Il Veneto rimane zona gialla.
Non cambiano, quanto meno per questa settimana, le limitazioni.
La decisione è stata presa dopo la riunione tra il ministro alla Salute Roberto Speranza, il Comitato Tecnico Scientifico e l’Istituto Superiore di Sanità.
Le fasce
Come il Veneto, restano zone gialle Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, provincia di Trento e Sardegna. Ancora in fascia gialla risulta anche la Campania, anche se la sua situazione sarà discussa oggi.
Diventano invece zone arancione a partire da mercoledì 11 novembre le regioni Liguria, Toscana, Abruzzo, Basilicata, Umbria.
Restano rosse Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria e la provincia di Bolzano.
Il momento è delicato
I dati dell’Istituto Superiore alla Sanità hanno evidenziato peggioramenti un po’ ovunque, inducendo a scelte di misure più restrittive in diverse regioni.
L’allarme è giunto anche dall’ordine nazionale dei medici e dagli anestesisti.
Se il trend disegnato dai modelli matematici andrà a confermarsi, si attende un raddoppio dei ricoveri la prossima settimana e numerose strutture ospedaliere già si trovano in difficoltà.
Al momento non è questa la situazione del Veneto, dove il sistema sanitario, come ha più volte evidenziato il presidente Luca Zaia, tiene.
Responsabilità e prudenza per evitare il lockdown
Nonostante questo, il pericolo potrebbe derivare proprio dai comportamenti dei cittadini veneti, che nell’ultimo fine settimana, complice anche il tempo e un “vulnus” del DPCM su outlet e parchi commerciali, hanno affollato spiagge, piazze e le due uniche grandi strutture commerciali che hanno potuto tener aperto: Outlet di Noventa di Piave e Ikea.
Posto che su questa falla del DPCM il governatore ha detto di voler intervenire quanto prima con il Governo, resta in ballo la possibilità che lo stesso decida di fare con un’eventuale ordinanza restrittiva.
L’incontro con i sindaci
Le immagini relative alle numerose situazioni di assembramento del fine settimana hanno destato infatti preoccupazioni sulla particolare prudenza che i veneti, in questo momento, non sembrano aver capito di dover adottare.
Per questo, ieri (09 novembre 2020 ndr) l’assessore alla Sanità Emanuela Lanzarin ha avuto un incontro in videoconferenza con i sindaci delle città capoluogo per un confronto sulle specifiche situazioni.
Non è escluso, quindi, che alla luce dei nuovi dati il presidente Zaia decida di emanare un’ordinanza di limitazione alla diffusione del coronavirus.
Il caso di Chioggia
Nel frattempo, alcuni interventi in tal senso sono arrivati direttamente dai comuni.
A Chioggia, per esempio, il sindaco Alessandro Ferro ha firmato due ordinanze.
La prima prevede che al bar o al ristorante si possa consumare solo seduti, in tavoli da due persone al massimo, che possono aumentare solo nel caso si tratti di una famiglia con figli di età minore di 14 anni e che, soprattutto, la mascherina possa esser abbassata solo ed esclusivamente per bere e/o mangiare.
La seconda ordinanza impone la chiusura, durante le ore del coprifuoco, anche dei distributori automatici.