Intervista a Fabrizio Plessi, pioniere della videoarte in Italia
«L’oro è il mio colore ed è anche simbolo della città. Venezia è d’oro: la Basilica di San Marco è ricca di mosaici d’oro e io ho pensato che questi elementi che la compongono si potessero sciogliere e diventare delle grandi cascate…».
In Piazza San Marco, con gli occhi puntati verso il Museo Correr, Fabrizio Plessi racconta la sua nuova installazione, che si potrà ammirare fino al 15 novembre 2020.
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Maestro, a diversi anni dalla precedente installazione sempre a San Marco arriva “L’età dell’Oro”…
«Sono trascorsi esattamente vent’anni dall’esposizione “Waterfire” che aveva al centro dell’attenzione l’acqua e il fuoco. Ritorno nello stesso luogo con un’installazione creata con gli stessi materiali e gli stessi mezzi di allora. Ho inventato queste cascate d’oro che sgorgano dalle finestre del Museo Correr per rendere omaggio a Venezia, la mia città, dopo il periodo buio trascorso prima per “l’acqua granda” e poi per la pandemia che ancora sta vivendo»
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Com’è nata quest’opera?
«Ho pensato che i mosaici d’oro della Basilica di San Marco si potessero sciogliere e diventare delle grandi cascate. Poi durante la pandemia ho voluto aggiungere qualcosa di diverso, che segnasse questo momento tragico della nostra esistenza, facendo un augurio. Nelle cascate d’oro è racchiusa infatti la scritta “Pax Tibi” grande come tutta la Piazza, 58 metri. Una luce immateriale, molto diversa dalla fisicità delle cascate d’oro, che compone le due parole. E’ l’incipit della locuzione stampata sul Vangelo che il leone veneziano tiene tra le zampe. Pax Tibi Marce, evangelista meus. Dunque, Pace a te Venezia senza tempo come il nobile e puro materiale».
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Quindi il suo vuole essere un messaggio di rinascita…
«Sì. La luce di queste cascate spero dia un po’ di nuova luce a questa città di eterna, incorruttibile bellezza che a tutto sopravvive, alla nostra vita e a questo particolare momento storico. Le finestre del Museo Correr, sul lato di Piazza San Marco opposto alla Basilica, sono la sede di questa apparizione scenografica, luminosa e sonora, di cascate d’oro senza origine né fine. Un potente e dirompente loop magmatico che si mostra nel cuore di quella che fu la Serenissima».
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Da un lato dunque il passato, dall’altro il presente e futuro?
«I mosaici della Basilica continuano a vivere da millenni di fronte a quest’opera che è invece altamente tecnologica, legata al nostro tempo. Quindi passato e futuro si incrociano e convivono perfettamente. “L’età dell’Oro” è il prologo della grande retrospettiva omonima che a breve si aprirà nella Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro».
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Lei non è veneziano ma Venezia è la sua città d’elezione
«Sono arrivato qui a quattordici anni, dove vivo e lavoro da sempre. Devo dire che io, un’emiliano molto squadrato, plastico, abitando qui con il tempo sono diventato invece fluido, elastico e mobile come la città».
Plessi? Averne 1600! Grazie, opere sempre in dialogo col futuro. Innovative e concettualmente dense di significato.