“In questo momento siamo in grado di sostenere ancora per molti giorni questa partita, abbiamo i letti per curare i Veneti. Ma stiamo entrando in una fase di turbolenza in volo, in cui bisogna tenere i nervi saldi ed essere organizzati. E chiediamo quindi ai cittadini di darci una mano, di essere collaborativi. In particolare, chiediamo, in caso di necessità, di non recarsi al pronto soccorso ma di chiamare il proprio medico di base”.
È questo l’appello che ha lanciato ai veneti il presidente Luca Zaia, facendo il punto della situazione sul contagio da coronavirus.
Salvaguardare i pronto soccorso
“A differenza di marzo – ha proseguito Zaia – sono numerosi gli accessi in autonomia ai pronto soccorso, che così rischiano il collasso, oltre ad alimentare panico e rischi di assembramenti. Le cure non saranno negate a nessuno, ma l’evoluzione della malattia è tale che si corrono meno rischi ricorrendo ai medici di famiglia. C’è un evoluzione di 3-4 giorni di febbre, con una progressiva perdita di ossigenazione, fino a che si presenta una remissione dei sintomi e la guarigione nella maggior parte dei casi – ha ricordato il presidente – Solo in pochi casi si arriva insomma alla polmonite. E le cure possono comunque essere affrontate anche a domicilio”.
Su questo ultimo tema, il presidente, all’appello, ha unito una rassicurazione: sarà irrobustito il sistema delle cure domiciliari, attraverso una revisione dei protocolli e un complesso progetto che sarà presentato nei prossimi giorni.
L’appello di Zaia: “niente panico e collaborazione”
Sul fronte dei medici di base, va intanto registrata la chiusura positiva della trattativa a livello nazionale per l’esecuzione gratuita dei tamponi da parte dei medici di base.
In Veneto saranno coinvolti circa 2.000 dei 3.150 medici di famiglia. “Li vedo molto collaborativi” ha commentato Zaia. “E potranno giocare un ruolo importante, nello screening. Basta che effettuino ognuno 5 tamponi al giorno, per farne 10.000. Per questo, l’assessore alla Sanità Lanzarin sta seguendo la partita. Ed entro le prossime 48 ore cercheremo di approntare un protocollo operativo, a partire dai dispositivi di protezione da far indossare ai medici”.
Verso la fase-3:semaforo giallo
L’aggiornamento dei dati parla di 49.135 positivi da inizio epidemia (+2.000 nelle ultime 24 ore), di cui 21.600 attualmente positivi.
I ricoverati in terapia intensiva sono ora 94 (+11), ma soprattutto 802 (53) nei reparti ordinari.
“Continuando con questo trend – ha ammesso Zaia – tra un paio di giorni scatterà la fase 3 in tutta la regione. E lo farà con i ricoveri ordinari, non con le terapie intensive: una situazione comune anche al resto d’Italia”. Secondo il piano di sanità veneto, si passa infatti alla “fase gialla” dal superamento di 150 terapie intensive o di 900 (e fino a 1.500) ricoveri ordinari.
Presto un piano per i Covid-Hospital
La principale misura del terzo livello è l’attivazione dei Covid-Hospital. Un tema sul quale il presidente ha chiarito che “nelle prossime 24, massimo 48 ore, depositeremo in Comitato tecnico scientifico regionale un piano di sanità pubblica per capire quali restrizioni graduali attivare negli ospedali coinvolti. Poi, acquisiremo direttamente il piano in Unità di crisi della Protezione civile come soggetto attuatore. Anche perché, ricordiamo, che attivare 10 Covid-Hospital significa sottrarne altrettanti dai 68 attivi in Veneto”. Zaia ha però aggiunto che “stiamo prevedendo anche la possibilità di utilizzare i 740 posti negli ospedali dismessi per il contingente di pazienti da semi-ospedalizzare”.