Un’apertura straordinaria dedicata a tutti i settori della Biennale, tutti insieme per la prima volta. Così, con lo speciale programma pensato per il Padiglione Venezia, la città lagunare è riuscita a trasformare un’emergenza (quella del coronavirus) in una nuova e inedita grande opportunità.
“Sapere come usare il sapere”
Il punto di partenza, come ha sottolineato la curatrice, Giovanna Zabotti, è la rinviata Biennale Architettura. «Nell’allestimento del Padiglione Venezia – spiega – il tema su cui stavamo lavorando era “Sapere come usare il sapere”. E questo è tornato quanto mai d’attualità dopo l’annuncio del rinvio. Con un ulteriore sforzo, abbiamo pensato a questo momento unico e irripetibile, in cui dare più spazio possibile alle eccellenze della città».
A cambiare, rispetto alle Biennali tradizionali, è il fatto che al centro non ci sono le opere, ma le esperienze degli artisti, la loro sensibilità e la loro visione. Elementi da sempre fondamentali per guardare al futuro. Così come l’ambiente. «Abbiamo pensato a un padiglione che diventasse un salotto, valorizzando il ruolo che Venezia ha da sempre di vetrina importante sul mondo».
Si parte allora con l’inaugurazione del 29 agosto, alle 17. Poi gli ingressi potranno avvenire con slot di 50 persone ogni 30’. Obbligatoria la registrazione online. Così come per gli interessanti eventi serali.
I contenuti del Padiglione
Il Padiglione Venezia racconterà la storia del Padiglione, fin dalla nascita del 1932 (quando, per inciso, fu anche restaurato il Padiglione Italia e si tenne la prima Mostra del Cinema). E, con il contributo dell’archivio Carlo Montanaro e dell’Istituto Luce saranno proposte immagini inedite di questa storia. «Grazie a questo lavoro – anticipa la curatrice – abbiamo fatto una piccola scoperta: nel 1944, il Padiglione ospitò una sede dell’Istituto Luce e la Biennale un piccolo cinevillaggio».
Vi sarà poi un grande salotto, in cui entrare a diretto contatto con gli artigiani e il mondo della bellezza e del design collegati alla città. È stato infatti realizzato con un apposito tessuto e un allestimento dedicato espressamente a questa apertura straordinaria. È qui che saranno ospitati, ogni fine settimana, gli artisti, provenienti da mondi completamente diversi.
Infine, prevista una stanza per pensare al futuro, anche come primo omaggio ai 1600 anni di Venezia.
Il ruolo degli artisti
Fino a fine novembre, il Padiglione Venezia proporrà inoltre un fitto calendario di appuntamenti, che sarà aggiornato di mese in mese. Nella costruzione di questo calendario, importantissimo è stato il ruolo degli stessi artisti. Che racconteranno un pezzo del proprio sapere e renderanno omaggio alla città con la loro presenza. «Li ospiteremo – rivela Zabotti – in residenze temporanee, perché possano veramente vivere Venezia al massimo, non solo mordi e fuggi».
In occasione dell’inaugurazione, si parte con l’omaggio musicale a Ennio Morricone, con la Venice Chamber Orchestra e il maestro Pietro Semenzato. Il secondo incontro, il 3 settembre, vedrà protagonista il vincitore del Festival di Sanremo, Diodato, insieme al regista Ferzan Ozpetek. E poi lo scenografo Paolo Fantin (5 settembre), Alessio Boni (6 settembre), Gianpaolo Letta, il creativo Lorenzo Marini (che racconterà il suo “alfabeto del Padiglione Venezia”). E ancora Sidi Valfila e Fabrizio Plessi.
Tutti gli artisti lasceranno un loro cameo, che sarà pubblicato all’interno di un video. E questo sarà proiettato, grazie all’accordo con Grandi Stazioni, sui monitor delle principali stazioni ferroviarie d’Italia. Costituendo un collegamento tra Venezia, l’Italia e il Mondo intero.
Dalla Biennale Architettura a… qualcosa di più
Nella rotazione dei vari settori, la Biennale avrebbe dovuto dedicare il 2020 all’Architettura. A causa del Covid, a maggio si è però deciso di far slittare l’evento specifico all’anno prossimo, confermando programma, artisti e sponsor. Nel contempo, si è deciso però di aprire comunque i Giardini, sia pur con un’attività limitata. La Biennale si occuperà così del Padiglione Italia con una sua programmazione. Il Comune si è invece concentrato in particolare sul Padiglione Venezia.
Ma la città ha scelto anche di non fermarsi qui. Tutta l’area dei Giardini, con il bar e un padiglione del libro, sarà infatti aperta almeno fino a dicembre, anche se con l’obiettivo già dichiarato di arrivare a fine anno (se non addirittura oltre…). «Abbiamo voluto immaginare e scommettere – ha spiegato il sindaco, Luigi Brugnaro – che possa arrivare in città, in periodi tradizionalmente morti come novembre e dicembre, un turismo diverso. C’è un certo romanticismo nel pensare a un autunno con i Giardini aperti, presidiati e gratuiti, in cui fare anche solo una passeggiata».
Ai Giardini e non solo
Il progetto in cui si inserisce il programma del Padiglione Venezia è dunque più ampio. E mira a «dare una piccola soddisfazione di ristoro alla città per i periodi persi». I padiglioni dei Giardini, su cui si è investito negli anni, vengono dunque visti non più come contenitori, ma come vere e proprie opere d’arte. A questo, si aggiunge una programmazione interessante, che consenta di allungare la stagione.
Così, allargando la prospettiva, anche il laboratorio di musica elettronica alla Bissuola, che sta facendo registrare ottimi riscontri, vedrà ulteriori aperture. Sempre in terraferma, continuerà la mostra della Biennale a Forte Marghera. Senza dimenticare lo sforzo della Fondazione Musei Civici, che ha deciso di riaprire le varie sedi, mettendo in gioco gli utili degli scorsi anni. «È un modo – ha evidenziato il primo cittadino – per riaprire la città e ridarle valore. Che, pensando ai Musei, ci costerà tra i 6 e gli 8 milioni di euro accantonati in questi anni. Ecco allora l’importanza di avere bilanci in ordine. Tanto più in un momento in cui il Covid rende tutto più complicato, costoso e difficile».