Venezia è uno scrigno. Di cultura, di tradizione, di arti e mestieri. Sacro e profano si specchiano l’uno nell’altro, in un trionfo eterogeneo di assoluta bellezza che non solo incanta, ma affascina e incuriosisce. Ma per “Venezia” non è da intendersi solo il “pesce”: lo scrigno si allarga a comprendere le isole dell’estuario che, seppur non arrivano all’incanto della Città Storica, talvolta affascinano e incuriosiscono quanto e più di essa.
Rientra in questo contesto la sottile striscia di terra dell’isola di Pellestrina, che separa le acque della Laguna da quelle del mare Adriatico.
“Pellestrina”: un racconto di sopravvivenze
All’isola è stato dedicato il volume omonimo recentemente pubblicato dagli autori Giorgio Crovato, Mariavittoria Tagliapietra e Rita Vianello . Un libro che ripercorre per lo più la storia novecentesca di Pellestrina, ” richiamando alla memoria le vicende millenarie della comunità che vi ha sempre vissuto in una dimensione atemporale, solo in alcuni momenti scossa da avvenimenti drammatici, come le bombe della Seconda Guerra mondiale o la tragica alluvione del 1966 che spezza e travolge gli storici murazzi della Serenissima. – si legge nella nota introduttiva – Attraverso le testimonianze d’archivio e il continuo relazionarsi con chi vive e opera sull’isola, emerge il ritratto di un luogo fatto di sopravvivenze: di clan famigliari, di nomi che si tramandano di padre in figlio, di antichi mestieri, di tradizioni, di memorie che ogni nuova generazione ha avuto il compito e il merito di preservare, riproponendo anche nella modernità i valori di donne e uomini consapevoli del proprio orgoglio e della propria particolare natura ambientale”.
L’antroponomia la vera chiave di lettura per comprendere l’isola
Le popolazioni di questo luogo hanno per secoli vissuto in uno stato di inevitabile isolamento: le distanze geografiche, il mare e la laguna, oltre che le guerre e le invasioni, hanno fatto sì che questa lingua di terra fosse spesso abitata dagli stessi nuclei familiari.
In tutte le comunità di piccole dimensioni si registrano frequenti casi di omonima; Pellestrina non fa eccezione, ed ecco che l’antroponimia degli abitanti dell’isola diventa una chiave di lettura perfetta per raccontarne la storia.
Le quattro famiglie dell’isola
In questo senso, l’anno da ricordare è il 1380: la Serenissima del Doge Contarini, guidata dal Capitano da Mar Vettor Pisani, vince la guerra di Chioggia e strappa la città ai genovesi.
Pellestrina, come Chioggia, esce dal conflitto praticamente distrutta: il Podestà incarica quindi quattro famiglie padronali di ricostruire la città e ricostituirne il nucleo abitativo: le famiglie Scarpa, Zennaro, Vianello e Busetto; esse si spartiscono il territorio suddividendolo in quattro sestieri, i quartieri che ancora oggi costituiscono Pellestrina.
Nei secoli successivi, queste quattro famiglie hanno monopolizzato quasi completamente, le nomenclature dell’anagrafe cittadina.
Su questo sfondo, il paesaggio disegnato a seguito della rifondazione è quello che ancora oggi caratterizza Pellestrina.
La struttura insediativa si distende lungo il bordo lagunare con caratteri urbanistici ed edilizi omogenei, strettamente connessi alle principali attività economiche tipiche dell’isola: l’orticultura intensiva, che sfrutta al massimo la poca disponibilità di superficie coltivabile, e la pesca, esercitata in mare ma anche in laguna, dove è integrata con la mitilicultura.
La “nomeansa”: dal nome ai mestieri
Pescatori e ortolani dunque; gente umile che però rivendica tenacemente le proprie origini e le proprie usanze.
Orgogliosi dei mestieri ereditati al punto che in alcuni casi la “nomenansa” diventava persino un prerequisito per l’assunzione dei dipendenti.
Eemblematico è il caso del ramo della famiglia Busetto Lorenzin che svolgeva storicamente l’attività di “cava fango e impianta pali”.
Questa attività si tradusse nel ‘900 in una ditta specializzata nello scavo dei rii, che per il proprio personale attingeva quasi esclusivamente fra i Busetto di Pellestrina.
A tal proposito risulta curiosa anche l’analisi di un documento custodito nell’Archivio antico di Chioggia, la “busta 765, ortolani-Pellestrina”.
Si tratta di un censimento dell’agosto 1763 che identifica per cognome gli ortolani dell’abitato di Pellestrina: esso conta 29 “Scarpa”, 15 “Vianelli”, 7 “Zennari” e solamente altri 8 ortolani con cognomi differenti.
