I progetti dell’Università Ca’ Foscari disegnano un’ulteriore svolta storica per l’area
L’Università Ca’ Foscari di Venezia investe sulla città, creando nuove strutture per il futuro.
Nell’area San Basilio, ex Magazzini Generali, più in particolare nella Tesa 4, sarà presto disponibile un nuovo spazio che ospiterà al suo interno 11 aule, un auditorium, una caffetteria, un’area verde al posto del parcheggio, alcuni uffici e spazi per l’incontro e il co-working.
Inoltre, ospiterà Science Gallery Venice, sede italiana del network internazionale di gallerie universitarie di arte e scienza di cui fanno parte la galleria di Dublino, Londra, Melbourne, Bangalore, Detroit, Rotterdam e Atlanta.
Una vera e propria nuova sede operativa per la diffusione del sapere, fruibile dagli studenti, per i quali ci saranno circa 650 posti letto, cittadini e visitatori.
La cittadella universitaria
Questa zona dal panorama meraviglioso e dalla conformazione così diversa rispetto alla città, che comprende le aree di San Basilio e di Santa Marta, assumerà quindi una nuova connotazione, trasformandosi in centro per lo studio e per la condivisione.
È infatti un’area dalla forma decisamente curiosa e insolita rispetto alla Venezia che siamo abituati a conoscere.
Una serie di edifici che trasudano un’idea di funzionalità, molto più moderni all’apparenza rispetto alla maggior parte delle altre zone.
Questo perché l’intera zona, oggi abitata e frequentata da molti studenti, ha subito un radicale cambiamento nel corso degli ultimi 2 secoli, passando dall’essere una spiaggia priva di costruzioni, a una vera e propria area industriale, fino a diventare oggi una cittadella universitaria.
La spiaggia di Santa Marta e le “sagre notturne”
Dirigendosi verso la zona di Santa Marta, si passa attraverso un ponte di legno piuttosto inusuale che divide la Fondamenta Rughetta con la Fondamenta dell’Arzere.
Quest’ultima ha un nome molto curioso: fondamenta dell’”argine”.
Questo riferimento deriva appunto dal fatto che, da lì in poi, nella Venezia pre-ottocentesca, iniziava la spiaggia di Santa Marta.
Un’imponente distesa incolta che rappresentava la spiaggia più occidentale della città.
All’estremità di questo spazio, proprio come oggi, presso Punta dei Lovi, si trovava la chiesa di Santa Marta, edificio di origine incerta (attorno al XIV secolo) oggi sconsacrato.
Da non dimenticare la presenza del convento delle Suore Terese, adiacente alla Chiesa di San Nicolò dei Mendicoli. Sono infatti soprattutto i documenti del vecchio convento che permettono oggi una ricostruzione della vita nella zona.
La spiaggia di Santa Marta era frequentata soprattutto dai pescatori e dalle loro famiglie che, alla vigilia della festa di Santa Marta, si riunivano per la “Sagra notturna“. Arenavano le barche sulla sabbia e lì cuocevano i “sfogi“, le sogliole appena pescate. La “sagra notturna” riscosse così tanto successo che presto si aggregarono anche persone di alto lignaggio, che si recavano alla spiaggia a mangiare il pesce cotto sul posto.
Tanto piaceva che la festa divenne un appuntamento fisso di tutti i lunedì d’agosto di ogni anno, quando la spiaggia si riempiva di veneziani.
Dalla spiaggia alla città industriale
Dell’area residenziale che oggi conosciamo, delle strutture portuali e dei magazzini oggi adibiti ad aule universitarie per Ca’ Foscari e Iuav, non c’era nulla.
La giovane età (rispetto alle altre zone della città) di quest’area è intuibile proprio dai dettagli estetici, dalle case molto più simili alle moderne costruzioni, dalle strade molto più larghe rispetto alle callette strette e nascoste a cui siamo abituati e dagli spazi pubblici, come la piazza del mercato, realizzati per essere comodi nelle attività di carico e scarico merci sia su camion sia su barca.
Se la Venezia (intesa come centro storico) che conosciamo oggi, può essere considerata una città votata alla bellezza che ha inserito la sua parte più industriale nelle zone di terraferma, questo ragionamento non può essere applicato per i secoli precedenti; specie se si parla della zona di Santa Marta e San Basilio.
Quest’area, infatti, più di tutte ha subito un profondo cambiamento durante gli ultimi due secoli per l’industrializzazione della città.
Già nel 1846 con l’apertura del ponte ferroviario che collegava Venezia alla terraferma, la spiaggia di Santa Marta cominciò a diventare un luogo di interesse nell’ergonomia della città.
Nella seconda metà dell’800, questa distesa di circa 26.000 metri quadri cominciò ad arricchirsi sempre di più di edifici riconducibili alle attività commerciali e produttive della città. Magazzini, depositi, sedi operative e dormitoi per operai riempirono completamente la zona.
La spiaggia, che a inizio ’900 ospitava i nuovi Impianti dei Gasometri nell’ex Campo Marzio a nord, un cotonificio e i magazzini di San Basilio (realizzati a partire dal 1875 e restaurati negli anni ’20), divenne una vera e propria area portuale.
Questo cambiamento non riguardava solo l’estetica cittadina, ma modificava completamente lo stile della città.
Venezia entrava di fatto nell’epoca moderna, lasciandosi alle spalle quel mondo antico fatto di autosussistenze e metodi tradizionali che si era portata avanti nei secoli e che ora cozzava con la necessità di industrializzarsi.
La testimonianza di Guardi e il confronto con il futuro
Le immagini che parlano della spiaggia di Santa Marta e del suo successivo sviluppo ad area industriale non sono molte e non sono facilmente reperibili, tuttavia qualche testimonianza si trova.
A raccontarci di questo luogo, oggi distantissimo dal nostro immaginario, è Francesco Guardi. Il pittore settecentesco, nel quadro “La Spiaggia”, ci mostra un piccolo scorcio della vita di questo luogo, ritratto come vivo e frequentato, dove moltissimi pescatori e barcaioli stanno attraccando le loro imbarcazioni.
L’ultima testimonianza prima della radicale trasformazione (attorno agli anni ’60 del XIX secolo), invece, è un’opera di Guglielmo Ciardi, pittore macchiaiolo veneziano. L’opera “Il Canale della Giudecca” si presenta, infatti, come una veduta del panorama cittadino, presa proprio dalla spiaggia di Santa Marta, florida e verde, con ancora qualche imbarcazione che fruisce di questo spazio.
Le testimonianze successive, fotografie e incisioni, riportano le immagini di un’area sempre meno viva, assorbita totalmente nella moderna industrializzazione.
Il futuro che ora si prospetta davanti a noi è ancora quello di una trasformazione. Che porta in città i giovani, luoghi in cui incontrarsi e ritrovare il senso del vivere la città.
Bellissimo articolo, bravo!