Nelle ultime settimane, agli aeroporti di Venezia e Verona, i viaggiatori di rientro dai Paesi ritenuti “a rischio Covid” (Spagna, Grecia, Malta e Croazia) li hanno potuti conoscere da vicino. I “test rapidi” per monitorare la situazione del contagio da coronavirus sono ormai già ampiamente entrati nelle pratiche quotidiane messe in campo in Veneto per contenere la diffusione dell’infezione. E adesso è arrivata la conferma scientifica: questo tipo di controllo veloce funziona come strumento fondamentale per lo screening.
L’ok dello Spallanzani
La microbiologia veneta è stata da subito in prima linea nello studio di questi test, di origine coreana, grazie all’impegno del professor Roberto Rigoli dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. La loro validazione, però, doveva arrivare dalla principale autorità nazionale in materia di coronavirus. Ovvero l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma.
E, sollecitata da Ministero della Salute e Regione Veneto, questa validazione da parte del laboratorio di virologia dello Spallanzani è stata ora confermata dalla responsabile, Maria Rosaria Capobianchi. Perché si è potuto constatare che i risultati ottenuti col test rapido sono sostanzialmente gli stessi che emergono da analisi più complesse.
I vantaggi del test rapido
Il test rapido è uno strumento ulteriore rispetto a quelli già a disposizione della sanità. Si va dal “pungi dito” (lo “stick” che analizza la goccia di sangue) al test sierologico (che cerca la presenza di anticorpi). Anche se l’ormai ben noto tampone molecolare è quello più usato ed efficace per avere una fotografia della situazione.
Anche il test appena validato si esegue attraverso un tampone rino-faringeo alla ricerca degli antigeni, ma ha costi molto più contenuti. E, soprattutto, fornisce risultati in tempi molto più rapidi. L’esito del tampone classico arriva infatti dopo 1 giorno o 2 dal prelievo di secrezioni respiratorie. Il test rapido fornisce invece la risposta in circa 15’, influendo positivamente, in tal modo, anche sulla validità del risultato.
Una “falange macedone” contro il virus
Con il sostanziale via libera ai test rapidi, i controlli sulla popolazione potranno dunque essere sempre più diffusi. E le conseguenze pratiche positive saranno di non poco conto. Basti pensare a situazioni, come la riapertura delle scuole, che richiederanno un impegno capillare da parte delle autorità sanitarie. O, comunque, in tutte le situazioni di grande affluenza.
Ciò, però, non esclude che si continueranno ad usare anche gli altri strumenti, a partire dal tampone classico. «Con questa modalità – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia – possiamo muoverci come una falange macedone, procedendo con i test rapidi per fare lo screening e poi con il metodo del tampone classico per la validazione dei positivi. E, comunque, anche mixando le due modalità».