Una sinfonia ricchissima, mai uguale a se stessa
Ogni città ha i propri suoni.
Fanno talmente parte della nostra quotidianità che, paradossalmente, ce ne siamo resi conto solo durante il periodo del lockdown. Nel silenzio di città vuote, private della propria colonna sonora.
Mai della propria anima. Venezia è apparsa forse ancor più bella di sempre.
Ma svuotata di quelle tracce acustiche che raccontano una città in continuo divenire.
Venezia ha di fatto una musicalità unica, diversa da tutte le altre città del mondo.
Manca il rumore del traffico automobilistico, mentre sono preponderanti due distinte voci: quella dell’acqua e quella delle campane.
Venice SoundMap
Ma quali sono in realtà i suoni di Venezia?
Una città può essere raccontata anche attraverso le sue frequenze acustiche?
E’ da queste domande che è partito il progetto Venice Soundmap.
“Abbiamo voluto registrare i suoni di Venezia per raccontare in modo diverso la città, quasi più intimistico – racconta Paolo Zavagna, curatore del progetto e docente di Esecuzione e Interpretazione della Musica Elettroacustica al Conservatorio di Musica Benedetto Marcello –Venezia è paragonabile a un grande strumento musicale ed è piena di dettagli sonori. Purtroppo non siamo più abituati ad ascoltare, sopraffatti da un “inquinamento” visivo che permea tutti gli ambiti del quotidiano. Con Venice soundmap – conclude- cerchiamo di dare una diversa chiave di lettura e di interpretazione della realtà”.
I cacciatori di suoni
Di sicuro qualcuno di voi li ha visti durante i loro “safari uditivi”.
Muniti di registratori digitali, lunghe aste e microfoni professionali, i “cacciatori di suoni” che hanno partecipato al progetto (studenti dell’Accademia, del Conservatorio e dell’Università) nel corso degli anni hanno girato il centro storico di Venezia e le isole per catalogare le voci della venezianità.
L’acqua in tutte le sue declinazioni: le onde del canale della Giudecca, l’acqua quasi immobile dei piccoli rii, lo scrosciare della pioggia, l’acqua scomposta dalle prue dei vaporetti e dai remi delle gondole, l’acqua delle fontane, persino l’acqua alta.
Poi tante campane quanti sono i campanili di Venezia, ognuna con la propria distintiva timbrica: un concerto che inizia la mattina presto e finisce con un ultimo tocco che saluta il giorno passato.
E poi il chiasso dei gabbiani e il batter d’ali dei piccioni, organi e fisarmoniche, il vociare dialettale, i passi lenti degli anziani e quelli frettolosi di chi corre al lavoro, le ruote dei carretti della spesa che incespicano sui ponti, lo stridio dei treni, le risa divertite dei bambini nei giocano a palla nei campi, infine il sussurro malinconico dei mestieri artigianali. E’ vero che non ci prestiamo attenzione, eppure Venezia parla, canta e suona instancabilmente. Noi, immersi nei mondi paralleli dei social, abbiamo soltanto deciso di non ascoltare più.
Il database di Venice Soundmap
Ascoltiamo dunque la sonorità di Venezia collegandoci all’indirizzo http://www.venicesoundmap.eu/.
E’ un sito di facile utilizzo, con pochissime informazioni testuali perchè protagonisti sono i suoni e la loro potenza narrativa.
Registrati in date e ore diverse, ci restituiscono le immagini di una città che cambia continuamente, di minuto in minuto, di giorno in giorno, una sorta di archivio della memoria uditiva veneziana fatto anche di voci che forse un giorno spariranno per sempre.
Iniziato una decina di anni fa, il progetto (che vede l’importante partnership con la Fondazione Levi di Venezia) è in continuo divenire e non è riservato soltanto ai compositori ma è aperto ai contributi di tutti coloro che vorranno depositare proprie registrazioni, anche se non professionali, o composizioni di soundscape.
Soundscape: i campionamenti più curiosi di Venezia
“Certi suoni sono stati cercati proprio per il loro utilizzo musicale – ci racconta Zavagna. I campionamenti più curiosi sono stati quelli dei macchinari della Tessitura Bevilacqua, molto ritmici e pieni di sfumature timbriche, e quelli fatti nello squero di San Trovaso, dove il tempo è scandito dal suono dei martelli, delle seghe e delle pialle. Ne sono uscite delle composizioni musicali davvero interessanti”.
Il paesaggio sonoro
Ma come è possibile raccontare una città attraverso i suoni?
Qui dobbiamo introdurre il concetto di “paesaggio sonoro”, traduzione del termine inglese “soundscape” coniato da Raymond Murray Schafer. Se tutta la vita dell’uomo è scandita dai suoni, e se i suoni sono la base della musica, il paesaggio sonoro è una sinfonia ricchissima e mai uguale a se stessa.
Suoni naturali, urbani, industriali sono stati “adottati” dalla musica elettronica. Pensate per un attimo al genere “new age” con quei brani melodiosi pieni di acqua che scorre, di vento che sussurra tra i rami, del tuono potente che annuncia un temporale, del cinguettio ciarliero degli uccelli mattutini.
Venezia durante il lockdown
“Ascoltare la voce di una città vuota è stato quasi un esercizio meditavo”, dice Zavagna, parlando del silenzio di Venezia durante il lockdown. Un silenzio commovente, quasi straziante, impresso per sempre in una traccia sonora registrata da Nicola di Croce e che si trova nel database di Venice Soundmap.
Era sparito quasi tutto: turisti, taxi acquei, aerei, treni e grandi navi, il vociare dialettale, gli schiammazzi dei bambini. Unici protagonisti i suoni dell’acqua, elemento fondante della città, e delle campane. Chissà se durante il lockdown anche il nostro udito si era sentito perso. In realtà la città stava ritrovando la sua dimensione più umana.