Ha letto casualmente in rete un paio di articoli di Metropolitano.it sulla terza colonna di San Marco, sull’isola scomparsa di Metamauco e dell’avventura che un’associazione di veneziani innamorati della propria città stanno per intraprendere.
Affascinato dal mistero che avvolge la nostra città, dal fatto che anche il suo mondo sommerso nasconde un patrimonio di immenso valore, il regista e artista visivo Andrea De Fusco non ha esitato a contattare i diretti interessati, pronto a mettersi all’opera non appena inizieranno le loro ricerche.
“Mi piacerebbe documentare tutto –confida a Metropolitano.it- Vorrei far vedere l’altra faccia di Venezia, far capire che c’è una laguna ancora viva, ricca di sorprese”.
Storie ricche di fascino e di misteri
Il progetto è ancora in fase embrionale, ma De Fusco, che già su Venezia ha girato “In aquis Fundata”, presentato al RIFF Awards 2017 e che nonostante viva oramai a Parigi a Venezia ha trascorso dieci anni della propria vita, già immagina le sue inquadrature sott’acqua.
“Trovo estremamente affascinante la storia della terza colonna di San Marco inabissata, così come quella sorta di Atlantide veneziana che è Metamauco –dice- Ma trovo di grande interesse la stessa storia del comandante Roberto Padoan, che ha affinato particolari tecnologie per rendere visibile ciò che sta sott’acqua e del comitato scientifico che lavora con lui, mettendo ciascuno a disposizione le proprie competenze e le proprie energie”.
Le ricerche della terza colonna
Roberto Padoan è il capitano di lungo corso, inventore e sommozzatore che ha ottenuto le autorizzazioni per iniziare la ricerca della celebre colonna perduta.
Quella che, nel 1172, secondo alcune fonti, giunse a Venezia sulla nave del comandante Jacopo Orseolo Falier assieme alle altre due, quella di San Marco e quella di San Teodoro, che ancor oggi ammiriamo in piazza San Marco.
La terza colonna aveva il simbolo dogale, fatto disegnare proprio dal capitano Falier.
Non arrivò mai ad essere appoggiata al molo di San Marco perché, durante le operazioni di scarico, cadde in acqua e non fu più recuperata.
Nel fondo melmoso risulta estremamente difficile individuarne le tracce ma Roberto Padoan e il suo staff utilizzeranno una tecnica per la chiarificazione delle acque brevettata dallo stesso Padoan.
I misteri dell’Atlantide veneziana: Metamauco
La medesima che il gruppo di archeologi sommozzatori e geofisici utilizzeranno per ritrovare l’antica Metamauco, l’isola inabissatasi nel XII secolo che, secondo gli archeologi di MARVE (MARINE ARCHAEOLOGY RESEARCH) si troverebbe proprio laddove oggi si trova Malamocco, al Lido di Venezia.
Sarebbe stata proprio Metamauco uno dei primi nuclei di insediamento in laguna e il suo ritrovamento consentirebbe di riscrivere parte della storia della città.
Le cronache raccontano che Metamauco fu fondata verso la metà del Quattrocento dai Padovani in fuga da Attila.
In epoca romana divenne un importante porto marittimo e fu dal 743 all’ 810 città ducale.
Poiché fu attaccata dai Franchi, i suoi abitanti scapparono trovando rifugio sulle isole di Rialto. Furono rincorsi dalle navi di Pipino e rischiarono di soccombere.
Ma le navi si incagliarono nelle secche della laguna e vennero incendiate.
Metamauco sopravvisse così fino al 1105, ma l’anno successivo fu inghiottita dalle onde di un terribile maremoto. Da allora, sono nate leggende e misteri.
“Sarebbe fantastico ritrovare Metamauco e la terza colonna–commenta il regista De Fusco – Per me significherebbe non solo documentare una scoperta importante ma anche raccontare la città da un punto di vista diverso da quella che è l’immagine stereotipata di Venezia. Significherebbe scoprire la struttura sulla quale la città poggia, la sua realtà sottomarina che, ne sono sicuro, non è meno interessante di quella che normalmente vediamo”