Omaggio all’uomo che ha saputo dare un volto ai grandi film di ieri e di oggi
Le sue illustrazioni sono rimaste impresse nella memoria collettiva. Ve le ricordate le locandine di “C’era una volta in America”, “Per un pugno di dollari”, “L’ultimo imperatore”, “Nikita”, “Rambo”, “Il piccolo Buddha” o “Il nome della rosa”?
Sono solo alcuni dei titoli dei film più famosi nel mondo che portano anche la firma di un artista del nostro territorio: Renato Casaro.
Classe 1935, considerato oggi uno dei più importanti e innovativi cartellonisti cinematografici italiani, darà vita ora, con il suo lavoro, a un nuovo museo a Treviso, il Museo Salce, che si unirà al complesso culturale di San Gaetano e di Santa Caterina.
Così la città di Treviso ha deciso infatti di ampliare la propria offerta culturale dando spazio a uno dei suoi artisti contemporanei più importanti e amati.
La mostra su Renato Casaro prenderà il via il 6 novembre e durerà quasi un anno: fino al 30 settembre 2021.
Le migliori locandine della storia del cinema
Oltre trecento opere che raccontano l’immaginario comune nella storia del cinema.
Una raccolta di immagini che vanno a completare il panorama della Mostra del Cinema di Venezia, raccontando un aspetto apparentemente secondario ma che, invece, risulta preponderante nel racconto della Settima Arte.
Una raccolta selezionata, perché quel giovane sconosciuto che con la sua arte conquistò Hollywood ha realizzato nel corso della propria carriera migliaia di locandine cinematografiche. Quando Sergio Leone gli chiese di sintetizzare in un’immagine “C’era una volta in America” lo stupì e convinse stilizzando quattro teste su fondo nero.
Una locandina che ha fatto la storia del cinema. Come quelle per “007”, “Amadeus”; “Conan il barbaro”, “Il postino suona sempre due volte”,“Balla con i lupi”, per citare ancora qualcuno dei suoi innumerevoli titoli fino a “C’era una volta a…Hollywood”, realizzato nel 2019 in collaborazione con Tarantino.
Un Museo che lancia un segnale
L’apertura di un museo a lui dedicato, che potrebbe suonare come una cosa scontata o leggera, in realtà ha un forte perso simbolico.
E’ infatti questo il momento più complesso di questo secolo per le istituzioni culturali, sotto tantissimi punti di vista, in particolare quello dell’affluenza.
“Il Ministero apre il museo in questo momento. Il numero di visitatori non è confortante ma vogliamo dare un messaggio forte – spiega Roberto Festi, che con Eugenio Manzato e Maurizio Baroni curerà mostra e catalogo -.Un museo digitale che dialoga con una materia, oltre 40 000 manifesti pubblicitari, apparentemente statica. Rinnovare l’offerta culturale, portando dei materiali di forte interesse giovanile, potrebbe essere la soluzione per avvicinare un pubblico magari meno propenso alla visita dei materiali più classici”.