Il sottosuolo delle terre che si affacciano sulla Laguna di Venezia continua a restituire importanti frammenti della sua storia.
Scoperte che possono riscriverne le verità arrivate fino ai nostri giorni, come gli affreschi di recente riaffiorati della Basilica di Torcello. Ed altre che, invece, confermano quanto già si sapeva. E questo è il caso, tra gli altri, della scultura di epoca romana, in ottimo stato di conservazione, riemersa nei giorni scorsi nelle campagne di Altino.
«Per fortuna, il nostro territorio è ancora ricco di sorprese», commenta Marianna Bressan, direttore del Museo di Altino.
L’opera
La scultura raffigura un personaggio maschile seduto su una roccia, con il busto proteso in avanti e la schiena curva.
«Il personaggio – spiega Bressan – si identifica abbastanza chiaramente con la divinità orientale di Attis, legata al culto di Cibele e della Dea Madre. Si sostiene con un braccio appoggiato sulle ginocchia, mentre l’altro braccio mantiene il colletto della veste. L’espressione è volutamente triste. Sta infatti a significare che partecipa al dolore per la scomparsa della persona seppellita nel monumento funerario di cui la scultura faceva parte. A completare l’abbigliamento, un ampio mantello che, sulla testa, assume la forma appuntita del tipico berretto frigio. Non ci sono – conclude il direttore – moltissime statue con cui confrontarla, perché la divinità di Attis generalmente è rappresentata in piedi».
Il ritrovamento della statua
La statua è stata rivenuta casualmente. Quello che spuntava dal terreno sembrava un semplice blocco di pietra. Osservandolo meglio, però, si è riusciti a intuire la forma di una testa, con tratti del volto ben conservati e un copricapo con punta ricurva. Da qui la segnalazione alla Soprintendenza, che, dopo i sopralluoghi degli archeologi, ha curato il recupero insieme alla Direzione regionale Musei Veneto.
La scultura è stata ora consegnata e affidata al Museo di Altino, sua collocazione “naturale”, pensando al luogo del ritrovamento. Al momento è conservata, protetta, nei depositi del museo, insieme ai frammenti lapidei trovati nello scavo. In questo momento i materiali e il contesto di rinvenimento sono oggetto di studio in attesa dell’esposizione al pubblico, che potrebbe avvenire già dal prossimo autunno.
Lo studio della statua ritrovata
In prima approssimazione, gli studi sembrano indicare una datazione attorno al primo secolo dopo Cristo. Quel che è già certo, invece, è che non si tratta di una statua fatta e finita, ma di parte di un monumento funerario più ampio. «I buchi presenti sul blocco della base – illustra Marianna Bressan – testimoniano che la scultura è stata staccata da un complesso. E questo è coerente con l’area in cui è stato effettuato il rinvenimento. Via Annia era infatti la strada romana che entrava ed usciva da Altino. Ed era affiancata per molti metri da monumenti funerari».
La qualità artistica della statua è definita superiore all’ordinario, dagli esperti. «Anche questo – prosegue il direttore del Museo di Altino – è perfettamente in linea con la storia. E conferma, dandone ulteriore testimonianza, che il livello di capacità artistica delle rappresentazioni iconografiche, nella antica Altino, era molto elevato». Con il prosieguo degli studi, in ogni caso, si chiariranno anche aspetti minori. «C’è ad esempio da capire – conclude Bressan – se siamo in presenza di una vera e propria iconografia o solo di un richiamo al culto. Ma sono esclusivamente raffinatezze da esperti».