Molecole: un silenzioso viaggio alla riscoperta del padre e di Venezia.
Il prossimo lavoro ambientato alla Giudecca
E’ stato “Molecole” di Andrea Segre ad avviare la pre-apertura della 77° edizione del Festival d’Arte Cinematografica di Venezia
71 minuti di un viaggio fisico che racconta la città lagunare nei giorni del lockdown ma che è insieme introspezione di un rapporto tra genitore e figlio: quello reale tra il regista e suo padre.
Nell’anno in cui Segre, dopo le molteplici esperienze in giro per il mondo (da Roma alla Germania, passando per l’Africa e i Balcani) decide di riavvicinarsi alla laguna e dunque alle proprie origini (luogo di provenienza della famiglia paterna e luogo di svariati momenti dell’infanzia), si ritrova chiuso a Venezia a trascorrere il lockdown.
In questo frangente, il regista delinea un nuovo progetto che mischia bene una ricerca personale con le riprese di una città vuota che diventa il contesto più adeguato per riflettere su tematiche di vario genere, a partire dallo stesso significato che la città ha per il regista Segre.
Una Venezia da indagare con il filtro paterno
Quella di“Molecole” è una Venezia vuota, ma ricolma di un silenzio assordante alla ricerca di un orecchio attento.
“Anche mio padre era una persona silenziosa – ha raccontato Andrea Segre prima della proiezione – I suoi silenzi, però, dicevano tutto. È stato lui a insegnarmi il valore del silenzio” Emblematico, nel film, il momento in cui il regista-protagonista legge una lettera che proprio a quel padre aveva scritto molti anni prima.
“Avevo 20-25 anni – ha detto Segre -Era una lettera piena di domande alle quali, però, non diede mai risposta. Ritrovarla, capendo che l’aveva conservata, mi ha dato un grande insegnamento. Mio padre non voleva che io avessi le risposte, voleva che le cercassi”.
Da quanti atomi è fatta una molecola? Non è questa forse la cosa più importante, quanto il fatto che è fatta di più atomi di elementi diversi legati tra loro.
Proprio come Venezia, il padre e il figlio. Molecole indipendenti ma imprescindibili l’una dall’altra.
“Venezia è una sfida alla vita”
La Venezia mostrata da Segre è una Venezia diversa da quella cui siamo abituati, forse anche in antitesi alla definizione visiva che abbiamo di questa città, ritratta in questo film documentario con colori spesso spenti, vuota, priva di vita perché priva di cittadini.
La Venezia di Segre mette in perfetta evidenza l’idea di un centro meraviglioso e inquietante per la propria perfezione e per la desolazione del vuoto lasciato dalla scarsità di abitanti.
“Venezia è una sfida alla vita; una città costruita sull’acqua, che tutti sanno potrebbe costituire un problema – ha spiegato il regista – Venezia è anche una sfida alla mortalità, perché ricca di cose che vorremmo fossero eterne. Un paradosso per la sua bellezza e fragilità. Noi la vogliamo proteggere – ha continuato – ma questa città non è da proteggere, è da accettare. Servono persone che nella loro quotidianità accettino i suoi disagi e la vivano. L’unico modo di proteggere Venezia è viverla”.
“Il Cinema è uno strumento per capire la vita”
Anche nei giorni del lockdown, durante i quali, come il cinema, è diventata una tela sulla quale dipingere le proprie emozioni e affrontare le proprie contraddizioni.
“In un momento come questo, se ci affidiamo solo alle parti più matematiche, più quantitative della vita, perdiamo l’occasione di porci delle domande. Se ricammino per Venezia, se attraverso la città – ha concluso Segre – sento che questo luogo mi dice qualcosa di diverso, perché ho scavato su cose che riguardano la mia vita, ridefinendone il rapporto”.
Ascoltando le nuove suggestioni, è nato il nuovo progetto che impegnerà il regista in futuro. “Anche nei prossimi mesi tornerò ad attraversare questa città – ha anticipato -Il mio prossimo film sarà ambientato alla Giudecca”.
Molecole uscirà nelle sale il 3 settembre distribuito da ZaLab in collaborazione con Lucky Red.