San Pietro in Volta
Le emergenze architettoniche e artistiche dell’isola sono rare ma affascinanti; percorrendo da nord a sud gli 11 kilometri dell’isola, compresa fra la Strada della Laguna e la Strada dei Murazzi, ci si imbatte inizialmente nel piccolo borgo di San Piero in Volta, così chiamato, secondo una leggenda, dalla “volta” (fuga) delle armate ungheresi che qui furono sconfitte dalle forze del Doge Pietro Tribuno, nel giorno di S. Pietro dell’anno 900.
I suoi circa 500 abitanti si dividono in larga parte fra i Ballarin e i Ghezzo: le due famiglie storiche del luogo. Stando agli Archivi Parrocchiali, fino all’800 questi cognomi erano tanto radicati a S. Pietro che raramente erano riscontrati perfino nella vicina Pellestrina.
Il quartiere si sviluppa intorno alla chiesa parrocchiale di S. Pietro, che si presenta in una splendida facciata neoclassica del 1777.
Pellestrina e la salvezza per i “pellegrini del mare”
Proseguendo, superata la località di Portosecco, ci si avvicina al borgo di Pellestrina, il più popolato dell’isola.
Il primo sestiere che si attraversa è quello degli “Scarpa”; qui il piccolo Oratorio eretto nel 1862 affianca la chiesa di S. Antonio, al cui interno si trova una pala d’altare di Lorenzo di Tiziano, raffigurante la Madonna della Salute.
Poco prima, nei pressi della chiesetta della Madonna della Carità, sulla banchina del versante lagunare è infissa una targa commemorativa, voluta dalla Comunità ebraica veneziana e dalla Municipalità di Lido-Pellestrina nel 2017.
Da quel punto la nave da carico “Kadima”, adibita dal cantiere adiacente al trasporto di passeggeri, partì nel 1947 con a bordo 794 migranti “illegali”, per portarli al sicuro, con non poche difficoltà, nel nascituro Stato di Israele. La targa ricorda come Pellestrina contribuì ad aiutare i “pellegrini del mare”, che dopo essere sopravvissuti alla Shoah affrontarono, tra il ’45 e il ’48, un viaggio disperato verso la salvezza.
Le chiese di Pellestrina
Superando il sestiere Zennaro, si entra in quello dei “Vianelli”, in cui nel 1723 fu eretto lo splendido Tempio dell’Apparizione, realizzato da Andrea Tirali a ricordo dell’apparizione della Vergine a Natalino Scarpa de’ Muti. La struttura, che comprende l’adiacente Convento dei Ss. Vito e Modesto, fu realizzata a pianta ottagonale con gusti palladiani.
L’antica chiesa di Ognissanti, invece, si erge nel successivo sestiere dei “Busetti”, ed è documentata fin dal XII secolo.
Una lunga storia tutta da scoprire
Unica costante architettonica che ci accompagna in questo viaggio sono i cosiddetti Murazzi: poderosi muri d’argine realizzati nel XVIII secolo, composti da blocchi di pietra cementati e poggianti su compatti strati di ciottoli e palafitte.
Proprio dalla strada dei Murazzi, che ne segue le linee, si sviluppa “a pettine” la distribuzione delle calli, che attraversano l’isola dalla laguna al mare, e delle parallele “carrizade” (calli percorribili dai carri, da cui il toponimo).
Una storia, quella di Pellestrina, tutta da scoprire e da approfondire, che custodisce suggestioni tipiche di quei luoghi necessitano di essere vissuti per poter essere apprezzati e compresi completamente.
Venezia è uno scrigno, Pellestrina è uno dei suoi gioielli.
Bello e curioso, un giusto tributo alle origini di quelle genti.
Complimenti Mattia …..bello e interessante
Molto interessante! Pellestrina mi piace tantissimo….
Ho conosciuto Pellestrina ed è stato amore a prima vista ma va amata e rispettata così com’è
Gioiello fantastico della laguna essendo anche i MEZZOGORI parte integrante degli abitanti della stessa…. sin dal 1887….. e alcuni deceduti durante i bombardamenti della 2 guerrra mondiale vedi targa commemorativa a lato della chiesa dell’Apparizione… grazie di esistere PELLESTRINA……….
Quando parlano di Venezia, spesso si dimenticano dell’isola di Pellestrina (Pellestrina, San Pietro in Volta e Malamocco – al Lido)
Sono stato spesso in quei borghi essendo marito di una Vianello con Madre Ghezzo e Nonna Scarpa.
Peccato non essere riuscito a consultare i documenti della Parrocchia di San Piero in Volta
Io amo l’isola di Pellestrina,particolarmente la zona di s.pietro in volta,dove ho vissuto le estati più belle della mia gioventù
Interessante vorrei scoprire qualcosa di più riguardo la storia di Pellestrina ma non saprei che libro acquistare .. vorrei un suggerimento