Paolo Andrich, nipote dell’artista Lucio Andrich, del quale a Torcello, Venezia, gestiva la Casa Museo, è stato trovato morto ieri (29 luglio ndr) tra le acque della laguna. Il suo corpo è stato notato a pochi metri dall’imbarcadero dell’isola di Burano. L’ipotesi è che Paolo, personaggio molto noto e amato a Venezia, sia deceduto per un malore.
Le indagini per confermare la causa di morte sono in corso.
Metropolitano.it lo aveva intervistato poco meno di un anno fa. Stava lavorando con orgoglio a una grande mostra ispirata dalla “Via della seta”.
“Non quella commerciale e mercantilistica su cui lavora la Cina, ma quella antica, originale, quella delle carovane che portavano in occidente le preziose sete dell’Oriente”, aveva tenuto a precisare. Tra un progetto e l’altro, Paolo Andrich faceva da Cicerone nella Casa Museo di Torcello, coltivava le sue campagne e discuteva con chi lo approcciava dell’arte e delle opere dello zio.
Riproponiamo qui un ricordo, quando Paolo progettava con fiducia il futuro. Era il 25 settembre 2020.
Le stratigrafiche di Lucio Andrich al Musée des Tissus di Lione
Emma Thompson voleva arredi nuovi per la sua bella casa di Venezia e venne qui per innamorarsi a prima vista dei tessuti di Lucio Andrich, scoperti grazie ad amici, a Torcello.
Nella più preziosa e segreta delle isole lagunari, in mezzo al verde, c’è la dimora di questo geniale artista originario di Agordo e insediatosi a Venezia fin dagli anni ‘50, scomparso nel 2003. La sua abitazione è divenuta una delle sei case-museo d’artista della regione del Veneto.
A raccogliere l’eredità e valorizzare l’opera di Lucio Andrich, anche con ardite declinazioni tecnologiche, è il nipote Paolo Andrich, pure lui artista eclettico e amante della sofisticata solitudine di Torcello.
Le sete di Lucio Andrich e le sue stratigrafiche lagunari
Paolo si definisce curatore, interprete e divulgatore dell’opera di suo zio che fu scultore in legno (retaggio della sua origine montana) e in vetro (omaggio alla sua nuova patria lagunare), mosaicista e incisore.
Ma soprattutto è ancora oggi ricordato e “presente” con le sue fantastiche e oniriche sovrapposizioni di strati di preziose sete e cotone tagliati accuratamente e assemblati a creare dinamiche di colori e luce, proprio come i depositi stratigrafici lagunari.
Le famose stratigrafiche, così chiamate dall’artista, finissime elaborazioni seriche con disegni simbolici e allegorici che tanto hanno stregato l’attrice britannica ormai anche lei un po’ veneziana.
Il Musée des Tissus e “Silk in Lyon”, il più importante salone della seta europeo
Ma non certamente solo lei. Infatti, ricorda il nipote, le creazioni e opere di Lucio Andrich sono state premiate fin dai primi anni ‘60 alla Biennale d’Arte di Venezia “Esemplari li ritroviamo a Ca’ Pesaro e alla Bevilacqua La Masa, al Mueo d’arte Moderna di Roma e presto a Lione”. E non in una sede espositiva qualsiasi, bensì al Musée des Tissus, ovvero il più importante “giacimento artistico” per questo settore in tutta Europa, forse al mondo.
Spiega Paolo: “E’ un filone del multiforme progetto che sto sviluppando assieme a ministero dei Beni Culturali, regione del Veneto, Consiglio d’Europa e Unesco, per la valorizzazione dell’opera di mio zio, un artista schivo e lontano dai circuiti della grande Arte, dai salotti. Uomo di montagna e uomo di laguna, qui a Torcello”.
Al Musée di Lione sarà accolta una decina di stratigrafiche in seta in una sala dedicata esclusivamente a Lucio, e poi a novembre l’esposizione sarà inserita in “Silk in Lyon”, il più importante salone della seta a livello europeo, quest’anno gemellato con Como, altra capitale serica d’Europa.
Un “ponte di seta tra i popoli”
“Queste ultime, Lione e Como, sono già due delle città comprese nella grande mostra simultanea, che si sta progettando ispirata dalla “Via della seta” – anticipa Paolo -. Non quella commerciale e mercantilistica su cui lavora la Cina, ma quella antica, originale, quella delle carovane che portavano in occidente le preziose sete dell’Oriente. Lucio Andrich lavorava, “reinventava” artisticamente quella seta e da qui è nata tale proposta che vedrà coinvolte naturalmente anche Venezia e per il momento San Pietroburgo, dove le sete lavorate dagli italiani erano assai richieste. Poi ci saranno altri centri più a Est”.
L’idea è di esporre in ciascuna città del circuito una ventina di creazioni diverse, anche contemporaneamente, e a rotazione: “Creare un ponte di seta, fra i popoli, fra le nazioni, tra chi di questo prodotto e delle sue coniugazioni artistiche e pratiche ha sempre goduto e beneficiato, fin dai tempi di Marco Polo”.
L’M9 tra le prossime tappe di Lucio Andrich
Torna Venezia, quindi, ma si fa strada anche Mestre con il Premio ad essa intitolato, assegnato nel 1963 anche a Lucio Andrich, e con il suo M9.
“Un museo che può fare la differenza sotto varie letture – osserva Paolo – e che può essere un sede interessante per ospitare una delle mostre del circuito La via della Seta. Mio zio era artista moderno e visionario, lasciamo per una volta le grandi cattedrali dell’arte, spesso supponenti, che vivono sull’acqua e sfruttiamo con qualcosa di insolito e fuori dagli schemi l’M9 che poi è anch’esso un museo cittadino”.
L’arte di Lucio Andrich entra nelle case e nella vita quotidiana
A Torcello, intanto, tra voli di ibis e fenicotteri, a ridosso della Palude della Rosa, con i rintocchi delle campane della basilica di Santa Maria Assunta che si perdono tra lagune e barene, Paolo sta già lavorando con alcune aziende venete per proporre a un pubblico meno ristretto le stratigrafiche di Lucio: tavoli, soprammobili, vetrate, partizioni e ultimi gli occhiali, studiati con un’azienda trevigiana, che utilizza la stratigrafiche dell’artista agordino.
“Non sono riproduzioni, sono veri e propri pezzi unici in quanto composti con l’inserimento di tessuti, arazzi, o parti di essi, nell’oggetto che farà arredamento, che sarà accessorio personale di tutti i giorni. Una valorizzazione pratica destinata a diventare essa stessa opera d’arte”.
Tutto questo, nasce e si concretizza in mezzo a un’altra arte, quella dell’isola di Torcello, tra i suoi mosaici e le sue remote chiese, tra i suoi rari abitanti e le sue case, oggi ultimo rifugio per gli amanti della laguna, alle origini della nascita della Venezia.
Agostino Buda