, grandi opportunità di lavoro.
I settori del prossimo futuro
Si è già delineato, però, un trend generale delle assunzioni nel prossimo futuro.
Se da un lato il settore culturale e turistico “dipenderanno molto dalle reazioni post-Covid e dai contributi statali, nonché dalla volontà delle persone”, altri settori potrebbe andare incontro ad un aumento delle assunzioni”. E’ il caso di insegnamento e ricerca.
“Francia e Germania – ha detto Fass – hanno raggiunto un accordo per 10 miliardi di euro da investire nella ricerca sull’idrogeno e anche l’Italia si sta muovendo in questo senso”.
Saranno in aumento poi il settore energetico-ecosostenibile, la sanità e la digitalizzazione. Rappresenta invece una sorpresa la pubblica amministrazione dove, secondo Faas, “Ursula von der Leyen vuole per l’Europa un ruolo di facilitatore sanitario; serviranno inoltre operatori sociali e forze dell’ordine per risolvere il problema dell’immigrazione e la stessa Brexit potrebbe portare nuove assunzioni nelle dogane europee”.
Non scoraggiarsi ma progettare un piano di candidatura
Tutto ciò però non riguarda solo gli stati nazionali, ma anche le organizzazioni internazionali.
“La Commissione europea – per esempio – è la più grande al mondo e conta tra i 12.000 e i 13.000 dipendenti, con probabile aumento futuro di altre 2.000/3.000 unità”. A queste si aggiungono le ONG (Organizzazione Non Governative) come Greenpeace, Amnesty International, Scouts, Croce Rossa, Caritas, la Uefa e la Fifa, Confindustria (partner di una umbrella organization con sede a Bruxelles), i partiti politici e gli studi privati di avvocatura e consulenza.
Ultime ma non ultime, le organizzazioni di lobbying, spesso non prese in considerazione.
La pandemia, quindi, se da un lato è sfavorevole, dall’altro permette di avere tempo per progettare un piano di candidatura e di lavoro congeniale alle proprie aspirazioni.
Veneto: una coalizione per diventare più appetibili sul piano internazionale
Lo stesso tempo che potrebbe avere il Veneto per rivisitare il proprio appeal.
Se, infatti, la nostra regione risulta una delle più dinamiche in Europa esiste, secondo Fass, un problema di comunicazione.
“Da fuori – ha spiegato – si ha la percezione dello stato Italia, non della regione. Il problema è nazionale: manca il personal branding italiano. L’Informazione è incentrata sulle cattive notizie e con Internet queste sono a portata di tutti”. Ha poi aggiunto, per quanto riguarda il Veneto: “Per cambiare le cose si deve cominciare con dei piani a lungo periodo, tralasciando la tipica concretezza veneta del voler subito il risultato. Bisogna creare una massa critica: coalizzare e organizzare istituzioni, formazione e aziende, a seconda del settore, per diventare appetibili sul piano internazionale”
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