Prima Vaia, poi l’acqua granda del 12 novembre 2019, infine il “terremoto” coronavirus.
Negli ultimi 2 anni non c’è stata tregua per la Protezione Civile, sempre presente sul territorio, sempre attiva e di supporto in modalità di volta in volta diverse.
Protezione civile prima e dopo il Covid
Nicola Ligi è dal 2017 il responsabile del gruppo comunale di Protezione civile di Venezia Terraferma. Con i suoi 109 volontari, il più numeroso dei 4 attivi sul nostro territorio. «Con il “prologo” di Vaia nel 2018 – commenta – è logico che quello iniziato nel 2019 sia stato diverso da qualsiasi altro periodo. Tanto più dopo il coronavirus, che, a partire dal Carnevale di quest’anno, ha impegnato tanto i volontari su tutti i fronti. Prima si chiedeva il nostro intervento soprattutto in occasione dei grandi eventi o delle emergenze ambientali. Poi, invece, anche il nostro apporto è cambiato in funzione delle nuove necessità…».
Un apporto quotidiano
La principale novità, nei mesi più caldi dell’emergenza, ha riguardato i tempi. «La nostra attività – sottolinea Ligi – è diventata quotidiana, come non era mai successo prima. Dal 23 febbraio al 15 giugno la nostra sede non ha mai chiuso, sempre presidiata dalla presenza dei volontari. Abbiamo saltato solo il giorno di Pasqua, ma pronti a tornare a disposizione qualora si fossero presentate delle emergenze. E già a Pasquetta eravamo di nuovo lì». Ogni giorno, così, una media di 20 volontari hanno garantito la loro presenza sul territorio per le necessità legate alla pandemia e al lockdown.
L’importanza delle famiglie
Inutile dire che per tutti i volontari si è trattato di sconvolgere la propria vita. . «Io lavoro al Casinò, che ha chiuso nella notte tra il 7 e l’8 marzo – racconta Nicola Ligi – Ma, come referente del distretto di Protezione civile, posso dire che dal 23 febbraio non ho avuto un giorno di riposo. Tant’è che mia figlia e mia moglie mi hanno detto che preferivano quando lavoravo, perché almeno ogni 4 giorni ne sto 1 a casa. La famiglia, nella vita di un volontario, ha dunque un ruolo fondamentale. Bisogna essere molto pazienti, per accettare di vedere per 3 mesi un padre o un marito solo per i saluti a inizio e fine giornata».
Una vita in prima linea
La pandemia ha aggiunto una difficoltà in più. «Ti senti l’anello debole dell’isolamento della tua famiglia nei confronti del virus.- ammette Ligi – È vero che, dal punto di vista delle protezioni, non ci è mai stato fatto mancare nulla. Ma, soprattutto all’inizio, quando il virus era poco conosciuto, non si sapeva molto dei pericoli che si correvano. Per fortuna, i controlli cui sono stato sottoposto hanno sempre dato esito negativo. Ma a lungo, al rientro a casa, mi sono spogliato sul pianerottolo, portando subito tutto in lavatrice ed entrando immediatamente in doccia. In quel periodo, con mia moglie abbiamo scelto di dormire in letti separati. E sono potuto tornare ad abbracciare mia figlia solo a giugno, dopo aver superato il primo test sierologico».
Le attività della Protezione civile negli ultimi mesi
Il contributo dei volontari di Protezione civile è stato fondamentale nei momenti più difficili dell’emergenza. Quelli del gruppo veneziano si sono occupati delle più svariate attività, dalle spese a domicilio, al presidio delle tende presso gli ospedali, al montaggio e allo smontaggio delle stesse tende tra stazione di Mestre, via Torino e Ospedale Civile. Vista la consistenza numerica del gruppo, alcuni volontari sono andati anche a Jesolo, San Donà o Portogruaro per collaborare con quelli locali. E poi la distribuzione delle mascherine: prima nei centri commerciali, poi porta a porta. «Ricordo ancora – racconta al riguardo Ligi – il giorno in cui il sindaco Brugnaro ci comunicò in diretta la decisione di portare le mascherine omaggio in tutte le case. In questa attività, noi abbiamo svolto un ruolo soprattutto di coordinamento e divisione compiti, come centro di smistamento, suddivisione e calcolo, affidandoci poi fisicamente ad altre associazioni».
