Che ore sono? Domanda apparentemente semplice, anche se gli orologi da polso (figuriamoci quelli da taschino) sono sempre meno di moda.
Per avere una risposta sicura, basta oggi consultare il proprio smartphone che, in modo automatico, aggiorna anche il passaggio dall’ora legale all’ora solare. E viceversa.
Lo farà anche nella notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre.
Negli altri casi bisognerà invece rispolverare la pratica di spostare indietro di un’ora le lancette. Magari prima di coricarsi, senza la necessità di una levataccia nel pieno della notte. Anche se, agli effetti pratici, la mattina di domenica 31 si potrà dormire un’ora in più.
Un po’ di storia
Quella del cambiamento di orario, che ci sembra una pratica consolidata da sempre, è invece una soluzione relativamente recente.
Ideata da Benjamin Franklin nel 1784, è solo dal 1966, infatti, che l’ora legale è stata introdotta stabilmente in Italia.
In precedenza, nei periodi bellici, vi furono due brevi (e contestate) parentesi temporali in cui il Regno d’Italia decise di spostare avanti le lancette. La prima volta avvenne il 3 giugno 1916 e il sistema della doppia ora fu riproposto ogni anno fino al 1920.
Dopo un’interruzione di 20 anni, alla mezzanotte del 14 giugno 1940 si tornò all’ora legale addirittura per oltre 2 anni. Tutto il 1941 trascorse infatti con le lancette spostate avanti e solo il 2 novembre 1942 si tornò all’ora solare. Prima del 1966, poi, il sistema duplice venne reintrodotto anche dal 23 marzo 1943 al 3 ottobre 1948, da quando l’ora legale fu accantonata per 18 anni.
Verso l’abolizione?
Il tempo, a volte, mostra tutta la sua relatività. Tanto che, nel 2018, la Commissione europea ha avviato una consultazione online in tutti i 28 Paesi aderenti alla UE, proponendo l’abolizione del cambio dell’ora. Sono arrivate ben 4,6 milioni di risposte, con una altissima percentuale (84%) di favorevoli al ritorno all’ora unica.
Che, però, potrebbe essere sia quella solare che quella legale, con decisioni affidate ai singoli Stati.
Nel 2019, il Parlamento europeo ha chiesto a ogni Stato di manifestare la propria scelta entro il 2021. A propendere decisamente per la prima soluzione sono i Paesi del Nord Europa. L’Italia, in tal senso, non ha invece ancora espresso la propria posizione. A febbraio 2020, il nostro Paese ha depositato a Bruxelles una richiesta formale di mantenere il sistema in vigore. Poi, con l’emergenza coronavirus, tutto si è arenato.
Ora italica e ora francese
Al contrario, la Francia intende bandire per sempre l’ora legale. E parlare dei nostri cugini transalpini, quando si affronta il tema delle ore, non è fuori luogo.
Se tutti sanno la differenza tra ora legale e ora solare, ben pochi sanno che il sistema di misurazione attualmente in vigore è quello chiamato “ora francese”, in contrapposizione all’“ora italica”. Questa seconda è un particolare modo di suddividere la giornata entrato in vigore dal XIV secolo.
Non solo nel nostro Paese, ma anche, tra gli altri Stati, in Boemia, Slesia e Polonia.
In Italia, l’introduzione dell’ora francese cominciò nel 1749, nel Granducato di Toscana. La Repubblica Serenissima fu invece una delle ultime ad adeguarsi.
A Venezia, fu proprio l’invasione dei Francesi del 1797 a introdurre il sistema di misurazione oggi condiviso.
Tant’è che ancor oggi, in Piazza San Marco, i due Mori della torre dell’orologio, costruita tra il 1496 e il 1499, battono le ore con la loro mazza sulla campana in Mi bemolle collocata sopra un orologio molto particolare. Perchè indica giorno, fasi lunari, zodiaco e l’ora… italica.
Come funzionava l’ora italica
Descrivere il sistema francese è molto semplice, perché fa parte della pratica quotidiana di tutti noi. Il quadrante dell’orologio (ci riferiamo ovviamente a quelli analogici) è suddiviso in 12 sezioni e 2 lancette ci indicano ora e minuti. Con il mezzogiorno fissato al momento di massima altezza del sole.
L’ora italica invece è un sistema, a lancetta unica, basato sulla suddivisione in 24 ore, in cui le 23.30 coincidono con il tramonto e le 24 con l’inizio del nuovo giorno.
Un cambio di giornata che veniva quotidianamente scandito dalla recita dell’Angelus. In questo modo di suddividere la giornata, a giocare un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle giornate era proprio il campanile. Sottraendo a 24 il numero dei rintocchi, la gente poteva infatti sapere quante ore di sole residuavano.
Meccanismo che a noi può sembrare astruso, anche se, ad esempio, a Giacomo Casanova sembrò illogico, in uno dei suoi viaggi, il modo “francese” adottato a Parma nel 1755.
Evidentemente, però, quello che si usa ancor oggi è un sistema più pratico. Anche perché, con l’ora italica, il mezzogiorno, fissato a metà tra alba e tramonto, variava tra le ore 19 invernali e le 16 estive. E la stessa durata delle ore, alla fine, risultava diversa a seconda del periodo dell’anno.
Ora legale: i vantaggi
Ma torniamo all’ora legale. Quali sono i vantaggi nel mantenerla? Innanzitutto di carattere economico e ambientale.
Grazie alla semplice ora di sole in più la sera, il risparmio energetico è infatti tutt’altro che sottovalutabile. Il gestore della rete elettrica nazionale, Terna, lo quantifica in più di 500 milioni di kilowatt ora. Ovvero alla quantità di energia consumata in un anno da oltre 200.000 famiglie.