Le storie del coronavirus
Un impegno importante, che però ha portato i volontari ad addentrarsi a fondo nelle varie realtà del territorio. «Quando porti a casa da mangiare alle persone, soprattutto anziani o soggetti in isolamento, vieni a conoscere tantissime storie, molto umane. Nel caso dei positivi al Covid, la spesa viene lasciata sulla porta di casa, per cui il contatto è praticamente nullo. Negli altri casi, pur fermandosi sulla soglia e scambiando le borse con i soldi, sono in molti quelli che ne approfittano per scambiare due parole e raccontarti la loro giornata».
Una funzione pratica, che, così, assume anche una valenza sociale. «Ricordo una signora che ci chiamava tutti i giorni chiedendo di farle la spesa. Un giorno 200 grammi di burro, l’altro un litro di latte. È chiaro che quel che cercava era di vedere qualcuno. Nei primi giorni, di fronte all’emergenza più seria e diffusa, abbiamo cercato di limitare le visite a una stessa persona. Poi, però, ci siamo detti che se era questa l’esigenza della signora, non era giusto dirle di no. E ci siamo andati quotidianamente».
I numeri del gruppo
Il Gruppo di Venezia Terraferma si è riunito nei giorni scorsi nell’assemblea di consuntivo dell’attività del 2019 e del primo semestre 2020. Ed è emerso come, lo scorso anno, le attività operative (grandi eventi ed emergenze) hanno ammontato tra tutti i volontari un totale di 10.858 ore e l’attività logistica 4.857 ore. E poi, via via, la formazione e addestramento 4.428 ore, le riunioni organizzative 3.110 ore, le attività di studi e prevenzione (formazione nelle scuole e indagini dei rischi) 2.140 ore, le attività gestionali 867 ore.
2020: l’anno più intenso per la Protezione Civile
Con le diverse necessità presentatesi, i primi 6 mesi del 2020 hanno invece visto una notevole variazione nelle percentuali di attività.
Quella operativa ha raddoppiato la percentuale rispetto al monte ore totale, arrivando già a 19.576 ore (l’82% rispetto al 41% del 2019).
La logistica è scesa dal 19% al 10% (2.295 ore), così come la formazione (459 ore, 2% rispetto al 17%), le riunioni (1.044 ore, 4% rispetto al 12%), con un impatto del tutto marginale (1%) di studi e prevenzione (291 ore) e gestionale (152 ore).
Verso la normalità
Nell’ultimo periodo, con un’emergenza meno stringente, anche l’attività della Protezione civile si è riavviata alla normalità. A partire dall’apertura della sede solo in determinati giorni e fasce orarie. «È rimasta – spiega Ligi – l’attività di distribuzione dei pacchi alimentari alle persone non abbienti, anche se questa ora avviene in maniera diversa. Se prima li distribuivamo parrocchia per parrocchia, adesso siamo un semplice hub di stoccaggio per le singole associazioni. Ma, se necessario, ci siamo».
Con la Regata Storica e la Mostra del Cinema, poi, sono tornati i grandi eventi, che dovrebbero a breve vedere anche la disputa della Venice Marathon. Ma restano le emergenze, come la bomba d’acqua di lunedì 7 settembre o i precedenti allagamenti a Verona, che hanno visto i volontari veneziani spostarsi per dare una mano. E il Covid? «Aspettiamo il vaccino – conclude il responsabile della Protezione civile – ma senza mai mollare con mascherine e sanificazioni. Il virus c’è ancora e la prudenza non è mai troppa».